COME BOSTIK E VINAVIL

Da superpoliziotto a supernetturbino: sul nome di Gianni De Gennaro, niente da dire: è un uomo assai capace. Ma tutto il resto è da gettare nel cassonetto, se ce ne fosse ancora uno disponibile. Tanto che alla fine viene il sospetto: non sarà che quel nome è una foglia di fico per coprire il solito intervento spazzatura? A ben guardare, in effetti, la montagna di immondizia ha partorito un Prodino. E avvelenato, per di più.
Già il fatto che per mettere fine alla stagione dei commissari si nomini un supercommissario è un paradosso che può essere accettato solo nel Paese in cui persino a Pianura va tutto in salita. Il supercommissario, poi, avrà 120 giorni per rimettere ogni cosa a posto. Come, Dio solo lo sa. Si parla di tre nuovi termovalorizzatori, ma ci vorrà del tempo per costruirli. Si parla di dirottare la spazzatura nelle altre Regioni, ma bisognerà vedere quante saranno disposte ad accettarla. E si parla della collaborazione dell’esercito, ma dallo Stato maggiore fanno sapere che hanno intenzione di mobilitare poco o nulla: 5 ruspe, pochi camion e tre siti grandi uno sputo, due dei quali pronti non prima di 5 mesi.
Alcuni si chiedono come abbia fatto la sinistra radicale, che fino a ieri sparava a zero contro De Gennaro (l’uomo del G8), ad accettare che il governo ora lo invochi come il salvatore. Domanda legittima. Ma forse prima bisognerebbe chiedersi se il superpoliziotto, in queste condizioni non sia stato mandato un po’ allo sbaraglio, e perché. C’è qualcuno forse che vuol far credere che in fondo quello della spazzatura è solo un problema di ordine pubblico?
Non è così. E infatti anche se De Gennaro si trasformasse in Mastrolindo e riuscisse a ripulire d’incanto le strade, le responsabilità politiche resterebbero. Cioè restano. Ed è per questo che noi oggi insistiamo a chiedere le dimissioni degli artefici del disastro, in primo luogo Bassolino che da 15 anni governa su Napoli e ora non può cavarsela con l’assurdo sillogismo: «Ho ammesso le mie colpe per cui resto al mio posto».
E il secondo che se ne deve andare è il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio. Ieri ha salutato le decisioni del governo con una faccia tosta da record: «Il governo ha fatto scelte di qualità». Ma come? Non era lui il principale nemico dei termovalorizzatori? E adesso la costruzione di tre termovalorizzatori è una scelta di qualità? E allora perché non l’ha fatta prima lui? Forse perché era troppo impegnato a stanziare soldi (721mila euro) per le discariche in Kenya, come potete leggere oggi sul «Giornale».
Bassolino e Pecoraro Scanio, con la nomina di De Gennaro, sono stati di fatto commissariati. Se avessero un po’ di dignità, si dimetterebbero subito, da soli.

Invece non ne hanno e restano lì, incollati alla poltrona come Bostik e Vinavil. Ma non possiamo permetterlo: chi ha sbagliato deve pagare. Altrimenti a che serve rimuovere i rifiuti? Se loro restano, lo sporco non se ne andrà mai.

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