Tra tutte le panchine traballanti in Europa, pochi avrebbero previsto che la prima a cadere sarebbe stata quella di Julian Nagelsmann. I numeri sembravano tutti dalla parte del wunderkid tedesco, il 35enne ex tecnico del Red Bull Lipsia che aveva convinto il Bayern a pagare 25 milioni di Euro per averlo all’Allianz Arena. La corazzata bavarese si è liberata del PSG negli ottavi di Champions, ha vinto l’ennesimo Meisterschale l’anno scorso ed è ad un solo punto dalla vetta della Bundesliga. Come è possibile che l’allenatore che era stato definito “perfetto per noi” dal presidente Herbert Hainer nemmeno due anni fa, sia stato defenestrato nel giro di due giorni?
Perché, poi, la dirigenza del club più ricco di Germania ha deciso di affidarsi a Thomas Tuchel, reduce da due fallimenti consecutivi al PSG e al Chelsea? Possibile che nemmeno una media di 2,19 punti a partita in Bundesliga, la quarta nella storia del Bayern, sia abbastanza per garantirsi almeno di finire la stagione? Per capire il perché di questa mossa a sorpresa, decisamente inusuale per una società fin troppo cauta come quella bavarese, bisogna fare un passo indietro e capire cosa sia andato storto.
Un fulmine a ciel sereno?
Il colpo di scena che ha fatto il giro del mondo in pochi minuti è sembrato a tutti tanto inaspettato quanto incomprensibile ma, in effetti, sembra essere il risultato di una discussione che è stata meditata a lungo dalla dirigenza del Bayern. Dopo l’annuncio della sostituzione in panchina, due delle figure più rappresentative della società hanno fatto sapere come siano giunti a questa decisione. A sentire il Ds Hasan Salihamidzic, non è stata una scelta fatta a cuor leggero. “Questa è stata la decisione più difficile da quando sono al Bayern. Dopo un’analisi approfondita dell’evoluzione sportiva della nostra squadra, specialmente da gennaio, abbiamo deciso di liberare Julian. Siamo molto riconoscenti per quello che ha fatto al Bayern e gli auguriamo ogni bene”.
L’ex portiere della Germania Oliver Kahn è ancora più onesto, tanto da ammettere che la delusione nel club è stata grande: “Da quando lo avevamo ingaggiato, eravamo convinti di poter lavorare con lui per molti anni. Julian condivide il nostro desiderio di giocare un calcio efficace ed attraente. Ci siamo però resi conto che la qualità della nostra squadra non è aumentata come volevamo. Dopo il Mondiale abbiamo vinto sempre meno ed in maniera meno spettacolare. L’inconsistenza dei risultati hanno messo a rischio gli obiettivi non solo di questa ma anche delle prossime stagioni. Ecco perché abbiamo agito in fretta”. Belle parole che nascondono le fratture profonde che avevano incrinato un rapporto che sembrava perfetto. Le ragioni? I risultati e la personalità abrasiva del giovane tecnico, che si sarebbe fatto molti nemici a Säbener Straße, il quartier generale del Bayern.
La crisi post-mondiale
L’immagine dipinta dalla dirigenza è fin troppo perfetta e nasconde come la direzione presa da Nagelsmann fosse stata criticata pesantemente dietro le quinte. Dopo la prima stagione che aveva portato il 32° titolo di campione di Germania, il tecnico aveva fatto una vera e propria rivoluzione, abbandonando il modulo prevalente al Bayern dai tempi di Van Gaal. Rimpiazzare poi un talismano come Robert Lewandowski si era rivelato più complicato del previsto. Eppure il Bayern, almeno fino alla lunga pausa per il Mondiale invernale, macinava vittorie come se niente fosse cambiato. Dall’alto delle dieci vittorie consecutive, tutto sembrava funzionare al meglio, nonostante le notizie su problemi nello spogliatoio diventassero sempre più insistenti.
La pausa, allungata dal tradizionale stop della Bundesliga, ha però rovinato gli equilibri interni alla squadra. Da quando si è ripreso a giocare in Germania, il Bayern sembrava aver perso la sicurezza del passato. Il vantaggio accumulato nella prima parte della stagione era evaporato, riaprendo una corsa al titolo che sembrava già chiusa a Novembre. L’ultima, dolorosa sconfitta a Leverkusen ed il sorpasso da parte dei rivali storici del Borussia Dortmund sembrava, però, solo un incidente di percorso. Pochi dubitano sul serio che l’undici di Nagelsmann avrebbe alzato al cielo un altro titolo a Maggio. Cosa avrebbe spinto la dirigenza ad agire? Il fatto che parecchi senatori ne avessero abbastanza di lui.
Colpa dello spogliatoio? Non solo
Il fatto che tra il tecnico e il capitano Manuel Neuer non corresse buon sangue era fin troppo evidente, ma la situazione era precipitata a fine dicembre. Quando Neuer si era rotto la gamba in un incidente mentre era in vacanza, Nagelsmann ne aveva approfittato per licenziare in tronco l’allenatore dei portieri Toni Tapalovic, il miglior amico del capitano. L’allenatore aveva provato più volte a rimpiazzarlo ma Neuer era riuscito a respingere ogni tentativo. Essere bloccato a casa aveva precipitato la situazione, un colpo basso che il capitano della Mannschaft si sarebbe legato al dito. Neuer non avrebbe avuto problemi a trovare alleati. A quanto pare, infatti, i pesanti allenamenti cui Nagelsmann sottoponeva la rosa e la sua tendenza a tempestare i giocatori di urlacci da bordo campo in partita lo avevano reso persona non grata. Secondo alcune voci, i senatori del Bayern avrebbero considerato il tecnico un presuntuoso che non li trattava col dovuto rispetto.
A convincere la dirigenza a tagliare i ponti, forse, sarebbe stato il suo comportamento per niente in linea con lo stile del Bayern, bandiera della Baviera, regione molto ricca ed estremamente conservatrice. Ai tanti azionisti cattolici l’idea che l’allenatore della loro amatissima squadra avesse lasciato la moglie per mettersi con una giornalista della Bild non era andata proprio giù. Il fatto che, poco dopo, il tabloid avesse pubblicato voci di corridoio uscite chissà come dal Bayern gli aveva alienato parte della tifoseria. La vera goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso è però un’altra: mentre la dirigenza stava discutendo il suo futuro a Monaco, Nagelsmann aveva approfittato della pausa per le nazionali per portare la sua ragazza a sciare in Austria. Una mancanza di serietà imperdonabile per un club che è il simbolo di una nazione come la Baviera che si prende molto sul serio. Qualunque sia stata la ragione, quello che era stato visto come un progetto generazionale sembra giunto alla fine.
Perché Tuchel? La Champions
A prendere il testimone sarà un altro tecnico che ne sa qualcosa su cosa voglia dire fallire in una grande squadra. Thomas Tuchel era già stato avvicinato al Bayern nel 2018, appena lasciato il Borussia Dortmund ma gli era stato preferito Niko Kovac. L’allenatore tedesco era andato al Paris Saint-Germain, senza però riuscire a portare i risultati che la società francese si aspettava. Ironia della sorte, il sogno proibito del PSG, la coppa dalle grandi orecchie, l’avrebbe alzata pochi mesi dopo aver lasciato il Parco dei Principi. Poco più di quattro mesi dopo esser stato ingaggiato dal Chelsea, Tuchel aveva guidato i Blues al trionfo in Champions, battendo il favoritissimo Man City di Guardiola in finale. Questo fatto è sicuramente ben presente nella mente del Bayern, come il fatto che il tecnico, dopo esser stato defenestrato dal Chelsea, si fosse trasferito a Monaco.
Dietrologie a parte, Tuchel dovrà imprimere fin da subito il suo marchio sulla squadra. Il 1 Aprile ad attendere il Bayern ci sarà la rivale di sempre, il Borussia Dortmund. Dieci giorni dopo Der Klassiker, poi, l’andata del quarto della morte all’Etihad Stadium contro il Manchester City. Cosa potrà fare Tuchel che Nagelsmann non poteva? Dare fiducia agli attaccanti del Bayern, quei Sadio Mane e Leroy Sane che non hanno certo brillato in questa stagione. Al contrario del suo predecessore, Tuchel sembra capace di cambiare modulo senza essere troppo massimalista. In quanto poi alla gestione dello spogliatoio, sia al PSG che al Chelsea era riuscito a creare rapporti positivi con buona parte dei giocatori chiave.
Questa arte sottile e complicata, che ha garantito a Carlo Ancelotti una serie di vittorie impressionanti, potrebbe riuscire a dare la scossa ad una delle rose più talentuose al mondo. Basterà per salvare la stagione del Bayern? Al campo, come al solito, fornire le uniche risposte che contano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.