Bonino-Calimero: «Le spese elettorali? Noi siamo poveri»

Bonino-Calimero: «Le spese elettorali? Noi siamo poveri»

Ormai si è capito. Nella campagna elettorale per le prossime regionali Emma Bonino ha scelto di interpretare il ruolo di Calimero. Sì, il pulcino nero (senza riferimenti ideologici...) delle pubblicità anni Settanta. Quello che giocava a fare lo sfortunato e, gridando all’ingiustizia, cercava di conquistare i cuori allora più ingenui dei telespettatori. Allora si trattava di vendere un detersivo, oggi di conquistare la poltrona più comoda della Pisana, ma la tattica è sempre la stessa. Altrimenti l’esponente radicale non approfitterebbe di ogni occasione per rimarcare gli svantaggi di ogni genere tra lei e la sua sfidante, Renata Polverini. Ieri Bonino-Calimero ha fatto capolino più volte: una prima volta ai microfoni di Radio Radicale quando, interpellata sulle spese elettorali delle due candidate, sulle quali sono in queste ore girate cifre in libertà, ha avanzato il dubbio che quelle della sua avversaria siano sottostimate: «Francamente, a vedere il numero di manifesti in giro, il dato di 500 mila euro di Renata Polverini non mi pare...». Quanto alle sue spese, Bonino-Calimero alla giornalista del «Fatto del giorno» ha detto di contare «sulla gente, le persone. Noi radicali non abbiamo una lira, come sempre e non a caso». Ottima occasione per ricordare «la correttezza di 50 anni di vita politica dei Radicali, che, da Pannella in poi non sono stati mai accusati di mezza corruzione, di mezza tangente ed è bene che lo si riconosca». Non è finita: il «pulcino nero» ha colpito ancora nel corso della stessa intervista, quando alla domanda su quante probabilità di vittoria pensi di avere, Bonino ha risposto così: «Non lo so, ma faccio questa campagna elettorale, che ha un importante squilibrio di forze di batteria rispetto alle coalizioni, con grande passione e determinazione». Poi, uscita dagli studi televisivi, Bonino si è recata a parlare all’assemblea della Legacoop Lazio. E qui, scusandosi per il ritarso, ha versato qualche altra lacrimuccia: «Avevo un piccolo spazio in Rai, non certo Domenica In come Renata, uno spazietto. Dopo tanta astinenza non potevo perdermelo...». Perdono accordato, ci mancherebbe altro.
In questa sfilza di educate lagnanze, finisce quasi che si perdano di vista altri temi non trascurabili della campagna elettorale di Bonino. Che ieri ha parlato di tutto un po’. Di Formula Uno all’Eur: «È difficile farsi un’idea perché non ho visto piani o progetti. Ma per cultura non sono pregiudizialmente contro niente. Se ne può discutere se qualcuno tira fuori un piano, per ora non ho visto niente di tutto questo». Di piano casa: «Anche per come è partito a livello nazionale, può necessitare di alcune messe a punto e va rivisto. Bisogna capire non tanto e non solo il tipo di cubatura ma anche la qualità. Pensiamo alla qualità, all’ecosostenibilità di quello che si costruisce. Se si lavora sul costruito, cioè si abbatte e si ricostruisce, credo si possano trovare formule interessanti per i cittadini e i costruttori». Di aborto: «Sì, ho aiutato le donne ad abortire quando era reato. Le ho salvate dalla mammane, dal prezzemolo, dai ferri da calza». Del rapporto tra Lazio e capitale: «Il territorio del Lazio e le sue province per il futuro devono avere una visione di se e non essere solo al traino di Roma capitale».

Infine due impegni: «Il primo è quello di un nuovo metodo, il secondo è attuare ciò che è già deciso, a partire dalla legge sugli appalti, mai arrivata in consiglio, ma una delle prime norme per il rilancio e lo sviluppo». Niente male, per un povero pulcino nero.

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