Caso Acerbi, la “vendetta” del Napoli: niente patch anti-razzismo sulle maglie

L'assoluzione del difensore dell'Inter dall'accusa di aver lanciato insulti razzisti nei confronti di Juan Jesus ha causato una reazione immediata da parte del club partenopeo, che toglierà dalle proprie maglie la patch anti-razzismo già a partire dall'anticipo di sabato pomeriggio contro l'Atalanta al Maradona

Caso Acerbi, la “vendetta” del Napoli: niente patch anti-razzismo sulle maglie
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Visto che nel calcio italiano di polemiche non ce n’erano evidentemente a sufficienza, la reazione stizzita del Napoli dopo la sentenza del Giudice Sportivo sugli insulti razzisti lanciati da Francesco Acerbi nei confronti di Juan Jesus non si è fatta attendere. A poche ore dall’assoluzione per insufficienza di prove del calciatore dell’Inter, il club partenopeo ha fatto sapere che, quando scenderanno in campo sabato prossimo contro l’Atalanta, i giocatori del Napoli non avranno sulla maglia la patch con la quale la Lega Serie A porta avanti la propria campagna contro il razzismo. Una reazione che rischia di trascinare avanti ancora a lungo un episodio certo non edificante del calcio tricolore.

Dalle parole ai fatti

La notizia di escludere la patch con lo slogan “Keep Racism Out” dalla maglia speciale che l’undici di Calzona vestirà sabato per celebrare l’anniversario della collaborazione con lo sponsor principale Msc Crociere è stata annunciata in mattinata da Tommaso Bianchini, responsabile marketing del club campano. Una reazione dura e decisa trasmessa con un comunicato asciutto: Il Napoli ha comunicato che qualsiasi iniziativa contro il razzismo sarà fatta dal Napoli direttamente e non più per interposti enti, società o organizzazioni. Quindi andremo avanti da soli”. L’insoddisfazione del Napoli per la decisione a sorpresa della giustizia sportiva era apparsa già più che evidente nella serata di martedì, quando i partenopei avevano emesso un comunicato ufficiale decisamente poco diplomatico.

Juan Jesus La Penna Inter Napoli proteste

I toni poco urbani della comunicazione a caldo erano stati attribuiti all’enfasi del momento, alla delusione nel constatare come la giustizia sportiva non avesse ritenuto sufficienti le prove portate da Juan Jesus sul comportamento discriminatorio tenuto dal difensore dell’Inter. Chi aveva considerato una sparata estemporanea la volontà espressa dal Napoli di “non aderire più a iniziative di mera facciata delle istituzioni calcistiche contro il razzismo e le discriminazioni, continueremo a farle da soli, come abbiamo sempre fatto, con rinnovata convinzione e determinazione” certo non si aspettava che il club di Aurelio De Laurentiis passasse così in fretta dalle parole ai fatti.

Al momento si tratta solo di un gesto simbolico, che magari renderà ancora più costose le maglie celebrative realizzate per la gara al Maradona di sabato ma la rabbia per una sentenza ritenuta non equa e profondamente ingiusta difficilmente sparirà dall’oggi al domani. Una cosa, però, è schierarsi senza se e senza ma a fianco di un proprio tesserato rispetto al sabotare iniziative portate avanti in maniera collettiva dalla Serie A.

Una patch lascia il tempo che trova, ma le ruggini tra il Napoli e la Lega Calcio si stanno accumulando da anni. Insomma, l’ennesima lite che rende ancora più tossico un ambiente come il calcio italiano che avrebbe ben altre gatte da pelare.

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