Berlusconi tocca il re E scoppia l'indignazione dei "repubblicani"

Berlusconi si rivolge a Juan Carlos di Spagna sfiorandogli il gomito ed è subito dramma nazionale. Napolitano lo riprende Repubblica rimprovera la "gaffe"

Berlusconi tocca il re 
E scoppia l'indignazione 
dei "repubblicani"

Roma Viva la Repubblica italiana e lunga vita al Re di Spagna, e guai a toccarlo. Un’inclinazione lieve del capo per i signori, questo sì, un leggero inchino per le signore, pure questo sì che lo prescrive l’etichetta reale, e noi repubblicani la si osserva con la massima deferenza dovuta alla Corona e a tutto il bon ton monarchico che si porta appresso. Reggimenti e corazzate in gran parata, truppe scelte, crocerossine, battaglioni e tricolori a fare la festa della nostra Repubblica, purché non si sfiori il gomito di re Juan Carlos, per carità di Patria, a meno che non tocchi lui per primo, privilegio dinastico codificato da apposito decreto spagnolo del 1987.

E invece eccolo «lo strappo», «la gaffe» del premier italiano che agguanta (pare addirittura, secondo indiscrezioni, con tutte e cinque le dita) il braccio reale infrangendo l’etichetta, sotto lo sguardo severo di Napolitano, così tanto per invitare sua Maestà a non affaticarsi nel ripetuto su e giù dalla seggiola, avendo il ginocchio monarchico un piccolo acciacco. Ma così dimostrando di ignorare bellamente che, come sanno tutti coloro che hanno dimestichezza con l’Imperatore giapponese, i reali non vanno maneggiati a piacimento, perché appunto è permesso solo il ritocco, non il tocco. Il minimo che si debba ad una famiglia di sangue blu.
Il tragico misfatto, avvenuto per di più mentre si festeggia la Repubblica, si colloca cronologicamente nel momento in cui, lungo il viale, si appresta a sfilare la banda dell'Arma dei carabinieri.

In quei drammatici secondi nella testa del nostro premier si compie il suddetto «strappo», cioè Berlusconi improvvisamente si alza, lasciando il suo posto per avvicinarsi «alla testa coronata iberica, toccandogli il braccio per dirgli qualcosa», riassume Repubblica con evidente imbarazzo per la figuraccia nazionale. Veniamo informati che Sua Altezza Reale, a quel punto, dopo lo «strappo» all’etichetta, «sfodera un sorriso di circostanza», mentre in realtà chissà cosa pensa. Segue un rapidissimo scambio tra Berlusconi e Napolitano, che mima il movimento di toccare. Quindi il premier si rialza, ritorna da Juan Carlos, gli riparla ma stavolta senza ritoccare, una volta edotto dal Capo dello Stato sul comportamento da tenere per onorare sia la Repubblica che la Monarchia. E infatti il Cavaliere (titolo non nobiliare, fanno notare dal palco della festa della Repubblica) torna a sedere nella sua poltrona facendo a Napolitano un gesto come a dire «ora è tutto a posto».
Facile così, ma invece lo strappo è ormai fatto e non si ricuce. Tra l’altro con un Re che dev’essere abituato e arcistufo degli strappi, visto che non esita a visitare i paddock di Formula uno per stringere varie mani (si presume pericolosamente sfiorato su gomiti e altri parti degli arti) tra cui quella di Alonso, o i circuiti del Moto mondiale per dare supporto reale al team dell’iberico Jorge Lorenzo, anche lì rischiosamente a contatto con altre dita non aristocratiche.

L’etichetta, in verità, l’ha mollata lui per primo, il Re stesso, come un ingombrante catafalco reale di cui disfarsi. Altrimenti non si spiega il Juan Carlos che alla XVII Conferenza Iberoamericana si stizzisce e urla a Hugo Chavez un poco nobile «ma perché non stai zitto e lasci parlare?». Lo stesso monarca che, sempre fuori dall’etichetta, risponde ai cronisti che gli chiedono «come sta?» con un «male, male, malissimo», poi condito con «tanto a voi piace farmi morire» (scambio immortalato su You Tube, sempre per capire che fine ha fatto l’etichetta).

Ma, etichetta a parte, non c’è festa della Repubblica senza l’apparato di fischi e applausi per il premier. Al suo arrivo all’Altare della patria è partita una sequela di fischi, subito seguiti da applausi partiti da un settore diverso della folla. Scena diversa invece al ritorno a Palazzo Grazioli, un «bagno di folla» scrive l’Ansa, col premier che scende dall’auto, scambia strette di mano e posa per qualche foto.

Una giornata di incontri bilaterali (non solo con i gomiti del Re spagnolo) per Berlusconi, che ha ricevuto il presidente afghano Karzai, il presidente della Federazione russa Dmitry Medvedev, il vice presidente americano, Joe Biden, il presidente europeo

Herman Van Rompuy. Oggi tocca al vice presidente cinese Xi Jinping e al presidente palestinese, Abu Mazen. Chissà che non ci scappi un’altra «gaffe» per la gioia dei collezionisti di «strappi ai protocolli» berlusconiani.

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