Bosch, test su neve e ghiaccio in Mongolia a -20°C

Yakeshi (Cina)Tra la steppa e le montagne coperte di neve, un vento gelido sferza uomini e cose. Fuori, il termometro segna 20 gradi sottozero. Siamo nella Mongolia Interna cinese, oltre mille chilometri a Nord di Pechino, dove la brutta stagione dura 6 mesi l’anno.
Fino a ieri questo posto da yeti era abitato solo da tribù nomadi dedite all’agricoltura e all’allevamento di cavalli e ovini.D’ora in poi da decine di collaudatori, meccanici e ingegneri. Perché qui Bosch, il colosso tedesco della componentistica, ha realizzato con un investimento di oltre 17 milioni il suo più grande Centro prove invernali, diretto dall’italiano Ferdinando Sorrentino.
Sull’area di quasi 2 milioni di metri quadrati dell’Automotive test and technology center di Yakeshi, estesa per due terzi su un lago ghiacciato e il resto in terraferma, si snodano piste e tracciati di prova di vario tipo: dal circuito innevato all’anello misto ghiaccio-neve, dal percorso di handling a quello con fondi ad aderenza differenziata e con pendenze che vanno dal 10 al 20%. Serviranno per collaudare in condizioni estreme, dunque ideali per verificarne l’affidabilità, i sistemi di sicurezza della Bosch destinati alle auto prodotte nei Paesi di tutta l’area Asia-Pacifico: l’Abs, il controllo di trazione Tcs, il programma elettronico di stabilità Esp e - oltre a questi dispositivi sempre più richiesti e apprezzati anche dagli automobilisti cinesi - nuove tecnologie, come il sistema Vdm di gestione dinamica del veicolo. L’investimento nel Centro di Yakeshi e, sempre in Cina, quello da 200 milioni nell’impianto di Wuxi dove si fabbricano sistemi per motori diesel fanno parte di un vasto programma che nel prossimo triennio porterà Bosch a spendere 1,9 miliardi per lo sviluppo delle proprie attività nell’area.
«L’Europa rimarrà un mercato decisivo per le nostre innovazioni - spiega il ceo del gruppo, Franz Fehrenbach - ma sarà l’Asia a crescere con più forza, e in essa la Cina». Bosch punta dunque con decisione sul Paese della Grande Muraglia, dove l’economia continua a correre anche se ultimamente un po’ meno. Già l’anno prossimo, i 23mila occupati in 14 fabbriche, 3 centri di ricerca e 6 joint venture faranno della Cina la sede più grande del gruppo tedesco, dopo la Germania. Ma un’importante presenza, Bosch ce l’ha anche nel nostro Paese, dove il cattivo andamento del mercato dell'auto rende le note meno liete. «Siamo nel pieno della bufera - dice al Giornale l’ad della filiale italiana, Massimo Guarini -: chiuderemo il 2008 in positivo solo perché era andato bene fino a luglio. Poi i numeri di vendita si sono ridotti di molto ed è stato inevitabile, come abbiamo fatto a Bari, rimodulare la produzione».

Sono fosche anche le prospettive per il 2009, tuttavia il numero uno di Bosch Italia esclude azioni drastiche, come eventuali riduzioni di personale: «Non ce ne sarà bisogno. Anche perché Fiat, il nostro principale cliente, ha i prodotti giusti per affrontare una crisi come questa, dalla quale usciremo forti come prima».

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