Bondi: «L’Udc sbaglia strategia con quest’Unione non si dialoga»

Il coordinatore di Forza Italia: «Gli elettori di centrodestra non ci perdonano divisioni»

da Roma

«La strategia dell’Udc è legittima, ma si fonda su premesse sbagliate, su un giudizio errato sulla maggioranza di governo e su un’analisi che non tiene conto del voto di aprile». Il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi non vede alternative a una forte unità della Casa delle libertà. E non crede, soprattutto, che la strategia dei centristi, ad esempio sull’Afghanistan, sia quella giusta. Perché dall’Unione non riceveranno nessuna risposta.
Un prezzo per la sconfitta del referendum era prevedibile, non crede?
«In questo momento l’unità e la compattezza della Casa delle libertà è un elemento essenziale e imprescindibile. Se oggi la Casa delle libertà si dividesse, consegnerebbe all’Unione quella vittoria politica che la sinistra non ha ottenuto sul piano elettorale. I nostri elettori non ce lo perdonerebbero. Questo significa rinsaldare le fila dell’opposizione. E questo compito di tenere unita la Casa delle libertà non può che spettare a Berlusconi, che deve perciò consultare continuamente i propri alleati».
Non può negare che quando non si è al governo la tentazione del «liberi tutti» può essere forte...
«Non quando le condizioni politiche sono così favorevoli ad un’opposizione vincente. Siamo di fronte, infatti, a un governo debole, diviso, immobile, totalmente privo di respiro riformista. Il primo dovere dell’opposizione è perciò di incalzare il governo Prodi sulle sue palesi e numerosissime debolezze e contraddizioni».
Crede sia ancora possibile il partito unico del centrodestra?
«Il punto fondamentale è riuscire a unire la strategia politica con la concretezza, o meglio ancora i valori con i programmi, che è l’unico linguaggio riconosciuto e premiato dal nostro elettorato. La strategia politica è l’unità della Casa delle libertà e, in prospettiva, la formazione del partito unitario. Sono due momenti inscindibili: quanto più sapremo stare uniti all’opposizione, tanto più breve sarà la strada per costruire il Partito della Libertà che riunisca tutti gli elettori moderati, capaci di rappresentare una forza di attrazione anche per gli elettori moderati del centrosinistra».
Lei vuole fondare l’unità del centrodestra nell’identità di valori e di proposte, ma non può negare che ormai si stanno delineando delle strategie diverse, come dimostra l’appoggio dell’Udc al decreto sull’Afghanistan.
«Qualche volta diamo l'impressione di essere come una squadra di calcio che continua ad arroccarsi nella propria metà campo mentre gli avversari giocano senza difesa. Il cosiddetto "ritorno alla politica" si potrebbe risolvere semplicemente in una volontà di giocare una partita che, al di là dell'apparenza immediata, ci vede di fronte a un avversario allo sbando. Dobbiamo sapere che l’attuale maggioranza o sta unita intorno a Prodi, oppure cade tutta insieme. Non ci sono alternative. Per questo credo che la strategia dell'Udc, pur legittima, si fonda su premesse sbagliate: sia per quanto riguarda la valutazione del voto di aprile, sia riguardo al giudizio sull'attuale maggioranza di governo. L'Udc, ad esempio, all'offerta di dialogo nei confronti della politica estera, non riceverà alcuna risposta seria da parte della maggioranza di governo, che non può politicamente sopravvivere con i voti di un partito dell'opposizione, pena la sua disintegrazione. Sarà proprio il governo, infatti, a respingere le offerte di collaborazione esterne. Così come analogamente sul piano delle riforme, e in particolare delle riforme costituzionali, la maggioranza, alla prova dei fatti, non sarà in grado di nessuna apertura».
Quindi opposizione dura?
«Bisogna dividere i partiti che compongono la maggioranza con una strategia di concessioni al dialogo e, viceversa, di fermezza su alcuni punti.

Siccome la sinistra non ha e non può avere una linea condivisa, a differenza della Cdl, sui temi principali, se si evita di essere autolesionisti e si ragiona con freddezza si può arrivare a dettare la linea politica del Paese pur stando all'opposizione. Paradossalmente, è ora il momento migliore per risalire la china e per colpirli: si sentono forti, e sono debolissimi. Credono di avere un avversario alle corde: sta a noi dimostrare che sbagliano».

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