Bertone: "Il Belgio peggio dei regimi comunisti"

Lo sdegno del Segretario di Stato per la perquisizione della cattedrale da parte della polizia in cui sono stati profanati due sepolcri e sequestrati alcuni vescovi. "Trattati come delinquenti, per nove ore tenuti prigionieri senza poter bere o mangiare"

«Neanche i regimi comuni­sti ci hanno mai trattato così». È questo il senso del duro com­mento sul caso delle perquisi­zioni in Belgio rilasciato ieri mattina dal cardinale Segreta­rio di Stato Tarcisio Bertone a margine di un convegno dedi­cato ai temi economici che si è svolto all’università Lumsa di Roma. «Non ci sono preceden­ti, nemmeno nei regimi comu­nisti di antica esperienza», ha detto il cardinale, riferendosi al «sequestro» dei vescovi del Belgio, costretti a rimanere rin­chiusi per nove ore nel palazzo arcivescovile di Malines-Bru­xelles dopo l’arrivo della poli­zia e dei magistrati che hanno preso in consegna i loro telefo­nini e computer. E che hanno pure violato le tombe di due cardinali primati, nella cripta della cattedrale, alla ricerca di non si sa quali documenti. «È un fatto inaudito e grave -ha detto ancora Bertone –. Al di là della condanna della pe­dofilia l’irruzione e il seque­stro dei vescovi per nove ore, senza bere né mangiare...». Ie­ri un portavoce dell’arcivesco­vado di Bruxelles ha reso noto che tutta l’attività amministra­tiva e informativa della curia «resta bloccata dopo le perqui­s­izioni e il sequestro di materia­li effettuato dalla polizia». Gli investigatori, oltre ai 475 fasci­coli riguardanti testimonianze su casi di pedofilia, hanno an­che sequestrato i server e i com­puter utilizzati per il sito inter­net dell’arcivescovado e la ge­stione degli affari correnti. Venerdì il Vaticano aveva re­agito in modo sdegnato per le modalità della perquisizione e per le indagini nell’oltretom­ba. In questione non è il diritto degli inquirenti di far luce sui vecchi casi di abusi, in seguito alle denunce di un anziano sa­cerdote, ma il modo con cui tut­to è stato gestito: «I vescovi so­no stati trattati alla stregua di un gruppo di criminali –spiega­no Oltretevere – e sono stati vio­lati i dossier confidenziali del­la Commissione per il tratta­mento degliabusi sessuali gui­data dal professor Peter Adria­ensses, senza rispettare la vo­lontà di quelle vittime che ave­vano accettato di collaborare ma in modo confidenziale». Il clamoroso blitz, e la prova di forza della violazione dei se­polcri,rappresenta un segnale preciso per la Chiesa: per la pri­ma volta in modo così eclatan­te le autorità di un Paese euro­peo e democratico dimostra­no di non avere alcuna fiducia nelle gerarchie ecclesiastiche che già stavano collaborandoe non si sono opposte in alcun modo alle indagini. La Santa Sede guarda con molta preoc­cupazione quanto sta accaden­do. È infatti la seconda volta nel giro di poco più di un anno che i rapporti con il Belgio so­no così tesi: il 2 aprile 2009 ilParlamento belga, con 95 voti a favore, 18 contrari e 7 asten­sioni, aveva approvato una mo­zione con la quale si sollecita­va «l’esecutivo a condannare l’inaccettabile presa di posizio­ne del Papa» relativa all’uso del preservativo nella lotta con­tro l’Aids, e a «presentare una protesta formale alla Santa Se­de ».

Le modalità scelte per la perquisizione e gli interrogato­ri, con il «sequestro» dei vesco­vi impossibilitati a comunica­re con l’estero per tutta la gior­nata, è considerata nei sacri pa­lazzi una preoccupante azione dal sapore «intimidatorio».

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