Ad un Mondiale capisci che si sta iniziando a fare veramente sul serio quando di fronte hai due delle superpotenze del calcio, squadre che, nel bene e nel male, hanno fatto la storia del gioco. Difficile immaginare un incontro più fascinoso di quello che venerdì sera metterà una contro l’altra Olanda e Argentina. Queste due nazionali sono reduci da un percorso non esaltante e sembrano entrambe in crescita, tanto da rendere questo quarto di finale difficilmente decifrabile. Per darvi una mano a prepararvi psicologicamente per questo scontro tra titani, abbiamo provato a ragionare sui temi fondamentali, i problemi che dovranno affrontare i due tecnici. Le chiavi di questo scontro davvero equilibrato sono tutte qui.
Il peso della storia
Pochi incroci sono così carichi di mistica come gli scontri tra gli Oranje e l’Albiceleste. Dalla batosta rifilata dall’Arancia Meccanica di Cruijff a Germania ‘74 alla discussa finale del discutibilissimo mondiale del ‘78, quando queste due squadre si trovano di fronte fanno quasi sempre la storia del calcio. Magari la memoria di qualcuno torna indietro a quel giorno speciale, 24 anni fa, al Velodrome di Marsiglia, quando ci pensò Dennis Bergkamp a rimandare a casa l’Argentina segnando uno splendido gol al 90’, uno dei più belli della storia dei mondiali. Eppure, forse perché le ruggini accumulate nel tempo sono parecchie, difficile che siano belle partite, davvero memorabili. Le ultime due volte che si sono incrociate queste nazionali, in Germania e in Brasile, sono usciti fuori dei nervosissimi 0-0, decisi poi ai rigori. A giudicare dalle prestazioni messe dalle due squadre negli ottavi magari verrà fuori un partitone, ma forse, stavolta, tornerà a contare il peso delle rispettive reputazioni. Sia Scaloni che Van Gaal preferiscono controllare il gioco, tenere palla per poi colpire in ripartenza ma qualcuno questa partita dovrà pur farla. Certo che se poi ci scappasse il gol nei primi minuti, le cose potrebbero diventare parecchio interessanti.
Van Gaal contro Scaloni, mismatch?
A sentire molti commentatori, a decidere questa partita sarà sicuramente il genio di Lionel Messi, come se, in fondo, l’Argentina non potesse fare a meno del suo talismano. Ci sta, intendiamoci: senza i suoi colpi da maestro le cose sarebbero state molto più complicate per la Selecciòn. Il ruolo di Scaloni, invece, è sottovalutato assai. Strano, visto che questa nazionale gli assomiglia talmente tanto che a Baires l’hanno soprannominata “Scaloneta”. Per tutti i meriti del tecnico platense e la maestria che gli è valsa il trionfo in Copa America dell’anno scorso, non è che si sia esattamente ricoperto di gloria in Qatar. La sua Argentina ha troppe amnesie difensive e dei finali raramente brillanti. Non parliamo poi del gioco, che ha strappato pochissimi applausi. Il suo dirimpettaio, invece, finora non ha sbagliato quasi niente. Il “mago” Louis van Gaal, incurante delle tante critiche ricevute, ha messo assieme un gruppo coeso, compatto, fatto di suoi fedelissimi, capace di demolire in pochi minuti una delle squadre che aveva mostrato il miglior calcio, gli Stati Uniti. Per quanto scorbutico sia il tecnico, la sua Olanda non solo è in gran forma ma sembra divertirsi in campo. Dopo aver vinto la sua battaglia col cancro, lo stesso Van Gaal sembra sorridere di più, tanto da festeggiare con un balletto sgangherato la vittoria agli ottavi. L’incrocio col tecnico USA Berhalter lo ha visto uscire annichilito, senza risposte agli accenni di “calcio totale” degli arancioni. Scaloni è molto più esperto dell’americano ma riuscirà a trovare le contromisure alle trappole del maestro?
Si può davvero fermare Messi?
La domanda da un milione di dollari sarà stata fatta mille volte ai difensori dell’Olanda, che venerdì dovranno affrontare il faro della Selecciòn. Il giovane Timber e gli esperti Ake e Van Dijk hanno una sfida da far tremare i polsi ma ostentano sicurezza. Ake ha ammesso che non sarà semplice fermarlo ma che non sarà l’unico pericolo per la porta olandese. Van Dijk sa che concentrarsi troppo sulla Pulga potrebbe aprire spazi invitanti per Julian Alvarez. D’altro canto, l’unico uomo in grado di trasformare con una sola giocata una partita storta sembra proprio il rosarino. Van Gaal lo sa bene e cercherà sicuramente di almeno isolarlo dal gioco dell’Albiceleste. Se poi dovesse prendere il pallone va aggredito subito, costringendolo ad arretrare, senza avere il tempo di provare delle triangolazioni. Più facile a dirsi che a farsi ma certo non impossibile. A quel punto toccherebbe agli altri, che finora non hanno fatto vedere molto, caricarsi la squadra sulle spalle ed assaltare il fortino arancione. Un Di Maria in grande spolvero potrebbe complicare le cose assai ma per sfortuna di Scaloni non è al meglio. Vedremo se Alvarez riuscirà a dargli una mano o se il tecnico argentino avrà tenuto qualche asso nella manica da usare contro gli Oranje.
Il rebus Depay e Gakpo
Se da una parte c’è Messi a poter fare il bello e cattivo tempo, sull’altra sponda i nemici pubblici numero uno saranno sicuramente gli esuberanti avanti arancioni. Memphis Depay e Cody Gakpo hanno fatto fare una pessima figura ad una linea difensiva come quella americana che aveva retto per 100 minuti l’impatto con l’attacco inglese, un cliente assai complicato. Il rebus da risolvere per Scaloni è se favorire il suo solito 4-3-3 o passare al 3-5-2 col quale ha arginato la rimonta dell’Australia nel secondo tempo. Nel primo caso potrebbe tornare in campo Angel di Maria, ancora in condizioni non ideali, altrimenti ci sarebbe spazio per Lisandro Martinez, che prenderebbe il posto del Papu Gomez. La difesa a tre potrebbe consentire di dedicare attenzioni speciali a Denzel Dumfries, che ha spadroneggiato sulla fascia contro gli USA. In ogni caso, il centro creativo delle ripartenze arancioni resta Memphis Depay, che sembra tornato alla forma dei tempi migliori. L’avanti azulgrana è fondamentale per l’undici di Van Gaal, specialmente quando può sfruttare il dinamismo di Gakpo. Nicolas Otamendi e soci non hanno finora impressionato in quanto a mobilità e disciplina tecnica, cosa che potrebbe costare carissimo contro i guizzanti attaccanti europei.
Che ruolo avranno i comprimari?
Se gli occhi di tutti saranno puntati sulle stelle più famose, a fare la differenza potrebbero essere invece le seconde linee, dotate in entrambi i casi di sufficiente qualità per creare scompiglio nelle difese avversarie. Anche se ripetere la prestazione sontuosa contro gli USA sarà complicato, l’interista Dumfries sarà un grosso grattacapo per la compassata difesa argentina. Se avesse la libertà di muoversi sulla fascia, i suoi cross in area potrebbero mandare in confusione Otamendi e soci. Scaloni ha in rosa gente che combina gamba ed acume tattico che potrebbero disinnescare questa mina vagante ma basterà una sola distrazione per mettere a rischio la porta di Emiliano Martinez. Dei tre centrocampisti argentini forse solo Rodrigo De Paul potrebbe dare una mano alla retroguardia; sia Enzo Fernandez che Mac Allister sono molto più propensi ad avanzare dell’ex Udinese. Lato arancione, a creare parecchi grattacapi potrebbero essere sia Fernandez che Alvarez, a segno entrambe le volte che è sceso in campo con l’Albiceleste. Se segnasse anche contro l’Olanda sarebbe solo il quarto calciatore argentino a segnare nelle prime tre partite con la nazionale dopo Stabile nel ‘30, Corbatta nel ‘58 e un certo Hernan Crespo nel 2006. Una rete, poi, gli farebbe battere il record di Teofilo Cubillas nel 1970, il più giovane a fare tre su tre ai mondiali. L’avanti del Man City dovrà però vedersela con Van Dijk e compagni, clienti sempre assai complicati, come hanno verificato Pulisic e Weah negli ottavi.
Quanto conterà la "Doce"?
Gli stati d’animo delle rispettive tifoserie non potrebbero essere più distanti. Se l’esercito arancione non ha voluto mancare nemmeno in Qatar, parecchi ad Amsterdam e dintorni non avevano grandi aspettative per questo Mondiale. La nazionale di Van Gaal sembrava ancora acerba, spesso distratta, inadatta ad una competizione complicata come il mondiale. Il pubblico si sta scaldando poco alla volta ma la pressione continua a non essere altissima, come se ci si aspettasse sempre che qualcosa andasse storto. Dall’altro lato della barricata, la tempesta dovuta all’inattesa disfatta all’esordio con l’Arabia Saudita è stata solo una pausa nel festival dell’amore per la “Scaloneta”. La stampa è fermamente convinta che Messi sarà sempre in grado di togliere le castagne dal fuoco e sembra già pensare alla prevedibile semifinale con gli odiati brasiliani. Il pubblico? Loro ci credono, senza il minimo dubbio, come non si vedeva da parecchi anni. Il numero incredibile di argentini arrivati in Qatar ha sorpreso molti. Solo il Marocco può contare su un numero di tifosi equivalente. Probabile quindi che lo stadio sarà quasi tutto bianco e azzurro. Quanto conterà la “Doce”, il dodicesimo uomo in campo, la rumorosissima e appassionata aficiòn albiceleste? Difficile a dirsi. Finora il suo supporto costante ha consentito agli uomini di Scaloni di uscire fuori da momenti assai complicati ma cosa potrebbe succedere se le cose si mettessero davvero male davvero in fretta?
Queste sono le chiavi dell’ottavo di finale forse più atteso, assieme a Francia-Inghilterra.
I colleghi di Opta, grazie ad un loro modello statistico, vedono la vittoria nei 120 minuti dell’Argentina al 44,2%, quella dell’Olanda al 27,1% e un pari con conseguenti rigori al 28,7%. Avranno ragione loro o saranno ancora una volta le stelle a far pendere la bilancia da una parte o dall’altra? Per fortuna non manca molto e sarà il campo a dare il suo verdetto inappellabile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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