La leggenda vuole che ogni ventiquattro anni una grande nazionale compia il suo destino e torni a salire sul tetto del mondo. È successo prima al Brasile nel 1994, poi all’Italia nel 2006 e infine alla Germania nel 2014. In quella calda e afosa notte del 13 luglio allo stadio Maracana di Rio de Janeiro, la "dea Eupalla" ha bussato alla porta di Mario Götze, consegnandolo alla leggenda. Non è un caso che a gonfiare la rete per l’1 a 0 della Mannschaft sull’Argentina, sia stato proprio il piccolo campione di Memmingen. A soli 22 anni il tedesco ha il mondo in mano con la sua stoccata di classe ha unificato la Germania più di quanto non abbia fatto Helmut Kohl, facendo esplodere di gioia una nazione intera che all’unisono ha urlato e pianto di felicità. Quello stop di petto e il repentino sinistro che ha trafitto Romero, sono serviti per cucire sulla maglia teutonica la quarta stella, mentre per Mario c’è un posto tra gli immortali del calcio e uno status affascinante ma, al contempo, pesante come quello di eroe nazionale.
Da traditore a eroe
A qualunque calciatore potrebbe essere sufficiente un film della vita, in cui riavvolgendo il nastro ci possa essere un attimo come quello vissuto da Götze nella storica notte brasiliana. Questo però non basta per lui, che non è un calciatore banale. In quella finale, il suo allenatore, Joachim Löw, lo butta nella mischia all’88° minuto di una partita che non si sblocca e che volge mestamente verso i tempi supplementari. Nell’arco dei novanta minuti l’Argentina ha forse meritato qualcosa in più dei tedeschi, che però adesso hanno una carta pesante da giocare, un campioncino pieno di talento e orgoglio da mostrare al mondo intero. Per spronare il giovane numero 19, Loew pronuncia queste parole: “Fai vedere al mondo che sei migliore di Messi”.
Fino a quel momento Götze ha disputato un mondiale opaco, decisamente sotto alle aspettative, ma quelle parole scatenano una reazione che arriva a culminare con quel gioiello di gol che decide le sorti della Coppa del Mondo. Le parole del commissario tecnico della Mannschaft non sono così peregrine, il fantasista classe 1992 è considerato a tutti gli effetti uno dei Golden Boy del panorama calcistico internazionale. Con il suo modo di stare in campo, con le sue giocate imprevedibili, con la sua rapidità fuori dal comune, ha fatto innamorare non solo una nazione intera, ma tutti gli amanti del pallone.
La Götze mania è travolgente, quel folletto indemoniato lanciato nel calcio che conta, quando è ancora giovanissimo, dal Borussia Dortmund di Jurgen Klopp, sembra senza confini. Anche se, a dire il vero, Mario ha già dietro alle spalle un cuore infranto, che corrisponde a quello della tifoseria che lo ha amato alla follia e fatto crescere fin da quando era piccolo. Il fenomeno di Memmingen si è macchiato del più grande tradimento che si possa compiere nel calcio tedesco, passando dal Dortmund al Bayern di Monaco. Due squadre rivali, due tifoserie che nutrono un’antipatia sportiva inimmaginabile. Il pupillo del muro giallo è diventato un un traditore. Una ferita che non si rimarginerà per molto tempo. Götze arriva al mondiale di Brasile 2014 proprio con un anno di casacca bavarese sulle spalle, e quel gol al minuto 113 contro l’Argentina sarà utile per ripulire la sua immagine, per cancellare quella macchia verso i vecchi tifosi del Dortmund. Da traditore a eroe.
Viaggio verso l’inferno
Da quella inebriante notte del 13 luglio 2014, le cose per Götze prendono una piega inaspettata, impronosticabile. Spesso quando si raggiungono enormi traguardi in giovane età, c’è il rischio di perdersi, di smarrire quella fame e quelle ambizioni che sono necessarie per rinnovarsi e per restare sulla cresta dell’onda. Il trequartista tedesco, considerato il più grande talento nazionale degli ultimi trent’anni, non trova più la strada maestra e la sua luce a poco a poco si offusca. A Monaco le cose non funzionano come volevano le premesse, il rapporto con l’allenatore Pep Guardiola non è idilliaco, tanto che Götze a mano a mano passa dall’essere titolare inamovibile, a pedina di rincalzo. La sua figurina è sempre più sbiadita, lui è triste e si siede spesso in panchina con l’aria sconsolata. I riflettori invece puntano continuamente su di lui, sull’eroe del Maracana, che sente un peso insostenibile su delle spalle sempre più fragili. Quel gol mondiale è stato tanto idilliaco quanto una condanna.
L’unico modo per tornare protagonista e per riaccendere una stella opaca è accettare il perdono, riprendere la strada per casa, cospargersi il capo di cenere e fare le valigie per Dortmund. Un nido sicuro, dove tutto è familiare per arrivare ancora una volta a esprimersi ai massimi livelli. Peccato che il fantasista abbia appena iniziato il suo personale viaggio verso l’inferno. Si allena con costanza, con abnegazione, non molla mai un centimetro. Ha tanta volontà in corpo, ma le gambe non girano. C’è qualcosa di strano, la stanchezza non lo abbandona e i muscoli sono fragili. Il medico sociale gli diagnostica una disfunzione del metabolismo che rende difficile da parte dell'organismo bruciare il grasso corporeo. Lo stop per Mario Götze è forzato, che rientrerà in campo dopo molti mesi dopo una risposta ottima alle cure. Lui però non è più lo stesso, ha perso velocità ed esplosività, e nel frattempo il Borussia Dortmund lo tratta come un vecchio giocattolo, da far appassire in un angolo. Il suo percorso sportivo sembra declinare verso un baratro, ma chi non si arrende sa che prima o poi la fortuna tornerà dalla sua parte.
Mario Götze di nuovo stella
Quando tutto sembra perduto, la chiamata del PSV Eindhoven è quanto mai provvidenziale. Accettare l’offerta di un club olandese e giocare un campionato di seconda fascia, ha le sembianze di un declino inevitabile per un calciatore che però ha solo ventotto anni. In quelle due stagioni passate nella terra dei tulipani, il campione del mondo macina chilometri in campo e, senza più il peso dei media sulle spalle, trova quella serenità necessaria per tornare grande. In una foresta buia, senza più luce, Götze trova quel sentiero che lo riporta prima in Bundesliga, grazie all’Eintracht di Francoforte, e poi nella nazionale tedesca.
Grazie alle ottime prestazioni, l’allenatore della Mannschaft Hans Flick – grande estimatore del talento di Memmingen - ha deciso di convocare l’ex prodigio del Borussia Dortmund nella squadra che darà l’assalto alla Coppa del Mondo di Qatar 2022.
La sua coppa. Una vera odissea sportiva per Mario, che intanto si gode il ritorno nella selezione tedesca dopo oltre cinque anni di assenza, con la speranza di chiudere un viaggio di nuovo da eroe, come otto anni fa al Maracanã.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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