da Roma
È caccia al commando di incappucciati che venerdì sera ha assalito a colpi di spranghe e coltelli tre romeni davanti a un supermercato alla periferia della capitale. L’altra notte gli investigatori dell’Arma hanno passato al setaccio le sedi di circoli e le abitazioni private di esponenti e simpatizzanti dell’estrema destra locale, identificato e interrogato una decina fra pregiudicati e giovani del posto.
I carabinieri hanno bussato alla porta della sezione di Forza nuova in via Torriti, a poca distanza dal luogo del raid, il parcheggio del «Lidl» di Tor Bella Monaca. Una sorta di atto dovuto, dopo la manifestazione al grido di «Italia agli italiani» a cui i militanti avevano dato vita il 26 ottobre scorso. Ma le indagini propendono più per la pista delle «bande di borgata», con a capo teste calde assetate di una plateale vendetta dopo il brutale assassinio di Giovanna Reggiani a Tor di Quinto. Gli inquirenti non tralasciano nemmeno l’ipotesi di una matrice comune con un’altra incursione xenofoba a colpi di bottiglie incendiarie e catene avvenuta il 19 settembre a Ponte Mammolo, sulla Tiburtina, dove una quarantina di persone diedero l’assalto a un campo rom, allora senza conseguenze. Nessuna traccia comunque è apparsa finora decisiva per l’inchiesta - la Procura procede contro ignoti per lesioni gravi - e nessun aiuto hanno fornito le telecamere del centro commerciale, assenti all’esterno. I testimoni parlano di un gruppetto di sette, otto persone, tutte coi caschi e le bandane ben calati sui volti, armati di bastoni, coltelli e d’una specie di mannaia, piombati e dileguati a piedi lungo via del Torraccio di Torrenova, fino a sparire inghiottiti dai palazzoni della borgata. Una spedizione punitiva, dunque, ben organizzata e compiuta in pochissimi istanti: giusto il tempo per sorprendere due amici romeni con le loro famiglie, Valentino, 39 anni, e Cristinel, 34, mentre uscivano col carrello pieno di buste della spesa, e un terzo loro connazionale, Marcu, 47 anni, che bivaccava nello spiazzo. Giù botte, fino a ricoprire il selciato di sangue.
Anna è la moglie di Valentino, dimesso dall’ospedale di Frascati già venerdì a mezzanotte. «Siamo in Italia da 6 anni, mio marito lavora come carpentiere in un cantiere a Bracciano - racconta tremante - Abbiamo figli, siamo terrorizzati». Cristinel resta ricoverato e dal suo letto in chirurgia non fa altro che ripetere: «C’ho paura, io c’ho paura». Ora la «polveriera» delle bainlieu romane rischia di esplodere. E la miccia è pronta da tempo. «Da mesi denunciavamo la situazione - spiega Nando Vendetti, delegato municipale di An per la sicurezza - con dossier inviati al sindaco e al prefetto. Ma nessuno ha mosso un dito».
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