Le bombe che non scoppiano mai

Ogni nuova indagine aperta contro il premier viene annunciata come un’atomica che lo seppellirà. Ma dopo qualche mese lui è sempre lì e delle inchieste resta solo il chiasso mediatico sollevato e nulla più

Le bombe che non scoppiano mai

Arieccola, la bomba atomica. Dov’eravamo rimasti? Ah sì: «arriva la bomba atomica contro Berlusconi», disse Fini in un famoso e rivelatore fuori onda. Stava parlando delle clamorose rivelazioni del pentito di mafia Gaspare Spatuzza, che per la verità si sono dimostrate clamorose tanto quanto la nebbia in Val Padana. Prima di Spatuzza c’era stata la bomba atomica di Noemi, poi la bomba atomica della D’Addario, poi la bomba atomica delle foto a Villa Certosa, prim’ancora la bomba atomica di Saccà, per non dire della bomba atomica dei voli di Stato, oltre che le bombe atomiche modello classico, stile Enola Gay, cioè Ariosto, All Iberian, Macherio e Sme. A giudicare dagli annunci avremmo già dovuto assistere una serie di devastanti esplosioni da olocausto nucleare. E invece, al massimo, abbiamo visto qualche petardo.
Dunque adesso che si annuncia la nuova bomba atomica Ruby, ebbene, a noi verrebbe di dire: eh no, così non si fa, amici giudici. Ogni volta vi mettete lì, annunciate con la compiacenza dei giornalisti e soprattutto dei giornaloni, botti straordinari, se non Nagasaki e Hiroshima per lo meno lo spettacolo pirotecnico di Piedigrotta a Ferragosto. E invece poi, regolarmente, ogni volta, è una delusione. Qualche fiammata da oratorio, un mortaretto, una lettera di Veronica a Repubblica, una foto col Topolanek desnudo, una denuncia al Tar, qualche miccetta, una puntata di Annozero, il numero speciale dell’Espresso e due bengala. Niente più. Roba che non vale nemmeno il prezzo del biglietto. Fa più rumore lo sciacquone del cesso, luogo ove per altro inevitabilmente finisce buona parte delle pagine di giornale usate per costruire gli scandali.
Epperò il giochino pare funzionare. Piace molto. È come il blu, alla fine si porta su tutto, sulle inchieste finanziarie o sugli scandali sessuali, sulle indagini in azienda o sui peculati: si scrivono migliaia di pagine, si fanno un po’ di perquisizioni, si lascia trapelare che ci sono «bombe atomiche», clamorose rivelazioni, inquietanti intercettazioni, si regalano titoli a man bassa ai giornali che non vedono l’ora di poter sparare ad alzo zero, Santoro ci organizza una trasmissione, Ballarò pure, e alla fine tutti hanno l’impressione che la catastrofe nucleare sia davvero imminente. Solo che quando arriva il day after è un giorno come tutti gli altri: nemmeno un fungo atomico, per dire. Le solite cose: ci sono il sole, i boschi, i prati fioriti. E Berlusconi. L’unica cosa che non c’è più, per la verità, è l’inchiesta da cui tutto doveva partire. Primo esempio di apocalisse boomerang.
Ma sì, dai: qualcuno ha sentito più parlare delle famose foto di Villa Certosa? Non dovevano distruggere definitivamente il Cavaliere? Che è successo? Sono state distrutte loro? E le rivelazioni di Spatuzza? Non dovevano cambiare la storia dell’Italia recente? Non dovevano raccontarci tutti i segreti inconfessabili del berlusconismo? Come mai non se ne parla più? È passato di moda come i pantaloni a zampa d’elefante? Qualcuno se ne vergogna? E gli aerei di Stato? Non dovevano essere la botta finale al berlusconismo vacillante? E la cricca? Non scrivevano i giornali che «la cricca sarà la fine di Berlusconi»? Ma la fine di Berlusconi non doveva essere la D’Addario (copyright Financial Times)? E prima non doveva essere Noemi? E prima non doveva essere la Ariosto?
Adesso c’è Ruby, e tutti sono lì a dire che sarà la bomba atomica. Parlano di «prove evidenti», immagini e filmati, feste in Sardegna, decine di dimostrazioni schiaccianti, rivelazioni sicuramente micidiali. Si moltiplicano le video-interviste, i sussurri rivelatori, il tam tam di Internet, le paginate dei giornali. E come in un sadico videogame, tutti ad aspettare il botto finale, quando Berlusconi salterà per aria, come ogni volta viene annunciato e strombazzato dagli avvoltoi con le mani d’inchiostro. Che ci volete fare? Si tratta di un sistema collaudato, un meccanismo che conosciamo bene, ci ha perfino un po’ stancato.

Faremo finta di stare al gioco qualche giorno, in fondo fa pure vendere qualche copia, ma già sappiamo come andrà a finire. La bomba atomica esploderà e sarà la solita ciofeca. Poveri giornaloni: dovranno rinunciare al fungo atomico. Non restano loro che i funghi allucinogeni, casomai non ne avessero già fatto overdose.

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