Brusco: "Educare per prevenire. Con l’aiuto di tutti"

Parla il neo comandante delle capitanerie. Meno incidenti in mare, ma c’è ancora molto da fare. Preziosa la collaborazione con Ucina

Brusco: "Educare
per prevenire.
Con l’aiuto di tutti"

La «grande collaborazione» tra Ucina-Confindustria Nautica e il Corpo delle Capitanerie di Porto è stata ribadita nell’incontro tra il presidente Anton Francesco Albertoni e il nuovo comandante generale del Corpo Capitanerie di Porto, ammiraglio Marco Brusco, nominato recentemente dal ministro Altero Matteoli. «La nautica - ha detto Albertoni - ha sempre collaborato con le Capitanerie, sia per quello che riguarda le normative vigenti e future sia per quanto concerne la sicurezza in mare». «Dobbiamo continuare a lavorare insieme a Ucina, ai media, alle associazioni e alle federazioni sportive del settore - ha risposto l’ammiraglio Brusco - nelle specifiche attività di formazione e informazione, chiavi vincenti nella prevenzione di quegli atteggiamenti che generano il soccorso». Concetto, quello del neo comandante, pienamente condiviso da Albertoni. Il quale ha aggiunto: «Sono anni che tra Ucina e le Capitanerie di porto esiste una costante collaborazione. Fanno fede i tanti progetti portati a termine come, ad esempio, il Vademecum per il leasing della nautica da diporto e le iniziative che insieme stiamo elaborando: l’informatizzazione dei registri dedicati al diporto nautico, l’esame per la patente nautica unificato e a quiz, la revisione del regolamento d’attuazione del Codice della Nautica da diporto». Brusco ha inoltre sottolineato la diminuzione degli incidenti in mare rispetto agli anni passati: «Ma ce ne sono stati ancora troppi e alcuni eclatanti, tutti legati alla scarsa conoscenza del mare. Penso, quindi, che dovremo lavorare molto e inventarci una campagna di educazione a tutti i livelli». Infine i posti barca. In Italia non bastano a soddisfare la domanda crescente dei diportisti, ma spesso costruirne altri è difficile. Il rapporto sul turismo nautico 2010, presentato a Genova dall’Osservatorio Nautico Nazionale, propone di ricavarne altri 39mila da strutture esistenti, e quindi con impatto sull’ambiente nullo o minimo. In effetti i posti barca in Italia, così ricca di coste, sono insufficienti: la metà di quelli francesi.

Sono poco più di 153mila (25,3% nei marina turistici, 63,4% nei porti polifunzionali e 11,3% nei punti di ormeggio) distribuiti in 534 infrastrutture. Quasi il 60% del totale, 90mila posti, è accentrato in cinque regioni: Liguria, Toscana, Sicilia, Sardegna e Friuli.

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