Brignole parla solo straniero

Roberta Gallo

Guayaquil, Lima, Pechino o Nairobi? Niente di tutto questo. Siamo al mercatino di piazza Verdi a Brignole. Praticamente un mix tra un suq e una fiera andina. Girando per i banchetti tutto sembra, tranne che essere a Genova. Cammini avendo come sottofondo i flauti di Pan dei gruppi delle Ande, si passa per lo scatenato reguetton di ultima generazione sudamericana fino ad arrivare alla musica ayurvedica di rilassamento orientale. E, mentre si guarda la merce esposta, gli occhi cadono su maglioni e ponchos peruviani, oramai di grande moda anche qui, accompagnati dalle «gorras», i cappelli di alpaca dai lunghi copriorecchi. Di stand in stand si passa davanti ai batik tailandesi, che fanno da scenografia ai tanti negozietti ambulanti, alle maschere dell'Africa nera, ai mille prodotti a bassissimo costo dei cinesi. Arrivando dalla stazione Brignole il primo banchetto che si incontra è di prodotti alimentari tipici dell'Ecuador. Un chiosco dove gli ecuadoriani si forniscono di birra fino a tarda notte. Quasi nessuno, al mercatino alle spalle di viale Thaon di Revel parla italiano. Ti senti straniero a casa tua. Mentre sei lì a «scartabellare» tra la merce, intorno senti solo l'idioma ispanico e quello dei paesi dell'est. Che, per un orecchio non abituato, possono essere di ognuno dei Paesi dell'ex Yugoslavia, piuttosto che delle repubbliche baltiche o di terre balcaniche. Comunicare diventa veramente difficile. Tutti parlano uno stentatissimo italiano. E spesso nemmeno ti capiscono. Il mercato fa da contraltare al Mercatino di San Nicola di Piccapietra. Tutto prettamente genovese, dai costumi dei venditori, all'artigianato venduto, alle associazioni di beneficenza che vi partecipano, al dialetto parlato. Come in tutti i paesi del Terzo Mondo, anche nel mercatino di Brignole, più conosciuto tra i sudamericani come la «fiera», non si compra mai al prezzo chiesto dai venditori. Ma, come da tradizione, si contratta qualsiasi prezzo. Pochi e sparuti i banchetti dei venditori di artigianato italiano. Anche se la mercanzia che vendono non arriva quasi mai dal nostro paese. Una imitazione della Barbie, che canta, lo fa in spagnolo.
E, con il calare delle tenebre, la «fiesta» continua.

Mentre chiudono i banchetti, gruppi di sudamericani rimangono a far bisboccia banchettando sulle panchine, bevendo e lasciando poi ai margini di strada e marciapiedi bottiglie vuote di birra e contenitori di cartone contenenti i cibi.

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