Milano - "Una delle vitamine per la crescita è la semplificazione. Perché famiglie e imprese
devono fornire certificati alla pubblica amministrazione che li ha già in casa? Basta
certificato antimafia. Basta pacchi di certificati per partecipare ai concorsi. Ci sono tante
riforme che non costano niente ma che producono crescita". La ricetta del ministro della Pubblica amministrazione,
Renato Brunetta si fonda su un'unica parola: semplificazione. A margine della presentazione del nuovo logo della Pubblica
Amministrazione, il ministro ha spiegato la mission del suo ministro: eliminare completamente i certificati nei rapporti con la P.A. e sostituirli
con autocertificazioni, mentre le certificazioni rilasciate dalla P.A. Resteranno valide
solo nei rapporti tra privati. Su questi ultimi sarà apposta la dicitura: "Il presente
certificato non può essere prodotto agli organi della pubblica amministrazione o ai
privati gestori di pubblici servizi".
Stop a certificati inutili In questo modo alle pubbliche amministrazioni e i gestori di pubblici servizi sarà
lasciata solo la scelta fra acquisire d’ufficio dati e informazioni o accettare le
autocertificazioni. Anche per il Durc, il Documento unico di regolarità contributiva, e le
certificazioni antimafia, nulla sarà richiesto al cittadino e si dovrà procedere sempre
all’acquisizione d’ufficio.
Stop ai certificati inutili insomma. Saranno queste alcune delle misure contenute nel Dl Sviluppo.
Brunetta: vendere e semplificare Il ministro ha individuato nella semplificazione e nella vendita di beni che non producono ricchezza le "vitamine" per la crescita: "Vendere, vendere, vendere tutto il capitale morto che purtroppo ancora insiste nel nostro paese, dagli asset pubblici, mobiliari e immobiliari, case, caserme. Vendere tutto quello che non serve e non è strategico. E poi la semplificazione e la comunicazione.
Maroni smentisce Brunetta Sul tema della certificazione antimafia ha parlato anche il ministro dell'Interno, Roberto Maroni che ha dichiarato: "La certificazione antimafia non può essere modificata perché è uno strumento indispensabile per combattere la criminalità organizzata e, in particolare per contrastare le infiltrazioni malavitose negli appalti pubblici". Maroni ha poi aggiunto che il governo "ha appena approvato il Codice delle leggi antimafia che ha riscritto la normativa sulla certificazione antimafia per renderla più efficace e rapida, venendo incontro anche alle richieste del mondo delle imprese".
Brunetta ribatte a Maroni "Il collega Maroni ha perfettamente ragione: il certificato antimafia è indispensabile ma è indispensabile che a procurarselo siano le pubbliche amministrazioni al loro interno, senza più vessare imprese e cittadini, trattati finora alla stregua di inesausti fattorini", ha dichiarato in una nota il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta replicando a una nota del ministro dell’Interno in cui dichiarava che la certificazione in questione non può essere modificata. "Perché chiedere a un’impresa il certificato antimafia - domanda Brunetta - quando l’amministrazione lo può acquisire d’ufficio attingendo alle informazioni in suo possesso? La legge - sottolinea il ministro - peraltro già lo prevede: l’articolo 4, comma 13 del decreto Sviluppo stabilisce infatti che "le stazioni appaltanti pubbliche acquisiscono d’ufficio, anche in modalità telematica, a titolo gratuito ai sensi dell’articolo 43 comma 5 del Testo Unico sulla documentazione amministrativa la prescritta documentazione antimafia. Questo dice la legge e questo intendo rafforzare con le prossime misure in materia di semplificazione - continua Brunetta nella nota - prevedendo che nei rapporti con la Pa tutti i certificati vengano completamente eliminati e sostituiti sempre dalle autocertificazioni, mentre le certificazioni rilasciate dalla PA resteranno valide solo nei rapporti tra privati. Quanto alla certificazione antimafia, la mia proposta - prevedendo l’acquisizione d’ufficio - è perfettamente in linea con le specifiche disposizioni dettate in materia dal nuovo codice antimafia. Si leggano le carte le tante anime belle, disinformate e in malafede - conclude Brunetta - (i Piero Grasso, gli Antonio Ingroia, le Rita Borsellino, gli Ivan Lo Bello, i Sergio D’Antoni, i Massimo Donadi, gli Angelo Bonelli, gli Italo Bocchino, i don Luigi Ciotti e via andando) che per amore di polemica hanno fin qui preferito rilasciare banalità o esprimere finta indignazione".
Pd: meno legalità per tutti E alla proposte del ministro ha fatto seguito la pronta reazione dell'opposizione. "Nel sacro fuoco della semplificazione amministrativa che, fin qui, ha soltanto complicato la vita a tutti, il ministro Brunetta vuole bruciare la certificazione antimafia per le imprese. Leggiamo sui giornali indiscrezioni che legano il rinnovato interesse per la crescita di questo governo al mai sopito amore per i condoni, tombali o no, che potrebbero trovare spazio tra le misure anti-crisi. Ecco le idee dell’esecutivo Berlusconi per la crescita: meno legalità per tutti". E' stato questo il commento del vicepresidente dei deputati PD, Michele Ventura, alle indiscrezioni sui piani del governo per favorire la crescita.
Grasso: codice antimafia prevede altro E anche il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha espresso scetticismo: "Il ministro Brunetta è sempre molto originale. Stop ai certificati antimafia? Faccia una proposta di legge, la valuteremo...È stato da poco approvato il Codice antimafia, che tra l’altro disciplina in modo molto rigoroso tutta la certificazione antimafia - ricorda Grasso - se il ministro aveva qualche osservazione da fare poteva farla in sede di Consiglio dei ministri". Al momento, comunque, "è inutile fare polemiche sterili - ha concluso-. E non è mia abitudine prendere posizione su cose campate in aria".
Proposta assurda e pericolosa L’opposizione è partita subito all’attacco: "Una proposta assurda e pericolosa che lascia senza parole", è il commento del presidente dei deputati Idv, Massimo Donadi. "Questo governo - prosegue - è sempre più sorprendente, in senso negativo naturalmente: è capace di penalizzare i lavoratori e fare favori alla mafia. Siamo all’assurdo. Tutti sanno che le mafie vanno combattute proprio a partire dai propri interessi economici ed eliminare i certificati antimafia è un’assurda facilitazione alla malavita organizzata, oltre che un messaggio profondamente sbagliato. Sono davvero senza vergogna".
Idv: la mafia è al governo se un Il capogruppo dipietrista in commissione Antimafia, Luigi Li Gotti, ironizza e rincara la dose: "È evidente che il ministro Brunetta volesse lanciare una provocazione.
Proponendo l’abolizione della certificazione antimafia, Brunetta ha voluto dirci: se un indagato per mafia può fare il ministro, con la benedizione del ministro dell’Interno, perché mai le imprese dovrebbero farsi rilasciare dagli uffici periferici del ministero dell’interno, la certificazione antimafia? Brunetta ha ragione: la mafia (prima con Cosentino ora con Romano) è, evidentemente, una componente della maggioranza e del governo. Brunetta, quindi, ha il merito di non essere ipocrita".
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