da Roma
Laccusa è di quelle destinate a creare nuove polemiche e a immettere nel già complesso dibattito politico sulla Calabria nuovi veleni. Agazio Loiero, il governatore calabrese che ha riportato la Calabria sotto la guida del centrosinistra, adesso si sente lasciato solo soprattutto da quelli della sua coalizione. E per denunciare la sua «solitudine profonda, il suo senso di vertigine, di inutilità» sceglie il giornale del maggior partito del centrosinistra. Ieri sullUnità infatti Loiero, che alle ultime elezioni ha rotto clamorosamente con Rutelli e poi con Franco Marini e ha sostenuto una sua lista, rimanendo sempre nel centrosinistra, lancia unaccusa precisa: «Rutelli è stato tra i primi dal delitto Fortugno in poi che ha cominciato a ritrarsi. Un modo per prendere le distanze da una Calabria che appare infetta e irrecuperabile. Capisco ma non approvo. I partiti del centrosinistra hanno una responsabilità molto grave. Quando le indagini sul delitto Fortugno hanno cominciato a delineare lintreccio politica-interessi-affari sono stato lasciato solo. Dapprima si è consumata la frattura con il mio partito e piano piano con gli altri». E racconta della sua vita sotto scorta e delle minacce di morte ricevute. Lultima il 29 dicembre scorso.
Solidarietà soltanto da Piero Fassino e Marco Minniti. Per il resto silenzio. Alla sua intervista replica prima fra tutti Rosa Villecco Calipari (vedova del dirigente dei Servizi ucciso in Irak), che oggi è in commissione antimafia: «Non è vero che i partiti nazionali abbiano lasciato solo Loiero, personalmente gli confermo la mia vicinanza e mi impegno affinché la prossima missione della commissione antimafia riguardi proprio la Calabria». Diverso latteggiamento di un altro deputato calabrese del centrosinistra. Giacomo Mancini, della Rosa nel pugno, infatti accusa il governatore calabrese di accorgersi solo ora della criminalità organizzata e di dare su alcuni fatti una ricostruzione di comodo. «Loiero dice di non aver voluto candidare nella sua lista due persone perché imparentati con mafiosi - polemizza Mancini, anche lui componente dellAntimafia - considerato che oggi 24 dei 50 consiglieri della Regione sono indagati e inquisiti per reati gravi questa affermazione andrebbe rivista». E lancia a Loiero laccusa di avere deluso i calabresi per non aver «dato uno scatto di rottura rispetto al passato».
Altro componente dellAntimafia, Mario Tassone, che è anche vicesegretario nazionale dellUdc, critica il presidente Loiero di non parlare con la necessaria chiarezza: «Loiero farebbe bene a essere più esplicito rispetto al tipo di solidarietà che gli sarebbe venuta a mancare», sottolinea. E aggiunge: «Quando Loiero fa riferimento alla ndrangheta farebbe bene a essere molto più chiaro, magari fornendo elementi utili. Altrimenti il vago alimenta la confusione, il sospetto e rafforza lantistato che si annida dovunque. Questa maggioranza che sostiene Loiero è finita da tempo. Loiero ne tragga le conseguenze politiche». Molto critico soprattutto per i suoi rapporti con la Margherita, anche il vicepresidente del Consiglio regionale, Roberto Occhiuto dellUdc: «È sconcertante che Loiero ritenga che lorigine dei suoi problemi con la Margherita derivi dalla mancata spartizione degli incarichi di gestione della Sanità, e che poi decida di continuare a governare con la Margherita stessa. Ed è ancora più sconcertante che i dirigenti della Margherita calabresi facciano finta di niente pur di scongiurare le elezioni anticipate o la fine della gestione del potere regionale».
Anche per Maurizio Gasparri di An è necessario che Loiero spieghi cosa è avvenuto, nellUnione calabrese e nazionale, in quelle ore e nei giorni successivi al delitto Fortugno. «Ci spieghi quali sono le responsabilità dei partiti del centrosinistra alle quali fa cenno nellintervista. Perché non le denuncia?», sottolinea il deputato di An.
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