Il Napoli in ginocchio. Facile titolo a commento di una sconfitta. Stavolta è la didascalia di una fotografia, tutti i tesserati della squadra napoletani, si sono accucciati in ginocchio, prima della partita contro l'Atalanta. Gesto ormai iconico del movimento Black Lives Matter ma, nel caso del calcio Napoli, una forma plateale contro la decisione del giudice che non ha sanzionato l'interista Acerbi dopo l'offesa,
si presume razzista, nei confronti di Juan Jesus. Tolta la patch dalla maglia sulla campagna della Lega calcio «Keep Racism out», tre parole ritenute ipocrite. In campo Marco D'Amore, tra gli attori di Gomorra (Ciro Di Marzio), ha concluso l'intervento con un urlo ripetuto cinque volte «No al razzismo», ribadito dalla folla del Maradona. L'ipocrisia riguarda il resto della comitiva calcio che prende posizione se non esclusivamente per interessi del proprio condominio, tant'è che i calciatori dell'Atalanta non hanno aderito alla protesta.
La vicenda Acerbi-Juan Jesus da infame si è fatta farsa, l'urlo del Maradona si è esaurito nell'ora e mezza successiva, sconfitta pesante, schiuma rabbiosa dei tifosi che ha rivoltola protesta alla squadra e alle responsabilità del presidente De Laurentiis, offeso e insultato. Ma, come nel caso Acerbi, senza possibilità di prova televisiva. Alla prossima.
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