Bpi mette ordine nei conti, la Borsa festeggia

Aumenta l’attesa per la scelta del direttore generale: Saviotti in pole

Massimo Restelli

da Milano

Pier Francesco Saviotti ed Ernesto Paolillo: malgrado la rosa dei candidati non sia ancora ultimata sarebbero due i banchieri favoriti a salire alla direzione generale di Banca Popolare Italiana. La nomina passerà al vaglio del Cda di Bpi entro il 10 ottobre ma Piazza Affari ha già iniziato a scommettere sull’istituto lodigiano che venerdì scorso ha inaugurato il «nuovo corso» con una drastica pulizia di bilancio (350 milioni gli accantonamenti e le rettifiche a fine giugno).
Segni di discontinuità e numeri che hanno convinto la Borsa: Bpi, dopo aver toccato un rialzo del 5%, ha chiuso in crescita del 4,23% a 8,52 euro mentre l’euforia contagiava gli altri titoli della galassia (più 4,16% Reti Bancarie). Una «riscoperta», accompagnata da scambi intensi (13 milioni i pezzi passati di mano, pari al 3% del capitale), dietro cui gli operatori hanno identificato le mani della casa d’affari Merrill Lynch ieri molto attiva sul titolo e di alcuni fondi speculativi.
Bene anche le obbligazioni mentre il mercato specula sul possibile stacco di un dividendo straordinario per restituire ai soci gli 1,5 miliardi dell’aumento di capitale legato alla fallita scalata ad Antonveneta. Tutto da scrivere anche il futuro del gruppo davanti a eventuali appetiti esterni: il compito di risollevare Bpi e di difenderne l’autonomia sarà affidato alla squadra di vertice composta dall’ad e dal futuro direttore generale. La decisione spetta al consiglio di amministrazione, che al momento non è ancora stato convocato, ma il dado potrebbe essere tratto già in settimana.
Sul tavolo del board dovrebbe arrivare un ventaglio di 4-5 «papabili» vagliati da una società di cacciatori di teste assoldata da Giorgio Olmo ma in pole position ci sarebbe Saviotti. A fare propendere i voti verso il banchiere di origini piemontesi sarebbe la stessa «vocazione» di Saviotti che dopo essere stato amministratore delegato di Comit, siede alla direzione generale di Banca Intesa occupandosi della gestione dei crediti. Un «nervo» scoperto per Bpi che dopo aver chiuso il primo semestre con 119 milioni di perdite (100 milioni i profitti a giugno 2004) dovrà difendere la propria solidità patrimoniale: il Tier One (uno dei parametri centrali della salute di una banca) è pari all’8 per cento.
A meno di sorprese la strada alternativa sarebbe affidarsi a Paolillo, ex direttore generale di Bipiemme e grande conoscitore del mondo delle Popolari, oppure ad Angelo Testori che fino al 2004 è stato condirettore generale di Antonveneta dove era arrivato nel 1987.
Terminata la gestione di Gianpiero Fiorani, il nuovo cammino di Bpi inizierà dal definitivo addio a Padova già deciso dal Cda con un sostanziale avallo della magistratura ma ancora al vaglio della Consob.

Uscita di scena che porterà 2 miliardi a Lodi (5 miliardi la liquidità complessiva) con la girata del 29% di Antonveneta all’olandese Abn Amro che si è impegnata a riproporre la propria Opa da 26,5 euro per azione fallita la scorsa estate.

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