Disastro Spagna: dopo lo choc, tutti contro Luis Enrique

Dopo lo choc dell'eliminazione ai rigori con il Marocco, la stampa spagnola si scatena contro il tecnico asturiano. "Rigori contro Luis Enrique", "possesso fine a sé stesso", "il calcio non è scienza" i titoli più pesanti

Disastro Spagna: dopo lo choc, tutti contro Luis Enrique

Proprio quando questo mondiale sembrava tornato nei binari della tradizione, ecco la sorpresa che non ti aspetti. La Spagna del tiki-taka, quella che sembrava aver compiuto la transizione generazionale perfetta, si schianta ancora contro il muro dell’outsider di turno. Se contro il Giappone molti avevano pensato che, in fondo, il secondo posto andava benissimo a Luis Enrique, stavolta no, stavolta è una disfatta vera e propria.

Raramente al Mondiale si è vista una nazionale incapace di segnare neanche uno dei rigori ma più che il risultato della famigerata “lotteria”, a gettare nello sconforto la Spagna è stata la prestazione decisamente sottotono nei 120 minuti e passa contro il Marocco. Inutile girarci attorno: la nazionale nordafricana avrebbe meritato di chiudere questo ottavo nei tempi regolamentari. Per tutta la maestria mostrata dalle Furie Rosse, non è che abbiano combinato molto con quel benedetto pallone. Il palo scheggiato da Sarabia negli ultimi secondi del supplementare è prova provata che, anche in uno sport a volte crudele come il calcio, l’universo trova spesso il modo di riequilibrare le cose. A girare il coltello nella ferita aperta dei fedelissimi della Roja, il beffardo cucchiaio di Hakimi, seguito dall’irrispettoso balletto del pinguino.

Delusione Spagna

Ovvio che, una volta superato lo choc, i media spagnoli non si siano peritati a scagliarsi tutti assieme contro il capro espiatorio di sempre, il tecnico asturiano. Il fatto che tra loro non corresse buon sangue, immagino, è solo una coincidenza. L’apertura del sito di Marca è indicativa: “il crollo di una Spagna mediocre”. L’articolo parla invece di “palazo monumental”, evidente assonanza col più comune “fracaso”, disfatta. La “controcronaca” è ancora più puntuta: secondo l’inviato in Qatar, Luis Enrique avrebbe “tradito i suoi sostenitori”. Il perfido collega ritorce contro il tecnico le sue stesse parole, con non poca ironia: “ma come, non eravamo arrivati qui con 26000 rigori tirati? Non dicevi che era come il tiro libero per i cestisti? Allora come mai non ne abbiamo messo nemmeno uno?”. Il vero peccato di Luis Enrique, fedele fino in fondo al suo approccio scientifico al calcio, sarebbe stato l’aver scelto lui i primi tre rigoristi, invece di chiedere chi se la sentisse come si fa dalla notte dei tempi.

Chiaro che, in questo modo, la pessima figura di Sarabia, Soler e Busquets viene recapitata tutta alla porta dell’asturiano. Sembra come se certi giornalisti non aspettassero altro che di scatenarsi contro il poco amato Ct, facendogli scontare le sue battute taglienti una dopo l’altra. Come ha reagito il tecnico quando gli inviati della RTVE, la televisione pubblica spagnola, gli hanno fatto l’inevitabile domanda sul suo futuro? “Non è il momento di parlarne – e poi, tengo mas salidas que el metro”. Letteralmente vuol dire “ho più uscite della metropolitana”, frase sibillina che può essere interpretata in vari modi.

Inizia il processo all'allenatore

Se il Mundo Deportivo sembra piuttosto equilibrato, basta passare ai giornali generalisti per capire come la disillusione nei confronti dell’ex tecnico di Roma e Barcellona sia di vecchia data. Il titolo del Pais è di quelli pesanti: “Espana cae en la droga”. In questo caso non si tratta di stupefacenti ma della tendenza a specchiarsi troppo, beandosi del proprio sopraffino giro palla, dei mille passaggi perfetti, senza poi saper bene cosa fare di quella palla.

Anche in questo caso, la colpa dell’inconcludenza della Roja non sarebbe dei giovani nazionali ma di Luis Enrique, incapace di trovare una soluzione al problema atavico della mancanza di una punta vera. Fino a quando hai di fronte una Costa Rica sotto choc tutto bene ma quando devi vedertela con una difesa organizzata, sono guai. Certo, c’è anche il commento del Diario ABC che, sebbene dando per scontato che le critiche colpiranno tutte il Ct, pensa che, di qui a qualche anno, il piglio e l’approccio “giochista” del tecnico faranno un gran bene alla Spagna, ma è davvero una mosca bianca.

La Vanguardia non si prende nemmeno il disturbo di nascondere le proprie intenzioni, titolando che “i rigori sono contro Luis Enrique”. La penna di Joan Josep Pàllas sembra grondare un filo di veleno, appena mascherato dalla bella prosa. “Le emozioni nel calcio non si controllano. Luis Enrique aveva chiesto ai propri giocatori di tirare migliaia di rigori nei club d’appartenenza per arrivare preparati sul dischetto – proprio come si allena il tiro dalla lunetta nel basket. Allo psicologo della Nazionale chiese di simulare la pressione che si ha quando si è lì, sul dischetto, in allenamento. La realtà, però, è tutt’altra cosa, ben più dura. Al momento della verità, la Spagna ha fatto flop”.

Insomma, il colpevole sembra già stato individuato; resta solo da capire se la RFEF gli rinnoverà la fiducia o se si aprirà l’ennesima successione sulla panchina delle Furie Rosse. Per il momento, a far festa sono i tanti immigrati marocchini a Madrid e in tutto il paese. Agli spagnoli toccherà sopportare tweet ironici come quello della Ryanair, abbastanza ostico per chi non sia madrelingua inglese.

Per loro fortuna, almeno al momento, i media tedeschi hanno resistito alla tentazione di spargere sale sulle loro ferite. Dopo le polemiche furenti sul “biscotto giapponese”, non è detto che duri a lungo. Coraggio, cugini: passerà anche questa “nuttata”. Ci rivediamo tra quattro anni.

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