Boeing, bugie e bloggers: Alenia e l’intrigo del B787

L’industria aeronautica commerciale è in crisi, le tensioni tra i partner aumentano e chi teme per il posto di lavoro arriva a «soffiare» informazioni parziali o false per difendere interessi locali. Dei tormenti interni a Boeing è stata recentemente vittima Alenia Aeronautica (Finmeccanica), coinvolta nella realizzazione del nuovo B787.
Alenia è stata accusata di aver prodotto parti difettose, provocando ritardi, costi aggiuntivi e compromettendone la sicurezza. La «bomba» è stata sparata pochi giorni fa da un blog aeronautico che riporta come Boeing il 23 giugno abbia ordinato ad Alenia di sospendere la produzione di nuove sezioni di fusoliera, in attesa che sia individuata una soluzione al problema. La notizia, subito raccolta dal Wall Street Journal, per qualche ora ha avuto un effetto devastante: proprio non ci vuole un altro guaio per il 787, che viaggia con oltre due anni di ritardo, rinviando a ripetizione quel primo previsto nella primavera 2010. La notizia è vera, ma in realtà si tratta di una questione marginale, senza impatto sulla sicurezza e sui ritardi, la cui soluzione è già stata individuata: basterà rinforzare 23 aerei con «pezze» in carbonio per eliminare le «pieghe» scoperte nel rivestimento esterno. Poi, da settembre, la produzione riprenderà. E quando a fine settembre Alenia e Boeing discuteranno il nuovo piano di incremento produttivo, si risolverà anche la questione delle compensazioni che il partner italiano chiede al socio per i ritardi accumulati. Per Alenia il 787 è un programma vitale: ha già investito oltre 1 miliardo di euro e ha una quota del 15%.
Ma allora perché le mezze bugie in rete? Il tutto è legato a questioni interne, anche sindacali, americane. I dipendenti Boeing dell’area del Puget Sound, Stato di Washington, contestano la scelta di ricorrere a partner «esterni».
Per questo a fine 2008 hanno scioperato causando danni immensi. Se poi si aggiungono i problemi gestionali e tecnici del 787... E così prima è partito un attacco contro i partner giapponesi, poi contro quelli italiani. E non è la prima volta. Lo scopo immediato è quello di condizionare Boeing sulla localizzazione della seconda linea produttiva del B787. Boeing ha 850 ordini 787 da smaltire e una seconda linea ha senso. Il management ha valutato diverse opzioni (compresa la scelta italiana) ma ora sembra puntare su Charleston, Nord Carolina. Anche per questo ha comprato le attività di Vought nel programma 787, incentrate a Charleston, prima rilevando il suo 50% in Global Aeronautica, poi pagando 580 milioni di dollari cash per acquistare tutto il resto.


Tutto questo crea panico a Seattle. L’obiettivo strategico è quello di costringere Boeing a rinunciare alla produzione «distribuita» per i futuri aerei. Insomma una faida intestina. Autolesionista, vista la crisi generale e i guai del B787.

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