"Siete delle me... finirete sesti". Allegri furioso contro i dirigenti dell’Inter

Accade tutto negli spogliatoi a telecamere spente, il tecnico livornese sbotta e adesso rischia la squalifica. La Juve esce meritatamente dalla Coppa Italia e la stagione per i bianconeri si fa sempre più complicata

"Siete delle me... finirete sesti". Allegri furioso contro i dirigenti dell’Inter

Prima pacato ai microfoni dopo la sconfitta per 1-0 di ieri sera contro l’Inter nel ritorno della semifinale di Coppa Italia, poi durissimo negli spogliatoi a telecamere spente. È così che si può riassumere il post-partita di Massimiliano Allegri, iniziato il 4 aprile nell’andata terminata 1-1 e concluso ieri sera con l’eliminazione nella doppia sfida. È lapalissiano il cambio di tono di voce, di atteggiamento e di modo di fare da parte del tecnico livornese.

"Abbiamo fatto una buona partita ma abbiamo tirato poco in porta. Siamo usciti, non siamo in finale – solito pragmatismo allegriano – e bisogna ricaricare le energie, abbiamo ancora una semifinale di Europa League. Da domani si riprende a lavorare con cattiveria, dobbiamo tenere lontano Milan e Roma. Ce ne capitano di ogni in questo periodo, i primi quindici minuti eravamo addormentati", così Allegri a fine partita ai microfoni di Sport Mediaset. Tranquillità poi dimostrata anche in conferenza stampa. Eppure non poteva di certo essere finita qui. Arrivano gli spogliatoi. È lì che scoppia il retroscena di una serata tesissima in casa Juventus: "Siete delle me..., ma tanto arriverete sesti", diretto e senza giri di parole Allegri – secondo fonti della Gazzetta dello Sport – rivolgendosi ai dirigenti interisti Baccin e Marotta, per poi entrare nello spogliatoio dei suoi ragazzi e continuare ad urlare: "Dobbiamo arrivare davanti a loro in campionato, non dobbiamo mandarli in Champions". Una reazione dura, di pancia e che sicuramente trova scorie nell’andata della semifinale, quando a fine partita scoppiò il parapiglia fra le espulsioni di Lukaku, Cuadrado e Handanovic e 20mila euro di multa a Baccin stesso.

Al triplice fischio di Doveri sembrava che, per la prima volta su quattro in stagione, Inter-Juventus fosse finita senza screzi, espulsioni, risse, spintoni. Come se fosse filata via liscia, almeno per una volta. A questo giro, al contrario dell’andata, le parole forti sono volate via lontano dalle telecamere ma sono risuonate forti e chiare. Occorre capire se queste parole siano state registrate dagli ispettori federali e, qualora fosse questo il caso, se tali parole porteranno ad una squalifica. Sarebbe la seconda volta in tre giorni per il duo al comando della Juventus in campo, visto ciò che è accaduto al vice di Allegri, Marco Landucci, a seguito degli epiteti rivolti a Luciano Spalletti al termine di Juventus-Napoli, quel "pelato, ti mangio il cuore" che è costato all’allenatore in seconda del club bianconero una multa di 5mila euro e una giornata di squalifica.

Eppure, vista la situazione poco tranquilla in cui naviga la Juventus – ancora in attesa di capire il suo destino, sia in Italia che in Europa, sia sul campo che nel mondo della giustizia sportiva – sarebbe stato più che opportuno ricompattare l’ambiente e non alimentare ulteriori tensioni. La Juve non sa più vincere, nelle ultime sette solo una vittoria – quella dell’1-0 contro lo Sporting – poi due pareggi – il ritorno in Portogallo (1-1) e l’andata contro l’Inter (1-1) – e ben quattro sconfitte, quelle con Lazio, Sassuolo, Napoli e, appunto, Inter grazie alla rete di Dimarco al 15’. Juventus senza gioco, senza identità e (ora) anche senza risultati.

Le colpe non sono tutte di Allegri ma una parte sì. Le attenuanti sono le stesse da inizio campionato: assenze pesanti come quelle di Chiesa, Pogba, Vlahovic, Di Maria, Milik; poi la giustizia sportiva con il -15 poi (forse) tornato +15; poi le dimissioni in blocco di tutto l’establishment; poi l’Uefa e, soprattutto, una perenne incertezza che condiziona ambiente, giocatori come singoli, come squadra e soprattutto i risultati sul campo. Allegri ha le attenuanti e non manca occasione in cui non le sbandiera – sarebbe anche non corretto non concedergliele – eppure, in genere, negli ambienti del club torinese vale una massima che "il presidentissimo" Boniperti era solito ripetere con cadenza regolare: "Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta".

Dopo essere stata sbattuta fuori – praticamente senza mai crederci, perdendo anche con il Maccabi Haifa – dalla Champions la Juve si ritrova in semifinale di Europa League (univo vero obiettivo stagionale); non è mai stata in lotta per lo scudetto, anche prima della penalizzazione, perché il Napoli è stato superiore in tutto e per tutto alle altre diciannove squadre della Serie A e gli attuali diciannove punti di distacco – col +15 – dimostrano quanto appena affermato; ora è arrivata anche l’eliminazione dalla coppa nazionale a causa di una pessima semifinale di ritorno.

Saltasse anche la qualificazione alla Champions – sia tramite campionato che tramite Europa League e senza mettere in mezzo la giustizia sportiva – i contorni negativi della fallimentare stagione della Juventus sarebbero solamente negativi, al netto di qualsivoglia attenuante. E checché se ne dica, il responsabile ha un nome e un cognome, Massimiliano Allegri.

Perché se era il campo a dover dare le risposte a tutto ciò che stava e sta accadendo e accadrà nelle aule dei tribunali, come più volte sostenuto dallo stesso Allegri, ieri sera, per l’ennesima volta, il rettangolo di gioco non ha dato le risposte fattuali alle tante, troppe parole degli ultimi mesi. Con buona pace dei tifosi bianconeri, vere vittime di tutto ciò che sta accadendo.

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