Roma - Il nome di Brenda non è legato solo allo scandalo Marrazzo. Ma il trans brasiliano avrebbe potuto fare luce, forse, su altri vip filmati o fotografati duranti incontri a luci rosse e poi ricattati. Le indagini della procura puntano ad accertare se il trans fosse coinvolto in un’attività di dossier in conto terzi. Per questo saranno setacciate agende e rubriche del trans alla ricerca di contatti e amicizie. L’ipotesi è che Brenda potesse essere l’anello operativo tra ricattati e ricattatori. E non solo per soldi.
Le chiamate Il trans Brenda chiamava Marrazzo alle utenze fisse della sua segreteria alla Regione Lazio e si qualificava col suo nome di battaglia. Chiamate non isolate e che ora sono nel fascicolo di indagine. Telefonate annotate insieme a quella di uno dei quattro carabinieri arrestati per la presunta estorsione, Carlo Tagliente. Tutte tessere di un puzzle che autorizzano gli investigatori a ritenere che il ruolo di Brenda andasse ben al di là di quello di vendere i propri favori sessuali. Del resto la stessa Brenda aveva ammesso agli investigatori durante un interrogatorio di avere un secondo video che la ritraeva con Marrazzo e un altro trans, Michelle. "Certo, avevo quel video, lo custodivo nel mio pc ma l’ho distrutto perché avevo paura" si legge nel verbale di interrogatorio di Brenda reso i primi di novembre ai Ros. Parla di foto e video fatti durante incontri in un appartamento nella disponibilità di Marrazzo che tuttavia non è la residenza ufficiale dell’ex governatore, ma una casa in via Cortina d’Ampezzo, forse la stessa casa dove si reca Natalie, l’altro trans, dopo il blitz dei due carabinieri infedeli (Luciano Simeone e Carlo Tagliente) nell’appartamento di via Gradoli 96.
Non detto Brenda però dopo avere ammesso di avere distrutto il secondo video non aggiunse altro. Atteggiamento che insospettì gli inquirenti convinti che il trans nascondesse ancora tanto sul suo ruolo nell’affaire Marrazzo. I magistrati sospettavano e sospettano di un ricatto cominciato già all’inizio di quest’anno, ma anche di altre possibili estorsioni nei confronti di altri potenti. Interrogato dai carabinieri del Ros, Brenda parla dunque di incontri "nella casa" del governatore di via Cortina d’Ampezzo. Secondo il trans Marrazzo qui viene fotografato durante gli incontri a cui avrebbe partecipato anche Michelle, un altro transessuale che Marrazzo conosceva. "Insieme e me e a Marrazzo - spiega Brenda ai carabinieri del Ros - c’era anche Michelle, che aveva una copia del video ma adesso Michelle è a Parigi". Gli investigatori, dopo l’interrogatorio di Brenda, erano e sono convinti che altri personaggi, magari clienti di Brenda, potrebbero essere stati immortalati in video.
Altra morte sospetta E in questo quadro convergono le indagini su un altra morte sospetta su cui la procura sta cercando di far luce, quella del pusher fornitore di cocaina a trans e clienti vip, Gianguarino Cafasso, morto per overdose il 12 settembre scorso in un albergo a ore di via Salaria a Roma. Cafasso, molto amico di Brenda, sarebbe stato il detentore del video completo di Marrazzo, quello di 13 minuti, e a detta dei carabinieri infedeli, colui che avrebbe girato loro il promo del film nell’appartamento di via Gradoli. Una tesi a cui la procura non crede. La morte di Cafasso, dopo quella di Brenda, appare ancora più inquietante. Teste del decesso la fidanzata Jennifer, altro trans, che dichiara di "avere gettato il telefonino di Cafasso dopo che era morto perche squillava continuamente".
Cosa conteneva quel cellulare? Altri video compromettenti? E cosa conteneva il pc di Brenda e il suo telefonino, rubato circa dieci giorni fa dopo che il trans fu picchiata e aggredita? Interrogativi che sono all’esame degli investiagtori e del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo che per la morte di Rino Cafasso ha disposto esami tossicologici più approfonditi per vederci chiaro su quella overdose.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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