«Un buco nell’acqua il viaggio a Pechino»

Giuseppe Salvaggiulo

da Milano

Elidio De Paoli, sottosegretario allo Sport, anche lei è stato in Cina, qualche settimana fa. Un’altra missione istituzionale?
«Macché, era un viaggio privato. Sono andato a spese mie. A Pechino, tramite l’ambasciata, ho incontrato alcuni tra i massimi esponenti dello sport cinese, a partire da Zaiqing Yu, viceministro dello Sport e vicepresidente del Comitato organizzatore dell’Olimpiade del 2008».
E com’è andata?
«Esperienza bellissima. Hanno una marcia in più. In vista dell’Olimpiade stanno lavorando molto bene».
Si riferisce alle infrastrutture?
«Non solo. Ho visto un popolo che crede in quello che fa e un’organizzazione straordinaria e accurata, anche nelle piccole cose».
Per esempio?
«Quando ho raggiunto il luogo dell’incontro, sono stato accolto con un maxischermo su cui campeggiava la scritta “Benvenuto sottosegretario De Paoli”. Altro che la nostra ambasciata».
Che c’entra l’ambasciata?
«Pensi che mi hanno fatto arrivare all’incontro su un’automobile coreana anonima, senza una bandiera tricolore o una scritta “Repubblica Italiana”. Incredibile, come un turista».
Qual era l’oggetto dei colloqui?
«Ci hanno chiesto ufficialmente di visitare il centro tecnico della Fgci a Coverciano. In realtà, non abbiamo fatto una bella figura. Avanzavano la richiesta in forza di un protocollo d’intesa sottoscritto con una delegazione italiana nel 2004. Peccato che in Italia ce ne fossimo dimenticati e quindi non li avessimo invitati. Roba da cioccolatai».
Avete risolto?
«Appena sono tornato in Italia, ho chiamato la Federcalcio. In 48 ore il protocollo d’intesa è stato ritrovato e il procedimento riavviato. Presto allenatori e calciatori cinesi visiteranno Coverciano».
Che idea si è fatto della missione in Cina in corso in questi giorni e guidata da Prodi?
«È positivo che Prodi stia cercando di recuperare anni in cui la Cina è stata dimenticata. Per l’economia italiana è fondamentale confrontarsi con questa realtà».
Pensa che la missione darà risultati concreti?
«Posso sbagliarmi, ma ne dubito».
Perché è pessimista?
«La delegazione è troppo numerosa. Difficile concludere accordi. Queste cose si fanno meglio se si va in pochi. Ma naturalmente è solo la mia opinione».
Qual è il rischio di missioni così numerose?
«Si firmano tanti protocolli d’intesa, poi si torna a casa, li si deposita in un cassetto e lì vengono dimenticati. Appunto come abbiamo scoperto alla Figc».
Non è strano che a una missione così importante non partecipi il ministro degli Esteri?
«No, perché ha altri delicati impegni internazionali, a partire dalla missione in Libano. Il problema piuttosto è che partecipa tanta gente che ne potrebbe fare a meno».
A chi pensa?
«Alle delegazioni regionali. Tanta gente in ferie a spese del contribuente. Molta confusione, parecchie manfrine, risultati zero».
Qualcuno ha ricordato la missione di Craxi negli anni ’80...
«... che infatti non concluse nulla».
Che consigli darebbe a Prodi per queste missioni?
«Ridurre le delegazioni e migliorare le ambasciate. Troppa gente resta nello stesso posto per tanti anni a scaldare la sedia. Basta: bisogna farli girare o addirittura prepensionarli.

Le ambasciate devono rappresentare degnamente la Repubblica italiana. Altro che macchine coreane senza tricolore. E poi devono assistere le nostre imprese».
Lo diceva anche Berlusconi.
«Intuizione giusta. Peccato che non l’abbia messa in pratica».

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