Spagna da record e roccaforte Svezia, Australia ai rigori e Inghilterra in rimonta: il diario dei quarti di finale

La Spagna conquista col brivido la prima semifinale grazie a Paralluelo e la corazzata Svezia ferma il Giappone, l’Australia elimina la Francia dopo un lunghissimo turno di rigori mentre le Leonesse d’Inghilterra rimediano in rimonta: il 15 e 16 le semifinali

L'esplosione di gioia dell'Australia al termine dell'estenuante sessione di rigori contro la Francia (via Fifa)
L'esplosione di gioia dell'Australia al termine dell'estenuante sessione di rigori contro la Francia (via Fifa)

L’appuntamento con la storia non si fa attendere: sarà Spagna–Svezia la prima delle semifinali, in programma al 15 agosto, e la Roja, al primo storico traguardo staccato last minute da Salma Paralluelo, dovrà fare i conti con la corazzata gialloblù che, ancora una volta, ferisce da palla inattiva prima e resiste agli assalti giapponesi poi. Le Leonesse di Sarina Wiegman chiudono in rimonta contro la sorpresa Colombia: l’Inghilterra, efficace in due tempi, dovrà ritrovare la brillantezza necessaria a sfidare le Matildas, per il secondo turno delle semifinali, il 16 agosto. Le padrone di casa d’Australia, dal canto loro, riescono ad eliminare una Francia sottotono in uno dei turni più lunghi forse di sempre di calci di rigore: 7 – 6 il definitivo, e 7 complessivi gli errori dal dischetto. Così, le Matildas, trascinate alle stelle ancora una volta dal proprio pubblico – 49’461 i tifosi, stavolta, accorsi a Brisbane – centrano per la prima volta una semifinale mondiale. Un frame da incorniciare, quello dell’esplosione per una vittoria da “appendere al Louvre”, come scrivono ironicamente dall’account Twitter.

La Roja si supera ancora

La Spagna vola in semifinale, per la prima volta nella storia della rappresentativa al femminile delle Furie Rosse, e il suo destino è scritto dai piedi del futuro: Salma Paralluelo, 19 anni e 271 giorni, la più giovane marcatrice della Coppa del Mondo, nonché la più giovane assoluta nella storia della competizione a segnare ai supplementari. L’ex velocista di Saragozza classe 2003, approdata al Barça dopo la promozione ottenuta col Villareal, entra al 71’ e segna al 111’ il suo primo gol mondiale – un gol che significa accesso alla prima, storica semifinale in casa Roja.

Paralluelo
La grinta ed il talento di Salma Paralluelo, perla della Roja (via Fifa)

In un match vivacissimo, per la Spagna riuscire ad imporsi contro l’Olanda pare un’impresa e ci voglio quasi 80’ per ottenere il vantaggio. Prima, però, c’è spazio per un braccio di ferro notevole e non poca sfortuna: al 17’, Redondo trova una spizzata di testa quasi a botta sicura ma il volo miracoloso di Daphne van Domselaar sposta sul palo il pallone, che torna sui piedi di Redondo per la ribattuta e s’infrange nuovamente sul palo, prima d’uscire dal campo. Quello dell’attaccante del Levante è il settimo legno per il team di Jorge Vilda. I Paesi Bassi si salvano anche quando, al 38’, il Var richiama Frappart: la direttrice di gara francese annulla il gol del potenziale vantaggio di capitan Esther González perché ben oltre la linea del fuorigioco. Il ritmo è vivace e, soltanto nel primo parziale di gioco, le conclusioni lato spagnolo sono ben 12, di cui 3 nello specchio.

La ripresa, poi, apre una sorta di montagna russa emotiva: dopo il rigore annullato al Var in favore dell’Olanda, al 79’ l’arbitro è richiamato ben due volte finché non è definito il rigore che potrebbe chiudere il match, perché van der Gragt nella propria area tocca a braccia larghe un tentato cross di Paralluelo, e condanna di fatto le sue all’inevitabile. Dal dischetto, Mariona Caldentey col brivido (del pubblico) e freddezza (tutta sua) spiazza l’estremo difensore olandese, con un rasoterra potente che colpisce il palo interno e termina in porta.

Il novantesimo è già realtà, ma Stefanie van der Gragt trova la redenzione: la numero 3, con 17 presenze e 3 gol nell’annata all’Inter, raccoglie un assist preciso di Pelova e chirurgica insacca alle spalle di Coll. Ai supplementari, succede soltanto una cosa, perché la legge non scritta del gol sbagliato gol subìto, ma forse anche un po’ di merito e resilienza, colpisce i Paesi Bassi: al 110’ Beerensteyn calcia alto al volo nell’area piccola, al 111’ Salma Paralluelo diventa eroina di Spagna quando, imbucata da Hermoso nel rovesciamento di fronte, trova giusto lo spazio per far l’unica cosa possibile: firmare il tabellino per entrare nella storia.

Roccaforte svedese

La Svezia approda al traguardo semifinale per la quinta volta, dopo il suo settimo quarto di finale, con la stessa formazione da corazzata in grado di segnare l’eliminazione delle campionesse del mondo in carica degli Usa. Ancora una volta, contro un Giappone estremamente prolifico (14 le reti in quest’edizione), il team di Gerhardsson lo fa con le sue armi migliori, le palle inattive: sono ben 7 i gol così realizzati dalle scandinave, di cui 4 da corner, uno su punizione diretta e due calci di rigore – di questi, ben 4 portano la firma di Amanda Ilestedt.

Il Giappone, all’Eden Park, parte sottotono e subisce da subito la situazione preferita dalle svedesi, che della fisicità fanno certo la loro marca distintiva: al 32’, dagli sviluppi d’un corner, una serie di rimpalli creano scompiglio nell’area nipponica e, a seguito del doppio tentativo di ribattuta di Eriksson, Amanda Ilestedt fa quel che (pare averlo mostrato) le riesce bene, di farsi trovare pronta a due passi dalla riga, rubando il tempo alle avversarie e insaccando con la stessa fame d’una prima punta. Il primo parziale di gioco regala pochi brividi – se non, certo, il palo di Asllani – e la ripresa è tutt’altra storia: al 49’, il check del Var richiama la svizzera Staubli per un tocco di mano da parte di Nagano. È quindi da un’altra palla inattiva che arriva il raddoppio della Svezia: al 51’, dal dischetto si presenta Filippa Angeldahl, che regala alle sue un’esecuzione perfetta con destro ad incrociare che spiazza Yamashita.

Quasi venti minuti più tardi, mentre l’avanzata della Nadeshiko inizia a farsi più pressante, un intervento falloso di Janogy su Ueki determina il calcio di rigore assegnato dalla direttrice di gara – ma la palla della numero 9, calciata di potenza, si ferma sulla traversa e atterra sul corpo di Musovic senza però attraversare la linea di porta. L’assalto e le occasioni sono tutte d’una Giappone che necessita d’aggrapparsi alle ultime forze e speranze rimaste: è il minuto 86 e da punizione diretta Fujino stampa clamorosamente sulla traversa il pallone impazzito, che poi scende e rimbalza ancora su Musovic, dando soltanto l’illusione, per un lunghissimo attimo, di passare ma scivola fuori. Un minuto dopo, Honoka Hayashi da distanza ravvicinata, dopo il tocco di Seike, rilascia un tiro potente che è quasi una liberazione per il Giappone per un 1 – 2 che non basta: è la Svezia a passare, tra le lacrime, al triplice fischio, delle ragazze di Ikeda, interpreti eccellenti d’una Coppa del Mondo brillante e di gran protagonismo.

“Take me Home, Aussie roads”: Matildas nella storia

Di strada ce n’è da fare ancora, ma forse nessuno s’aspettava che le padrone di casa d’Australia arrivassero fin qui, e certo fossero la squadra del destino per l’eliminazione della Francia dalla competizione. Eppure, al Suncorp Stadium di Brisbane, sotto gli occhi dei quasi 50’000 che stanno sostenendo lo straordinario percorso delle Matildas, è proprio il team di Tony Gustavsson a riscrivere la storia, centrando per la prima volta – dopo forse uno dei più lunghi turni di calci di rigore di sempre – una semifinale di Coppa del Mondo.

Un match blando, una Francia spenta e le Matildas senza quel guizzo di creatività che possa portare occasioni da gol. Certo, i movimenti della solita Diani, ma anche Le Sommer e Lakrar, rendono difficile la gestione difensiva alle padrone di casa, che però si trovano anche a poter approfittare degli spazi concessi dalle avanzate francesi: la propulsione, ma anche la motivazione, crescono all’ingresso in campo di Sam Kerr, al 55’, che rimpiazza davanti Emily van Egmond. Nonostante alcune imbucate che l’Australia potrebbe sfruttare meglio, come la conclusione di prima intenzione di Vine già al primo supplementare, oltreché al gol francese annullato proprio nel finale a capitan Renard per una spinta fallosa in area, i 120’ (oltre ad almeno 11’ extra time concessi da Carvajal Peña) di gioco si chiudono a reti inviolate. Allo scadere, un’immagine: Hervé Renard deve giocarsi le ultime carte a disposizione, e fa due cambi in funzione dell’imminente turno dei rigori – entra Périsset per De Almeida, e Durand per Peyraud-Magnin. L’estremo difensore di casa Juve lascia il campo, ben oltre il 120’, e incita le compagne con mirabile foga agonistica, ripetendo con forza un gesto che da fuori pare qualcosa come “usare la testa”; poi, incrocia lo sguardo della sua seconda. È Solène Durand, prossimo portiere del Sassuolo ed ex Digione e Guingamp, ad affrontare il momento forse più emotivamente provante. Anche perché durerà un’eternità.

Australia e Francia, difatti, non mollano e la sequenza sembra infinita. La Francia inizia male ma recupera, perché all’errore di Selma Bacha murata da Arnold fanno seguito i centri del comparto qualità con Diani, Renard e Le Sommer; finché le Matildas, che partono bene con Foord che la piazza all’angolino, vacillano con Catley che fallisce (più per merito di Durand che per demerito dell’australiana) e si riprendono i punti necessari con Sam Kerr e Mary Fowler. Da qui in avanti, non c’è margine d’errore: eppure, sbagliano sia Périsset che Mackenzie Arnold, con un palo a testa. Mentre l’estremo difensore casalingo chiede sostegno del pubblico, il rigore di Grace Geyoro è intuito ma non fermato dai guantoni della classe ‘94, come succederà per Durand un attimo dopo sul tiro di Katrina Gorry. A Karchaoui – potente, sotto la traversa – segue Yallop glaciale, poi Lakrar e Carpenter: è il nono round dei rigori, e qui qualcosa accade davvero. Kenza Dali è parata da Arnold, ma Carvajal Peña è richiamata al Var e il rigore va ribattuto per l’errato posizionamento del portiere australiana – stesso angolo, stessa parata. L’Australia potrebbe sorpassare, ma Clare Hunt è murata ancora da Durand. È la giovane Becho, sfinita, a sparare sul palo le speranze delle Bleues. Cortnee Vine, per ultima, passa, così le Matildas. Attesa (in)finita: la gioia può esplodere.

Il ruggito delle Leonesse

Forse è la partita più strana, quella in scena nella notte di Sydney allo Stadium Australia tra Inghilterra e Colombia. È la sesta volta per le Leonesse di Sarina Wiegman nello stage dei quarti (e dal 2015 la nazionale inglese non ha mai fallito l’accesso alle semifinali), la prima per le Cafeteras di Colombia che hanno stupito gli appassionati del torneo. Entrambe, però, si presentano meno brillanti delle attese. Per quanto la Colombia ci speri, aprendo le danze in marcatura a fine primo tempo, le Leonesse la riprendono subito e chiudono i conti in fretta, col cinismo pragmatico di chi d’esperienza se ne porta dietro parecchia.

L’Inghilterra a guida Wiegman è la prima a creare: è appena il 5’ e Russo – poi fermata per precedente posizione di fuorigioco – si ritrova a tu per tu con la porta perché Pérez sarebbe già battuta, ma trova la testa di Arias. Poi, però, senza altre grandi occasioni a rete, succede l’inaspettato: al 44’, Leicy Santos riceve palla da Caicedo e dalla destra lascia partire una sorta di cross mutatosi in volo in tiro a rete, che supera la sorpresa Earps e beffa le inglesi. Le Leonesse, però, recuperano subito: nei 6’ di recupero oltre i primi quarantacinque, un pasticcio della retroguardia colombiana, complice una Pérez in affanno che si lascia scivolare via dai guantoni la palla, regala di fatto il pareggio alle campionesse europee, col tocco facile di Laurean Hemp. Un match complessivamente non bello da vedere, ma ci pensa Alessia Russo a rimediare, almeno per un attimo: al 63’, la ‘99 ex United coglie la verticalizzazione di Stanway e calcia un diagonale imprendibile – quel che serve alle Leonesse per completare la rimonta, e aggiudicarsi il vantaggio. Solo un’altra bella occasione per le Cafeteras, quando Bedoya Durango lancia un tiro velenoso che impegna Earps, e nemmeno qualche spento tentativo d’incursione del talento Caicedo bastano per riprenderla: triplice fischio, e l’Inghilterra centra, di nuovo, l’obiettivo.

I tabellini dei quarti

11 agosto

SPAGNA-PAESI BASSI 2-1

SPAGNA (4-3-3): Coll, Batlle, Paredes, Hernández (91’ Carmona), Codina (77’ Andrés), Abelleira, Bonmat (87’ Guerrero), Hermoso, Caldentey (100’ Putellas), González (100’ Navarro), Redondo (71’ Paralluelo). A disp.: Rodríguez, Salón, Pérez, Gálvez, Zornoza, Del Castillo. All. Jorge Vilda

PAESI BASSI (3-5-2): Van Domselaar, Van der Gragt (106’ Casparij), Spitse (85’ Snoeijs), Janssen, Roord (61’ Wilms), Groenen, Pelova, Egurrola (96’ Dijkstra), Brugts (89’ Nouwen), Beerensteyn, Martens. A disp.: Kop, Weimar, Van Dongen, Baijings, Jansen, Kaptein. All. Andries Jonker

Marcatrici: 81’ Caldentey (S), 90’+1’ Van der Gragt (P), 111’ Paralluelo (S)

Ammonite: 35’ Hernández (S), Egurrola (P)

Arbitro: Stéphanie Frappart (Francia)

GIAPPONE-SVEZIA 1-2

GIAPPONE (3-4-3): Yamashita, Minami, Kumagai, Takahashi (90’+2’ Hamano), Shimizu, Sugita (46’ Endō), Nagano (80’ Hayashi), Hasegawa, Miyazawa (80’ Seike), Tanaka (52’ Ueki), Fujino. A disp.: Tanaka, Hirao, Miyake, Naomoto, Moriya, Chiba, Ishikawa. All. Futoshi Ikeda

SVEZIA (4-2-3-1): Musovic, Andersson, Eriksson, Ilestedt, Björn, Asllani (73’ Janogy), Angeldahl, Rolfö (73’ Hurtig), Kaneryd (84’ Jakobsson), Rubensson (84’ Bennison), Blackstenius. A disp.: Falk, Enblom, Sembrant, Lennartsson, Sandberg, Blomqvist, Seger, Schough. All. Peter Gerhardsson

Marcatrici: 32’ Ilestedt (S), 51’ Ángeldal (S), 87’ Hayashi (G)

Ammonita: 79’ Ueki (G)

Arbitro: Esther Staubli (Svizzera)

12 agosto

AUSTRALIA-FRANCIA 7-6 (0-0) dopo i rigori

AUSTRALIA (4-4-2): Arnold, Catley, Kennedy, Hunt, Carpenter, Foord, Raso (104’ Vine), Gorry, Cooney-Cross (116’ Yallop), Van Egmond (55’ Kerr), Fowler. A disp.: Williams, Micah, Nevin, Luik, Polkinghorne, Wheeler, Chidiac, Simon, Grant. All. Tony Gustavsson

FRANCIA (4-4-2): Peyraud-Magnin (120’+3’ Durand), Lakrar, Renard, De Almeida (120’+3’ Périsset), Karchaoui, Toletti (64’ Becho), Geyoro, Bacha, Dali, Le Sommer, Diani. A disp.: Picaud, Fazer, Majri, Matéo, Tounkara, Le Garrec, Asseyi, Feller, Cascarino. All. Hervé Renard

Rigori: 122’ Foord (A), 123’ Diani (F), 125’ Renard (F), 126’ Kerr (A), 127’ Le Sommer (F), 128’ Fowler (A), 131’ Geyoro (F), 132’ Gorry (A), 133’ Karchaoui (F), 133’ Yallop (A), 134’ Lakrar (F), 135’ Carpenter (A), 140’ Vine (A).

Ammonita: 92’ Gorry (A)

Arbitro: María Belén Carvajal Peña (Cile)

INGHILTERRA-COLOMBIA 2-1

INGHILTERRA (3-5-2): Earps, Greenwood, Bright, Carter, Bronze, Walsh, Stanway, Daly, Toone, Hemp (90’+3’ England), Russo (84’ Kelly). A disp.: Hampton, Roebuck, Charles, Nobbs, Wubben-Moy, Morgan, Coombs, Zelem, Robinson. All. Sarina Wiegman-Glotzbach

COLOMBIA (4-3-3): Pérez (67’ Giraldo), Vanegas, Daniela Arias, Carolina Arias (10’ Guzmán), Carabalí, Ospina Garcia (78’ Chacón), Bedoya Durango, Santos, Ramírez, Usme, Caicedo. A disp.: Sepúlveda, Montoya, Reyes, Restepo, Barón, Andrade, Ramos, Caracas, Bahr. All. Nelson Abadia

Marcatrici: 44’ Santos (C), 45’+7’ Hemp (I), 63’ Russo (I)

Arbitro: Ekaterina Katja Koroleva (Usa)

Il calendario delle semifinali

15 agosto

Spagna – Svezia, ore 10:00 | Eden Park, Auckland

16 agosto

Australia – Inghilterra, ore 12:00 | Stadium Australia, Sydney

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