Il bon ton dell'accappatoio

Il bon ton dell'accappatoio

Suvvia, è una questione di bon ton! Eppure l'accappatoio è tanto bon bon che non dovrebbe neppure suscitare polemiche. Invece la questione scotta ad ogni cocente estate, perché la querelle è ben accesa e fumante negli hotel che hanno una Spa.

Le due fazioni «accappatoio sì», «accappatoio no» si trascinano in una lite da anni che fa discutere persino i social: è ammissibile che si possa entrare in un ristorante di un hotel con l'accappatoio se in quell'hotel c'è una beauty farm?

Ne discutono le amiche con una certa animosità e le coppie che spesso si dividono anche al loro interno sull'opinione in merito a un problema di etichetta, che rischia di trasformare il concetto di abito in un albergo, portandovi, grazie all'accappatoio, un senso nuovo di intimità tra gli ospiti.

L'accappatoio è un indumento intimo e sportivo, dicono i contrari, che va usato in bagno, sul bordo di una piscina, alle porte di una sauna, ma assolutamente al ristorante, no! In effetti questa è una regola d'eleganza che non fa un piega, come gli accappatoi per altro, che se sono confezionati in ottima spugna, di pieghe non ne fanno, rispetto ad esempio a un pregevole abito in lino scuro. Il ristorante richiede cura, eleganza, ordine, rispetto. Chi si presenta al tavolo con un dismesso impermeabile di spugna (ossimoro inevitabile!) non tiene in considerazione la presenza degli altri e va contro ogni regola di buona educazione. E magari succede che signore e signori che sostengono questa linea si rechino al ristorante con vertiginose minigonne, scollature a valle da due cime di Lavaredo, tacco vertiginoso, pantaloni corti per lui: perché, tutto questo è in piena linea con il concetto di eleganza? Non è che alcuni non vogliono il buon accappatoio perché copre troppo?

Ma non è meglio allora una soffice, rosata, sciallata vestaglia di spugna, che ricorda l'allure di tanti film anni '50 e porta il calore di un'intimità anche fanciulla, se vogliamo proprio dirla tutta? In fondo l'accappatoio in una Spa non è un capriccio, ma spesso una necessità.

Chi affronta il mondo della beauty farm lo fa per lasciarsi alle spalle qualsiasi dovere e pesantezza della quotidiana vita sociale, compreso quello di dover per forza apparire nell'abito giusto al momento giusto. L'accappatoio è libertà, tenerezza, comodità e se ben gestito ha in sé una nota di raffinato erotismo alla James Bond, se dobbiamo dirla per intero. Inoltre a volte è proprio necessario, perché molti trattamenti Spa a base di oli essenziali prevedono che l'olio debba rimanere sulla pelle tutta la notte, quindi perché rovinare una camicia di seta?

Ma non c'è verso di mettere d'accordo le due fazioni, nemmeno dicendo che in una celebre clinica di Merano, Luciano Pavarotti, che di grandi frac se ne intendeva, non disdegnava di presentarsi al ristorante con il suo indumento in spugna bianca, che sapeva tanto di copertina di Linus.

In fondo, diciamolo, molti se ne vanno negli hotel a cinque stelle e aspettano la sera per mostrare la borsa di Hermes, piuttosto che la camicia di Gucci: ed è bon ton questo?

Il massimo della contraddizione poi è stato raggiunto da una signora che, contraria all'accappatoio al ristorante, poi ha organizzato un accappatoio party a mezzanotte, come se fosse una festa in costume di damine del 700!

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