Dalla Camera sì alla manovra blindata

Montecitorio dà la fiducia sulle linee guida della Finanziaria per il 2009-2011. Con la riforma voluta da Tremonti gli emendamenti senza copertura saranno automaticamente respinti

Dalla Camera sì alla manovra blindata

Roma - Il Consiglio dei ministri l’ha approvata in nove minuti. Il Parlamento l’ha votata in 41 giorni. La prima manovra triennale prende corpo. Montecitorio la vara (in terza lettura) una manciata prima delle sette: 314 voti a favore, 230 contro. Di lì a poco è prevista la riunione del Consiglio dei ministri chiamato a discutere le linee guida della legge finanziaria propriamente detta. Ma un vertice di Berlusconi con il sindaco di Milano, Letizia Moratti, e il ministro dell’Economia, fa slittare la riunione di governo di tre quarti d’ora.
Ai colleghi Tremonti illustra quella che sarà una Finanziaria light: appena tre articoli (uno prevede le risorse per il rinnovo del contratto degli statali) e una tabella; ma pesante nei contenuti. E ancora di più, nei «collegati», visto che il ministro dell’Economia ha anticipato che la riforma del federalismo fiscale sarà presentata a settembre proprio come «collegato» alla Finanziaria; con l’obbligo, dunque, di essere approvata entro il 31 dicembre. Nel frattempo, il disegno di legge agganciato al decreto sulla manovra viene diviso in tre: uno sul lavoro, uno sulla competitività, uno su imprese ed energia.

Anche gli effetti di questi provvedimenti sono compresi nelle tabelle della Finanziaria triennale illustrata da Tremonti ai colleghi: il testo definitivo - spiega Gianfranco Rotondi, ministro per l’Attuazione del programma - verrà approvato a settembre. Ma i saldi di finanza pubblica che contiene sono quelli che verranno raggiunti nei prossimi tre anni con l’applicazione del decreto legge sulla manovra: 36 miliardi di euro di risparmi di spesa. Non solo. Il decreto votato da Montecitorio contiene anche un articolo (l’1 bis) che prevede l’impossibilità a modificare i saldi attraverso nuove entrate finanziate da maggiori entrate. L’unica modifica dei saldi di bilancio è possibile con un’ulteriore riduzione delle spese.

Nella sostanza il governo ha introdotto una sorta di riforma della legge di bilancio. La precedente - come ricorda Tremonti in un’intervista - nonostante l’articolo 81 della Costituzione (quello che obbliga la copertura delle leggi di spesa), ha fatto diventare il debito pubblico italiano il terzo del mondo. Con le misure introdotte nel decreto ciò non dovrebbe più accadere. Viene così impedito il tradizionale «assalto alla diligenza» parlamentare durante la sessione di bilancio. Nel senso che tutti gli emendamenti che non comportano risparmi di spesa vengono automaticamente dichiarati inammissibili.
Se il Consiglio dei ministri ha rinviato l’approvazione della legge finanziaria a settembre è perché anche dal Quirinale era stata sollevata la necessità che il Parlamento discutesse contestualmente sia la legge finanziaria sia la legge di bilancio. E se la Finanziaria è tecnicamente pronta (il saldo da finanziare è stato già approvato dalle Camere con il Dpef, e le misure per raggiungerlo sono nel decreto della manovra), il bilancio dello Stato non è ancora pronto, in quanto alla Ragioneria generale dello Stato non sono arrivate le proposte di budget dei singoli ministeri.

Il risultato, comunque, è di poco conto: la sostanza degli interventi di risanamento dei conti pubblici è già nel provvedimento votato definitivamente da Montecitorio; la

presentazione della legge finanziaria a settembre rientra nel rispetto della forma. «Possiamo andare in vacanza soddisfatti per il lavoro svolto», commenta Silvio Berlusconi. Da oggi il Parlamento è chiuso. Riapre a metà settembre.

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