C’è «Short theatre» e lo spettacolo non si ferma più

Fino a sabato 13 le quattro sale ospiteranno compagnie di tutto il mondo

Quanto accadrà al teatro India da domenica a sabato 13 lo si può paragonare a un vivace melting pot di idee, operazioni e intuizioni culturali destinate a lasciare il segno. La rassegna «Short Theatre», pensata e organizzata da Fabrizio Arcuri (regista di uno dei gruppi più vitali della sperimentazione capitolina, Accademia degli Artefatti) in sinergia con la famiglia di teatranti e operatori rintracciabili sotto il marchio Area06, è giunta alla terza edizione e prende il via, spostandosi da giugno a settembre, accompagnata anche quest’anno da curiosità e aspettative. I motivi sono più d’uno. Innanzitutto si tratta di un’iniziativa che, prevedendo eventi e spettacoli a getto continuo dalle 18 a notte inoltrata, rimanda un’idea di festa. Festa per chi il teatro lo fa ma festa anche e soprattutto chi lo va a vedere. In questo eterogeneo contenitore di profilo internazionale le distanze, infatti, giocoforza si accorciano: artisti, pubblico, addetti ai lavori siedono sulle panche del punto ristoro, chiacchierano, seguono le letture e le conferenze all’aperto, si apprestano numerosi verso le sale (quattro) dove sono scaglionati gli spettacoli al chiuso. Il nuovo programma, al pari dei precedenti, ha il duplice merito di sottolineare il valore di uno spazio plasmabile, elastico, fluido e di convogliare a Roma autori, compagnie, testi che hanno per denominatore comune l’oggi e la contaminazione dei linguaggi. E non è poco se pensiamo all’urgenza sempre più stringente che la scena ha di farsi specchio della nostra contemporaneità.
Ecco dunque il cartellone messo insieme grazie al prezioso contributo del Comune e del Teatro di Roma, aprirsi domenica con un autore canadese tra i più importanti, Michel Tremblay, di cui il bolognese Teatri di Vita presenta Le cognate, con regia di Andrea Adriatico (si replica lunedì). Lavoro che fa coppia con un altro titolo canadese, Il sentiero dei passi pericolosi di Michel Marc Bouchard, realizzato da Tommazo Tuzzoli per il Nuovo Teatro Nuovo di Napoli (il 13 alle 22.15). Il fronte della drammaturgia contemporanea si arricchisce poi di firme nordiche assai significative come quelle dello svedese Lars Noren, di cui Werner Waas mette in scena Tra un’ora e 12 minuti (domenica alle 21.45), e dell’austriaca premio Nobel Elfriede Jelinek, alla quale ha attinto Federica Santoro per un dittico di atti unici intitolato La morte e la fanciulla I e III. E nel bouquet delle svariate presenze in campo (Cosmesi, Masque Teatro, PsicopompoTeatro, I Sacchi di Sabbia, solo per citarne qualcuna) spiccano anche un omaggio a Sarah Kane firmato da un gruppo di giovani attori capitanati da Antonio Latella (giovedì 11) e lo spettacolo Made in Italy con cui la compagnia Babilonia Teatri ha vinto il Premio Scenario 2007. Assolutamente consigliabili sono, inoltre, sia la sezione di danza (con gruppi quali MK e Immobile Paziente) e quella dedicata alla performance, che sarà inaugurata dall’installazione Wunderkammer soap di Ricci&Forte.

Cerca infine di aprire uno spiraglio di opportuna riflessione l’incontro Quali spazi per la drammaturgia contemporanea?, coordinato dai critici Graziano Graziani e Attilio Scarpellini (il 9 alle 18). Momento di confronto e dialogo, questo, perfettamente in linea con le linee ispiratrici dell'intera vetrina.
Info: 06/684000313

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