Solo un genitore può capire al volo d'aver commesso un grave errore. Bosco Leite, ingegnere e papà di Riccardo Kakà oltre che suo agente a tutti gli effetti, fu il registra dell'operazione Real Madrid. Fu lui a convincere il figliolo a trattare con il Manchester City prima di battere in ritirata dinanzi alle incertezze del dirigente inglese spedito a quel tempo a Milano a trattare il brasiliano. Fu sempre lui, ingolosito dall'aumento di stipendio da riscuotere a Madrid, a concludere il negoziato con Perez e i suoi collaboratori volando sul charter di Galliani per concludere l'intesa.
Dopo qualche tempo, un anno e mezzo, periodo sufficiente per un primo bilancio, ha concluso d'aver fatto un errore e ha deciso, da buon padre, di rimediare all'errore. Così ha cominciato a tessere la tela per portare via il figlio da Madrid: al Real è uno qualunque, Cristiano Ronaldo è il cocco di Mourinho e la stampa ha già bollato l'ex Pallone d'oro con l'etichetta del campione con un ginocchio (sinistro) in pezzi.
Nell'ultima estate si è messo inutilmente in contatto con Ancelotti e il Chelsea. Adesso ha preso a riallacciare i rapporti con il Milan, senza particolari avances, naturalmente. Ma presentandosi, come ha ammesso candidamente Ariedo Braida, una, due, tre volte nell'ufficio del ds rossonero, in via Turati, anche oggi, per discutere di pratiche burocratiche relative al fratello di Kakà, Digao, ancora di proprietà del Milan e trasferito in Portogallo, allo Sporting di Lisbona, senza particolari risultati.
Il Milan continua a far finta di niente. Intrattiene rapporti cortesi con la famiglia di Kakà ma nessuno ha fatto cenno alle intenzioni del brasiliano e tanto meno Galliani che in questi giorni è in vacanza negli Usa.
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