La nostra top 11 del Mondiale

Tre pilastri del Marocco rivelazione, tanta Argentina e qualche astro nascente: ecco la nostra nazionale preferita di Qatar 2022

La nostra top 11 del Mondiale

Bounou (Marocco)

La concorrenza era serrata: Martinez e Livakovic sono ad un’incollatura, ma preferiamo lui. Movenze feline, carattere da vendere, ipnotico quando si è trattato di neutralizzare in calci di rigore: Bounou è stato uno dei pilastri intorno ai quali il Marocco ha avvitato la sua impensabile impresa. Straordinario nel girone, addirittura epico contro il Portogallo.

Bounou

Hakimi (Marocco)

Ormai fa notizia solo quando è ingolfato. In Qatar invece sprinta, dribbla, suggerisce con pennellate sontuose che ne fanno un regista aggiunto. E, con buona pace di Conte, abbiamo scoperto che sa anche calciare i rigori. Uomo in più per Regragrui.

Hakimi

Gvardiol (Croazia)

Sembrava dovesse fare panca, invece le gioca tutte. Sbanda solo in semifinale contro l’Argentina, ma la debacle è collettiva. Solido, cattivo, tempista: mezza Europa calcistica è già sulle sue tracce e il cartellino si gonfia. Pare un cavallo di razza anche per la sua disinvoltura nella marcatura a uomo, roba che non si usa quasi più. Granito puro: ci sono andati a sbattere in tanti.

Gvardiol 2

Romero (Argentina)

Mondiale vinto da leader. Là dietro ricuce ogni sbavatura, detta i tempi della retroguardia, anima il gruppo con interventi esaltanti. Se Scaloni è riuscito a blindare per un pezzo la sua porta, larga parte del merito va attribuita al centrale in forza agli Spurs. Giovane e talentuoso: il futuro gli appartiene.

Romero 2

Theo Hernandez (Francia)

D’accordo, ha cannato la finale, ma in fondo al mucchio la Francia ce l’ha trascinata anche lui. Alex Ferguson diceva che i terzini sinistri forti sono come gli uccelli rari: lui appartiene senz’altro a questo genere di fauna. Partito riserva di suo fratello, ha disputato una coppa da protagonista: qualità sempre intatta, anche quando viaggia come una pallottola.

Theo 2

De Paul (Argentina)

Stuzzicava gli appetiti calcistici di molti già ai tempi dell’Udinese, ma non era esploso. In Qatar invece giganteggia. Un attimo è a sporcare una traiettoria al limite della sua area, quello seguente a cucire l’azione per servire Messi e compagni. E poi ci mette cumuli di garra: singolare – e ben riuscito – abbinamento di classe e cattiveria calcistica.

depaul 2

Amrabat (Marocco)

A Firenze gongolano da giorni. L’anno scorso fluttuava per il campo come uno spettro, fagocitato dalle prestazioni di Torreira. In questa stagione aveva già deluso gli scettici, sfoderando momenti scintillanti in campionato. Quello che ha fatto al mondiale però è ancora di un altro livello. Ha avvertito sulle spalle il peso di una nazione e l’ha difesa con una quantità ed una qualità francamente inattese ed esagerate. Top club europei pronti a rompere il salvadanaio.

Amra

Modric (Croazia)

La classe non va in vacanza. Chi lo immaginava a gingillarsi per il campo, come un pensionato di lusso, ha dovuto deglutire amaro. Modric ha cosparso il suo mondiale con un balsamo sopraffino: elegante nelle cadenze, maestoso nel tocco, sublime nell’ultimo passaggio. Cervello pulsante di una Croazia che si conferma a due passi dal tetto del mondo.

Luka

Messi (Argentina)

Finalmente Lionel. Finalmente un Mondiale vinto e attraversato da protagonista. Sapeva che sarebbe stata la sua ultima chance ed ha attinto a tutte le energie possibili per strappare via i fogli sdruciti del suo passato albiceleste, per scrivere un finale differente. Gol nei momenti decisivi, assist impensabili e anche la giusta spolverata di rabbia: ora il confronto con Maradona è un fardello più leggero.

Lionel

Julian Alvarez (Argentina)

Se Guardiola decide spesso di trascurare il suo credo tattico per schierarlo spesso al fianco di Haaland un motivo deve pur esserci. Se ne sono accorti avversari e spettatori: giovane scudiero di Messi, autentica rivelazione del mondiale. Alvarez possiede lo sguardo predittivo del campione e le movenze da killer delle difese altrui. Ha trascinato l’Argentina facendo accomodare in panca colleghi più illustri per quasi tutto il tempo. L’attacco albiceleste è affittato per i prossimi dieci anni almeno.

Alvarez

Mbappé (Francia)

Non è bastato un Mondiale faraonico. Non è servita una debordante tripletta conclusiva. Eppure Kylian ha dimostrato una volta di più di essere l’eletto, il prescelto, uno tra i pochissimi possessori della tessera del club. Il dopo Messi e Ronaldo è lui. In molti hanno ciarlato di come ingabbiarlo, nessuno ci è riuscito: strappi e progressioni laceranti, mixati a qualità tecniche marziane e a zaffate di puro cinismo. Dominante.

Kyllian

Allenatore: Regragrui (Marocco)

L’impensabile favola del Marocco è intrisa delle sue idee calcistiche.

Solo qualche mese fa andava a lezione da Arteta per affinare la tattica con il leader della Premier League. Ora è il condottiero che ha premuto per la prima volta l’Africa nella prima pagina del libro. Fenomenale.

Regra

A disposizione: Martinez, Upamecano, Dumfries, Bellingham, Bruno Fernades, Neymar, Giroud

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