«È incorreggibile». Siamo ormai ai ferri corti. E un qualsiasi armistizio tra l’assessore all'Expo Stefano Boeri e chi, nelle diverse società o istituzioni, sta lavorando all'organizzazione dell'evento del 2015, sembra ormai impossibile. Fallito ogni tentativo di mediazione, naufragata qualsiasi possibilità di dialogo. La pervicacia con cui Boeri continua a proporre la sua idea di un’Expo che debba ruotare tutta intorno all'orto planetario, il parco agroalimentare da lasciare in eredità a Milano anche a cancelli chiusi, risulta ormai in contrasto con la direzione presa da un progetto che si popone di attirare 20 milioni di visitatori da tutto il mondo. E di far allo stesso tempo quadrare i bilanci visti i tempi di crisi internazionale. Mercoledì l'ultimo attacco di ritorno da villa Erba di Cernobbio dove Boeri era stato all'International partecipants meeting, la prima occasione per far incontrare 91 paesi, l'Onu, organizzazioni internazionali e aziende. Quel «preferisco sorvolare» postato su Facebook a proposito degli «aggiornamenti al progetto sul sito», non è proprio andato giù a chi si è dedicato anima e corpo all’organizzazione di un appuntamento così importante da diventare fisso. Ogni ottobre, ha spiegato nel suo intervento il direttore della comunicazione di Expo Roberto Arditti. Così come fisso diventerà quello di maggio, «quasi un ideale metronomo per scandire l’avvicinamento al 2015». Sorprendente anche l’appoggio dato a Boeri dal segretario metropolitano del Pd Roberto Cornelli. «Boeri? Se ha un progetto diverso lo presenti ai soci - replica secco Paolo Alli, il braccio destro di Formigoni sull’Expo - A patto che sia finanziariamente sostenibile. Pisapia da sindaco non può certo consegnare al futuro un debito». Ma l’importante è lavorare, perché quello che tutti hanno capito è che di tempo da perdere in liti e divisioni non ce n’è più. L’ha ripetuto l’amministratore delegato di Expo Giuseppe Sala pronto, se ce ne fosse bisogno, a chiedere a Pisapia di utilizzare i poteri straordinari di commissario. E di «orchestra in cui ognuno metta a disposizione la sua nota, ma per suonare un'unica sinfonia» parla ancora Formigoni. Ecco perché ieri mattina alla lettura dei giornali, «non ci si comporta così» è stata l’uscita più benevola nei corridoi di Expo. Nessuna dichiarazione ufficiale, ma di grande irritazione raccontano i più stretti collaboratori di Sala. Uno che per di più, ricorda qualcuno, «Boeri lo ha difeso finché ha potuto». Atteggiamenti ancor più imperdonabili oggi che Sala ha dettato il cronoprogramma a marce forzate. Con quota 120 Paesi fissata entro l’anno prossimo, le gare sul sito da lanciare e i 400 milioni di euro per Expo da chiedere ai privati.
Per ora sono arrivati solo i 43 di Telecom Italia. Ieri poi è arrivata l’ultima sortita: «Ci aspettavamo un impegno certo da parte del ministro Frattini sulla revoca del patto di stabilità - ha detto Boeri - ma su questo è stato reticente e vago».GdF
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