Sandro Bondi*
Seguo da tempo con interesse, partecipazione e affettuosità la vicenda che riguarda Daniele Capezzone, emblematica, al di là dei contenuti specifici del confronto aperto e tuttora in atto nel Partito Radicale, di una nuova generazione, pronta ad assumere quelle responsabilità politiche necessarie in un momento di crisi nazionale, come quello che stiamo vivendo. Ed emblematica anche di una tenace resistenza, anzi di una vera e propria reazione, allormai più che necessario rinnovamento generazionale dei partiti italiani, e non solo dei partiti.
Lo stesso Capezzone, purtroppo, è figlio di questa crisi nazionale, sistemica, sociale e strutturale, tantè che, da tempo, critica il governo Prodi e la scellerata manovra facente capo alla legge finanziaria. Non sfugge a questo giovane e brillante politico cresciuto alla scuola di Pannella che, perfino nel suo partito, fin dalle origini liberista e libertario, ben poche voci critiche hanno disturbato il manovratore Prodi che, insieme al ministro Padoa-Schioppa, nella sua nuova e singolare veste di apologeta del keynesismo di ritorno e del pauperismo paleo-comunista, stanno conducendo la forma-Stato ad una crisi di proporzioni epocali. Capezzone ha avuto il merito di aprire il fronte del no al comunismo istituzionale interno al governo di Prodi come, parimenti, ha dalla sua la meritoria azione di organizzazione culturale e politica di un nuovo consenso attorno ai principi liberisti che dovrebbero guidare lazione dellesecutivo alle prese con larretratezza del nostro sistema-Paese e nel quadro di un'economia globalizzata in rapida trasformazione.
Lodevole è stata anche la sua felice intuizione di un tavolo dei volenterosi, al quale io stesso ho aderito, che riaprisse una logica riformista allinterno delle due alleanze politiche e un confronto reale sui contenuti in grado di apportare qualche significativa modifica ad un impianto della finanzaria peraltro inemendabile. Leccezione italiana, con un due partiti comunisti al governo ed un'area antagonistica, anchessa al governo che, insieme, raccoglie qualcosa come 12-13%, con un potere di rendita politica e di interdizione contro-riformista addirittura più elevati, hanno scosso anche la coscienza liberista di Capezzone, il quale, affrontando de visu il suo mèntore politico, Pannella, ha dimostrato una certa indipendenza di giudizio e un coraggio politico degno di nota.
Fin qui il dato positivo dellazione politica vivace di Capezzone. Restano, tuttavia, sul terreno due punti controversi: perché mai i Radicali, ben conoscendo il tessuto politico neocomunista ed essendogli da sempre avverso, si sia inserito quasi di forza - come ha riconosciuto Emma Bonino - in questo governicchio violentemente anti-liberista; quale possa essere il futuro di un asse liberista e liberale in questo Paese, che veda sia frange di radicali, sia gran parte della Cdl o, per meglio dire, del Polo delle libertà, con leccezione, almeno per ora, dellUdc, unite attorno ad un progetto comune di cambiamento e di riforma del welfare state, mettendo al centro il mercato, la persona, il capitale umano, il merito, cioè lOccidente nella sua accezione più marcatamente culturale e antropologica.
Le nuove mosse della ragione operate da Capezzone, dunque, mantengono aperto questo terreno di confronto e, con esso, la possibilità di recuperare lanima liberal-liberista riformatrice, lunica in grado di prospettare unimmediata e ravvicinata alternativa credibile di governo in grado di far riprendere all'Italia la strada delle riforme. In politica, due tensioni al cambiamento possono ora annullarsi, senza un progetto condiviso, ora potenziarsi reciprocamente, con un assetto e un progetto politico unitari.
*Coordinatore nazionale
di Forza Italia
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