I punti chiave
La lunga attesa per i tifosi del Napoli è finalmente finita. Tra poche ore gli uomini di Spalletti affronteranno quello che era visto come il vaso di coccio tra quelli di ferro del sorteggio degli ottavi di Champions. La trasferta nella metropoli dell’Assia, visto l’incredibile stato di forma dei partenopei, è più o meno considerata una passeggiata di salute, antipasto ad un incrocio ben più fascinoso nei quarti, prima assoluta per il Napoli. Le avversarie possibili erano sicuramente più conosciute e blasonate ma i ragazzi di Oliver Glasner non sono affatto una squadra materasso. Pur senza avere nomi di grido, l’Eintracht può riservare parecchie pessime sorprese a chiunque, specialmente quando gioca in casa.
A fare la differenza potrebbe essere l’antico stadio ma soprattutto l’atmosfera infernale che è in grado di creare una delle tifoserie più appassionate e fedeli di tutto il Vecchio Continente. Aggiungi una squadra giovane, che gioca talvolta un calcio scintillante, un portiere d’esperienza, un campione del mondo e la ricetta è pronta per una possibile sorpresa. Specialmente quando è in giornata, l’Eintracht è un pessimo cliente per chiunque. Per capire, però, cosa renda veramente unica questa realtà poco conosciuta del calcio tedesco bisogna dare un’occhiata alla sua storia e all’immensa passione che circonda la “diva scontrosa”.
Il fortino delle Aquile
Francoforte è una città strana che conosco piuttosto bene, avendoci vissuto per un paio di anni qualche lustro fa. Sulla carta è poco più grande di Firenze, ma nel corso della settimana cresce di almeno sei volte, arrivando ad attirare quasi tre milioni di lavoratori. Visto il traffico, molti si rivolgono all’estesa rete di trasporti pubblici che sposta queste masse di persone dirette verso le banche del centro, la borsa tedesca o le tante multinazionali basate sulle rive del Meno. Abitando all’estrema periferia occidentale del grande comune, per andare in centro prendevo quasi sempre la S-Bahn, l’efficiente metropolitana di superficie. Non serviva molto per rendersi conto di quando l’Eintracht giocasse in casa: ogni singolo vagone era pieno all’orlo di tifosi con le maglie dell’SGE, la Sportgemeinde Eintracht, la squadra che unisce una città coi piedi nel ricco passato del Sacro Romano Impero e la testa persa tra i sogni della grande finanza e le nuvole basse che passano dai grattacieli. A parte lo Zeil, la strada dei grandi magazzini, il Romer, l’antico municipio rifatto dopo la guerra e la splendida Kaiserdom, la cattedrale imperiale di San Bartolomeo, il vero centro emotivo di questa città ricca e un po’ noiosa è dall’altra parte del fiume che la divide a metà, uno stadio allo stesso tempo tra i più antichi di Germania e tra i più moderni.
Per ragioni di sponsorizzazione è oggi conosciuto con il nome di una delle principali banche tedesche, la Deutsche Bank, ma per i fedelissimi dell’Eintracht rimarrà sempre il Waldstadion, lo stadio nella foresta. Il nome si spiega più o meno da solo, visto che l’area a sud del distretto di Niederrad è tuttora occupata da un folto bosco. Più a sud-ovest si trova il grande aeroporto cittadino, il che spiega perché lo stadio sia molto ben servito dai servizi pubblici. Inaugurato il 21 maggio 1925, rimane tuttora al 362 di Mörfelder Landstraße, nonostante sia stato pesantemente rinnovato per ospitare le partite di Germania 2006. Non sarà enorme come l’Allianz Arena di Monaco, una vera e propria astronave alla periferia della capitale della Baviera, ma il tetto retrattile lo rende uno dei più moderni d’Europa. A parte le curiosità architettoniche, la cosa più impressionante è come questo impianto veda un tutto esaurito quasi perenne, anche nelle partite più scarse. I dati delle presenze sono pazzeschi: nella stagione in corso i 51500 posti del Deutsche Bank Park sono stati quasi sempre occupati. La media è infatti di 49.973 spettatori a partita, roba da mettere le Aquile nella top 15 dei club europei più seguiti. Sulle rive del Meno si dice che se trasferissero da queste parti il Maracanà “vero”, quello da 220.000 posti, i fanatici delle Adler lo riempirebbero. Il risultato di questa passione? Il fatto che l’undici di Glasner si trasformi tra le mura amiche. A parte la batosta contro il Bayern nella prima di campionato e le sconfitte con Wolfsburg e Borussia Dortmund, l’Eintracht non perde in casa da fine ottobre. Spalletti e soci sono avvisati…
Nel cuore dell'Europa
Sebbene l’SGE non abbia certo un palmares paragonabile a quello delle altre grandi di Germania, la passione e il calore dei tifosi dell’Eintracht non temono confronti. In quella che i critici chiamano “Bancoforte”, piace dire che la propria città è nel cuore dell’Europa. Geograficamente parlando la cosa è abbastanza discutibile, visto che se si considera il limite orientale del Vecchio Continente gli Urali le cose non è che tornino proprio ma nella capitale dell’Assia non ci si formalizza troppo. Il concetto è stato preso a cuore proprio dai tifosi dell’Eintracht, che cantano con trasporto il vecchio inno della squadra, Im Herzen von Europa, fatto quando le Aquile se la battevano con il Real Madrid al vertice del calcio europeo. Musicalmente non è proprio il massimo, una delle tante marcette vagamente marziali delle quali i tedeschi vanno pazzi, specialmente dopo aver tracannato qualche Binding di troppo, la birra preferita da quelle parti ma il cuore e il trasporto sono innegabili.
I tifosi dell’Eintracht non solo sono tra i più fedeli d’Europa ma viaggiano pure spesso e volentieri. Se ne sono accorti l’anno scorso al Camp Nou, quando per l’incrocio con il Barcellona si presentarono in decine di migliaia, tanto da far tremare il catino catalano. No, non sto esagerando, è uno dei trucchi dei maniaci dell’SGE. Appena arriva la chiamata del capo tifoso, si abbracciano l’un l’altro e si mettono a saltare ritmicamente, cantando una canzoncina che i più stagionati ricordano fin troppo bene, la sigla di una serie televisiva degli anni ‘70 con protagonista una ragazzina terribile con le treccine, un cavallo e le calze lunghe. L’effetto sugli stadi è impressionante. Se si dice che i tifosi del Boca Juniors facciano “vibrare” la Bombonera, quelli delle Aquile sembra che lo vogliano tirare giù. Non lo fanno solo in casa, ma anche in trasferta, tanto da sommergere anche tifoserie notoriamente calde con il loro entusiasmo.
Perché "diva scontrosa"?
Con una tifoseria del genere, verrebbe da domandarsi perché l’Eintracht non sia tra le grandi d’Europa. Non le manca niente: sponsor miliardari, un bacino d’utenza enorme, una società tutto sommato ben gestita e chi più ne ha più ne metta. Peccato che l’SGE non sia affatto una squadra normale. Il soprannome che gli hanno affibbiato i tifosi tedeschi, Launische Diva, è allo stesso tempo uno sfottò e semplice constatazione della realtà delle cose. Pur essendo partito molte volte con la chiara intenzione di alzare al cielo il Meisterschale, l’Eintracht vi è riuscito solo nel 1958/59, un trionfo tanto lontano da essere avvolto nel mito. Perché, mi chiedete? Chi lo sa, nessuno riesce a capire come possa succedere che i rossoneri facciano stagioni clamorose, dominando in lungo e in largo per poi crollare nel finale, senza alcuna ragione. Essere un tifoso delle Aquile, secondo alcuni tedeschi, è una condanna ad eterne sofferenze. Il passato dell’SGE non può che dargli ragione. Sì, certo, ci sono state le cinque DFB-Pokal, la Coppa di Germania, ultima tra le quali in una clamorosa finale all’Olympiastadion di Berlino contro lo strapotente Bayern Monaco, ma non possono bastare. A Francoforte si sogna in grande, si ricorda ancora la leggendaria finale nel cavernoso Hampden Park di Glasgow del 1960, quando l’Eintracht illuse i propri tifosi per venire poi travolto 7-3 dal mitico Real Madrid di Puskas e Di Stefano. La coppa dalle grandi orecchie, a sentire loro, gli sarebbe dovuta; se non avessero avuto di fronte campioni del genere sicuramente l’avrebbero vinta almeno una volta.
Ci si è dovuti "accontentare" della Coppa Uefa, sia quella storica del 1980 che il trionfo dell’anno scorso in Europa League, buono per garantire un girone “gestibile” all’Eintracht. Nonostante una partenza non ideale, è arrivato il passaggio agli ottavi e l’incrocio con una delle squadre più in forma in Europa, il Napoli di Spalletti. Cosa ne pensano i tifosi delle Aquile? Loro ci credono, con tutto il cuore, contro la logica, contro il buon senso. Non è la prima volta che stravolgono i pronostici, eliminando squadre ben più quotate nei 180 minuti. Chiedete al Barcellona per referenze.
Magari non succederà, magari i partenopei schiacciasassi travolgeranno la difesa tedesca, chiudendo le cose già all’andata. Dal rientro dalla lunga pausa invernale l’Eintracht ha messo in campionato tre vittorie, un pari con il Bayern a Monaco e un tracollo a Colonia ma una cosa è certa: almeno al Waldstadion non gli mancherà mai il tifo scatenato dei suoi fedelissimi. Da queste parti sognare non è vietato, è praticamente obbligatorio. A Osimhen e Kvaraskhelia il compito di spezzare ancora il cuore dell’Europa. Per i maniaci della Nordwestkurve, comunque, non cambierà niente: il motto rimarrà sempre lo stesso – Nur die SGE, solo l’Eintracht. Al campo, ovviamente, fornire le uniche risposte che contano.
Eintracht Francoforte-Napoli la potrete vedere in diretta e in chiaro su Canale 5 a partire dalle 20:45 di martedì 21 Febbraio. Per il ritorno al Maradona bisognerà aspettare di più, mercoledì 15 Marzo alle 21.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.