Il Verona ferma la Fiorentina: il gol di Noslin vale tre punti per la salvezza

In un Bentegodi in estasi, il Verona lotta per la sopravvivenza e ferma la Fiorentina col gol decisivo di Noslin, dopo il rigore trasformato da Lazović e il momentaneo pareggio della Viola con Castrovilli

Il Verona ferma la Fiorentina: il gol di Noslin vale tre punti per la salvezza

La domenica della 35ª giornata di Serie A entra nel vivo al Bentegodi di Verona, in un clima caldissimo, sotto gli occhi degli oltre 27.000 sugli spalti. Verona–Fiorentina è uno snodo cruciale per il futuro d’entrambe le squadre: da un lato la salvezza, dall’altro l’Europa; in entrambi i casi, vincere e far punti assume un’importanza vitale. Così, i decibel già altissimi dell’incipit di giornata diventano – al triplice fischio di Rapuano che sancisce la vittoria del Verona per 2-1 – un’unica voce, un urlo liberatorio, per tre punti essenziali per la salvezza. È capitan Lazović, con una freddezza implacabile dal dischetto, ad avviare la festa gialloblù con un rigore procurato da Noslin in un disastro difensivo assoluto tra Ranieri e Christensen, che si dimenticano il pallone e fanno harakiri.

A pochi minuti dalla fine del primo parziale di gioco, la Fiorentina riemerge dall’apnea e Castrovilli ritrova titolarità e gol, dopo un digiuno di 357 giorni: Nzola riesce a tenere palla al limite dell’area, apre a sinistra per l’incursione di Castrovilli, che salta Magnani e fulmina Montipò con un sinistro imprendibile. Si sentono adesso le voci dei quasi 2000 accorsi da Firenze: è 1-1. Poi, però, alla ripresa il Verona colpisce ancora la Viola. Al 59’, in un momento di generale confusione, il fulmine a ciel sereno porta firma e sorriso del giovane Tijjani Noslin, che s’avventa sulla respinta corta di Milenković e scarica un tiro dritto e potente che buca Christensen per il 2-1. Solo un attimo di battito interrotto per gli spalti impazziti del Bentegodi, perché il Var opera un check relativamente veloce per un presunto (ma dubbio) tocco di mano precedente il gol dell’olandese classe ‘99 – alla fine, però, il check finisce e l’arbitro indica il centrocampo: il gol del vantaggio, che vale i tre punti, è regolare. Noslin, eroe di giornata, regala al team di Baroni una vittoria combattuta e difesa, soprattutto nel finale, a denti strettissimi.

Fino all’ultimo respiro

Al Bentegodi non si vedeva questa mole di pubblico per un Verona – Fiorentina, con oltre 27.000 tifosi in gialloblù e poco meno di 2000 segnalati nel settore ospiti, dalla stagione 1985/86. Un clima emotivo straordinario che condisce la tensione del campo, perché per entrambe questo finale di stagione può essere fondamentale; ancor più per gli Scaligeri padroni di casa a guida del fiorentino Baroni, perché la salvezza può essere raggiunta ma accaparrarsi punti è una necessità vitale nel contesto d’un gruppo di coda ravvicinatissimo: l’Hellas è quindicesimo a 31 punti, assieme a Frosinone ed Empoli, soltanto però a +2 da Udinese e Sassuolo dell’attuale terzetto retrocessione.

La Viola di Italiano (che ha vestito, da giocatore, la maglia gialloblù) ha invece lo sguardo puntato in alto, verso il cielo stellato dell’Europa che conta: sette punti nelle ultime tre gare, oltre al percorso di convinzione in Conference, ma coi 50 punti nel sacco i toscani – che devono ancora recuperare il match contro l’Atalanta – rimangono a -9 da quel quinto posto Champions e a -6 dal settimo della Lazio. Insomma, ogni passo sarà essenziale, in queste ultime battute, per poter lottare per i propri obiettivi fino all’ultimo respiro.

Le formazioni titolari

Marco Baroni chiede a gran voce il supporto dei tifosi, ma soprattutto dei suoi per “fare gol”. Così, davanti a Montipò, Centonze, Magnani, Coppola e Vinagre a gestire le retrovie; Serdar e Duda in mediana ed il trio offensivo – per trasformare i sogni in realtà – è affidato a Noslin, Folorunsho e Lazović a supporto di Bonazzoli prima punta.

Vincenzo Italiano punta giocoforza ancora sul turnover: a partire dai pali, con Christensen che prende il posto di Terracciano, e poi Parisi, Ranieri, Milenković e l’ex Faraoni i quattro di difesa; Maxime Lopez e Duncan dovranno gestire la mediana, mentre Castrovilli, Barák ed Ikoné attaccheranno alle spalle di Nzola che si riprende il posto da prima punta.

Lazović esalta l’Hellas, Castrovilli torna a sorridere

La stretta di mano ed i sorrisi tra Italiano e Baroni, ex compagni di squadra proprio a Verona, ad inizio match amplifica l’importanza emotiva di questa gara, in un Bentegodi al picco di affluenza stagionale che colora il terso cielo veneto di gialloblù.

Dai primi tocchi di palla, l’Hellas è ben schierato e, con aggressività, tenta subito di sondare le linee di costruzione: subito un paio di cross nell’area del venticinquenne Christensen, scelto da Italiano al posto di Terracciano, e qualche primo affondo di Vinagre nel settore di Faraoni, alla duecentesima in Serie A. La prima parata di Montipò ed il primo guizzo della Viola arriva invece al 9’, con la rapida progressione di Castrovilli, poi interrotta da Magnani. Un minuto dopo, Faraoni alza lo sguardo e pesca in profondità Nzola che, a tu per tu con Montipò, la spara addosso all’estremo difensore gialloblù; ma l’assistente di Rapuano alza la bandierina. È il 12’ e la Fiorentina si fa malissimo da sola: un lancio troppo lungo per Noslin, che prova a disturbare la difesa viola, finisce lentamente tra Ranieri, che protegge col corpo, e Christensen, che pare incantato dalle urla del Bentegodi – la palla rimane lì, Noslin la riagguanta ma è poi fermato dal maldestro guantone del portiere danese. Il Var ci mette pochissimo a confermare la decisione di Rapuano, che nel frattempo aveva già indicato il dischetto: è rigore. Dagli undici metri, capitan Lazović sgancia un missile terra aria imprendibile: esplode Verona, si alzano i decibel – Hellas in vantaggio, 1-0.

Non ha tempo di riassestarsi la Fiorentina, assolutamente disunita, perché i gialloblù recuperano palla e ripartono con aggressività: ancora Lazović la mette al centro per Bonazzoli che prova ad allungarsi in scivolata, ma la palla scivola a lato. La reazione della Viola arriva allora al 18’ ed è un’azione confezionata da due ex, perché Faraoni entra in area come un treno e offre morbido a Barák che pizzica di testa – Montipò spedisce in corner. Il Verona, a questo punto, prova a gestirla ma senza schiacciarsi: ci riprova Lazović dal limite dall’area, al 26’, ma il tiro è centrale; non sono pochi, comunque, gli errori della formazione di Italiano anche in disimpegno e spesso la palla è regalata ai padroni di casa. Cerca le giocate dei suoi, la Fiorentina: al 28’, prova ad accendersi Barák e s’innesca invece Castrovilli, che trova spazio per liberare un rasoterra velenoso, che passa sotto le gambe di Magnani e beffa il tuffo di Montipò; il tiro si ferma però sul palo. Un attimo dopo, un’ottima spizzata di testa di Nzola libera quasi con sorpresa Ikoné – con la difesa dell’Hellas alta ma non abbastanza – ma l’attaccante francese, che brucia Coppola, è disturbato bene da Vinagre e trova soltanto i guantoni del portiere gialloblù in uscita. L’Hellas c’è ancora e tiene la Viola in apnea: al 37’, una combo corale tutta di prima porta Lazović in area ad appoggiare per Bonazzoli, che sbaglia il tap-in col piattone calciando centralmente tra le braccia di Christensen. Mancano tre minuti alla fine del primo parziale e la situazione sembra di stallo; invece, Nzola tiene palla al limite dell’area, apre a sinistra per l’incursione di Castrovilli, che salta Magnani e fulmina Montipò con un sinistro imprendibile – ritrova la titolarità, il numero 17, e il gol, dopo quasi un anno. Si sentono adesso le voci dei 2000 accorsi da Firenze: è 1-1.

Nell’unico minuto di recupero concesso da Rapuano, prova a raddoppiare subito la Viola con una ghiotta punizione dal limite; ma Barák centra in pieno la barriera. Tutto rimandato al secondo tempo: si rientra nel tunnel in parità.

La Fiorentina si arrende: Noslin per la salvezza

È Marco Baroni a muovere le prime pedine, all’avvio della ripresa: entra Świderski per Bonazzoli. Nel frattempo, Barák inizia a movimentare davanti per rompere le righe, poi appoggia per Castrovilli ed un duro intervento (in ritardo) di Coppola è sanzionato dal direttore di gara riminese, che iscrive il difensore come ammonito del match. La Fiorentina ricomincia con un piglio più marcato sul possesso, ma è come se mancasse una certa serenità; ed è lì che si fa forza il Verona, che non demorde, come segnalato dal primo tiro in porta del subentrato Świderski, dopo 8’ dal suo ingresso. Nzola fatica a trovare spazi per l’eccellente lavoro di Magnani su di lui, mentre Noslin si muove molto e con buon recupero di palla, al 56’, serve Folorunsho ma l’azione si spegne per un (altro) errore di calibratura. La palla rimbalza a destra e sinistra, perché gli errori sono molti da entrambi le parti. Quel che accade, dunque, al 59’, è un altro fulmine a ciel sereno: Lazović mette un cross morbido, la respinta di Milenković è corta e da dietro, in corsa, Noslin scarica un tiro dritto e potente che buca Christensen per il 2-1. Il Bentegodi impazzisce, ma i decibel s’abbassano drasticamente quando Rapuano si ferma, e con lui il cuore di molti tifosi, per il richiamo del Var, che controlla un presunto (ma dubbio) tocco di mano precedente il gol dell’olandese classe ‘99 – alla fine, però, il check finisce e l’arbitro indica il centrocampo: gol regolare, il Verona è in vantaggio.

Italiano scalpita a bordocampo, infuriato, come la sua panchina, per la decisione arbitrale sul gol appena subito. Alla ripresa del gioco, richiama Bonaventura e Kouame, che subentrano al posto di Duncan e Castrovilli. Anche Baroni spende uno slot, per sostituire Vinagre con Tchatchoua. Passano pochi minuti ed arriva un altro doppio cambio dal lato toscano: entrano Mandragora e Beltrán al posto di Maxime Lopez e Ikoné. Al 71’, l’Hellas, sulle ali dell’entusiasmo per il vantaggio ed un’impresa che pare più che possibile, torna a presentarsi nell’area di Christensen: un altro tentennamento difensivo libera Świderski e Lazović, che si ostacolano a vicenda, e la palla si spalma placidamente sul fondo. Scrociano applausi dagli spalti, quando capitan Lazović lascia il campo, per l’ingresso di Suslov. La Viola si fa avanti timidamente, con una serie di tocchi ripetuti e quasi ossessivi al limite dell’area, dai quali Bonaventura prova a dar spazio alla sua creatività. In un passaggio arretrato di Barák, Mandragora si prende un rischio notevole ed è poi ammonito per l’intervento in (gran) ritardo su Folorunsho, che diventerà il terzo ammonito del match – già diffidato – per aver ostacolato, nell’azione successiva, il rilancio di Christensen.

Verona - Fiorentina

È l’81’ e Beltrán scambia con Barák il cui tentativo di cross è respinto in corner; dal calcio d’angolo, il pallone carambola su Nzola che tenta la conclusione al volo: alta di poco sopra la traversa. Quando mancano 7’ dal novantesimo, Italiano sa che non c’è più niente da perdere: fuori Faraoni, applaudito moltissimo dal suo vecchio pubblico, e dentro il Gallo Belotti, per un all-in da finalissima. Baroni risponde allora così: fuori Magnani e Folorunsho, dentro Dani Silva e Dawidowicz. La Viola è adesso tutta offensiva, ma il cronometro è in favore del Verona. Noslin tiene palla con gran classe, poi serve Suslov che cerca di piazzarla ma manda il pallone ampiamente fuori.

Verona - Fiorentina: finale

Sono 6 i minuti di recupero indicati dal quarto uomo, in un clima assolutamente esplosivo, in cui cori e speranze sugli spalti s’intrecciano ed amplificano. La confusione è tanta; poi Kouame di testa offre una sponda per Belotti, che tenta la stessa girata della notte di Conference ma rimane a terra dopo un accerchiamento di maglie gialloblù, ma il gioco è fermo per la segnalazione di fuorigioco. Il check del Var conferma la decisione del campo: niente penalty, come richiesto dalla Fiorentina, ma sicuramente fuorigioco. Il minuto è il 95 e la Viola si lancia all’arrembaggio in maniera un po’ sconclusionata, mentre il Verona a suon di punizioni cerca di resistere. Sono metri, passi, tocchi di pura sofferenza, in cui un’altra punizione di Mandragora si scontra sul muro veronese e Belotti cerca un disperato tentativo dalla distanza; l’Hellas spazza con vigore, mentre Baroni a bordocampo si muove convulsamente con gli occhi all’orologio. Rapuano fischia tre volte, al 98’, e il Bentegodi alza un grido liberatorio per i tre punti che potrebbero valere la salvezza.

Il tabellino del match

HELLAS VERONA (4-2-3-1) – Montipò; Centonze, Magnani (85’ Dani Silva), Coppola, Vinagre (63’ Tchatchoua); Serdar, Duda; Noslin, Folorunsho (84’ Dawidowicz), Lazović (74’ Suslov); Bonazzoli (46’ Świderski). Allenatore: Marco Baroni

FIORENTINA (4-2-3-1) – Christensen; Parisi, Ranieri, Milenković, Faraoni (84’ Belotti); Duncan (62’ Bonaventura), Maxime Lopez (69’ Mandragora); Castrovilli (62’ Kouame), Barák, Ikoné (69’ Beltrán); Nzola. Allenatore: Vincenzo Italiano

Marcatori: 13’ rig. Lazović (V), 42’ Castrovilli (F), 59’ Noslin (V)

Ammoniti: 47’ Coppola (V), 77’ Mandragora (F), 79’ Folorunsho (V)

Espulsi: nessuno

Arbitro: Antonio Rapuano (Rimini)

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