Dionisi, Berardi e Frattesi: la resurrezione made in Italy del Sassuolo

L’impensabile cinquina rifilata al Milan dopo una sequela di risultati negativi ha un sapore confortante anche in chiave nazionale

Dionisi, Berardi e Frattesi: la resurrezione made in Italy del Sassuolo

Gli allibratori che si sono svenati puntando su un sicuro riscatto del Milan, di certo, sono rimasti sconcertati. Chi dovesse avere indovinato l’imponderabile 2-5 di domenica a San Siro, invece, deve avere probabilmente prenotato un soggiorno prolungato alle Seychelles o giù di lì. Il fatto è che al Sassuolo di Dionisi non credeva quasi più nessuno. Sei sconfitte e due pareggi nelle ultime otto. Una vittoria che languiva da ottobre. Abbastanza per deprimersi e paludare ogni ambizione. L’effervescente congegno ideato dalla famiglia Squinzi, la squadra sovente capace di prendere a pallonate gli avversari imbevendo di champagne la sua fase offensiva, si era come dissolta.

Dionisi rosolava incerto su braci sempre più roventi. La zona retrocessione si arrampicava fino a lambire le caviglie e i pensieri neroverdi. Che poi, questa squadra un tracollo lo elargiva ad ogni campionato, d’accordo. Ma lo sprofondo in cui era andata a relegarsi, da queste parti, non lo scrutavano da anni. Il ricordo sbiadito dei Di Francesco della prima ora e dei De Zerbi – folgorante anche oltremanica – acuiva una condizione già penosa.

Come si poteva pensare, quindi, che una creatura così vulnerabile potesse anche soltanto scalfire un Milan in cerca di riscatto? I rossoneri hanno varato un 2023 horribilis, ma la differenza di caratura tecnica sul campo pareva lampante. Certo avevano smarrito la consueta sicumera, infilzati dalla Lazio, presi a randellate dall’Inter, offesi finanche dai piani meno nobili della disfida pallonara italica. Però la voglia di rivalsa di Pioli sembrava, comunque, un propellente migliore dell’intruglio che faceva tossicchiare il Sassuolo.

Invece l’impensabile, in quanto tale, scampanella senza preavviso. Ma non del tutto per caso. Non per un fortuito allineamento astrale. Perché la qualità, anche quando è appannata, alla fine paga. Così le scelte opache di Dionisi, un gioco coraggioso e arioso, fatto di proposte offensive e sovrapposizioni elettriche, d’un tratto assumono senso. Lui progettava calcio da quando è arrivato, ma la struttura spesso implodeva, mostrandosi friabile. La malta però era quella giusta. I movimenti della cazzuola anche. Non è che infilando una serie di disfatte ha cambiato orientamento. Lui ha continuato a crederci, anche a costo di incassare sonori schiaffoni.

E poi, questa rimonta dalla sfiga che li assaliva, si avvita intorno ad altri due perni tutti italiani. Due che, se hai avuto il guizzo di frugarti un attimo al fantcalcio, oggi regalano un luccichio anche in fondo agli occhi degli allenatori più malandati.

Prendete Domenico Berardi, ad esempio. A San Siro ha scavato solchi come sentenze sulla sua corsia. Cefalee a domicilio per la retroguardia del Diavolo. Due assist, quasi tre, e addirittura un gol di testa. Una prestazione faraonica. Lui, che è rimasto con entrambi gli scarpini nella provincia italiana pur essendo nitidamente un calciatore da big, è sempre stata l’arma più acuminata di questa squadra. Se si inceppa, anche solo per qualche giornata, i neroverdi diventano improvvisamente un monocromo nero. Il Milan, peraltro, è una delle sue vittime preferite: undici gol da quando si frequentano, e mezza tonnellata di assist. Il Berardi di ieri collima con la sua versione più autentica: un eroe di periferia con il mancino incandescente.

Poi c’è Davide Frattesi, classe ’99, un lungo corteggiamento della Roma in estate. La sua permanenza è stata provvidenziale: anche quando il Sassuolo ha iniziato a imbarcare acqua, oscillando paurosamente tra i flutti, lui non si è mai scomposto. Impressionante per continuità di rendimento. Letale con le sue scorribande offensive. Estramemente efficace quando si tratta di contendere il pallone e far ripartire l’azione. Il suo destino pare già scritto: la prossima estate il ds Carnevali accetterà un cospicuo gruzzolo e lui si appollaierà dentro al centrocampo di un top club. Per intanto però, serve tutta la sua incontestabile grammatica calcistica per ricondurre la squadra in acque placide.

A questi due - intorno ai quali svolazzano diversi altri prospetti da modellare, da Laurentiè a Henrique – deve aver pensato compiacendosi anche

Roberto Mancini. Perché la provincia italiana, a tutti gli effetti, sta offrendo qualcosa di più che dei semplici titolari potenziali. Il Sassuolo pare improvvisamente risorto: forse a qualcuno toccherà farsi da parte.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica