CAPITALI IN FUGA DALL’UNIONE

CAPITALI IN FUGA DALL’UNIONE

La sinistra deve vincere per forza: così spiegano flautati opinionisti, scalmanati scarpari, algidi banchieri arruolati nelle file della cosiddetta Unione. E se la vittoria della sinistra è moralmente giustificata, allora ogni mezzo è lecito: dagli squadristi di Genova alla schifezza della par condicio che impedisce di comprare spot televisivi, alterando i rapporti di forza tra uno schieramento che ha sindacati, grande stampa e piccolo establishment, e un altro che conta essenzialmente sulle performance di Silvio Berlusconi. Quando un po' di base confindustriale, poi, protesta per con i suoi vertici, arriva Andrea Pininfarina e tratta il malumore di tanti industriali come la nomenklatura dei Paesi socialisti faceva con il dissenso: una provocazione degli imperialisti, in questo caso berlusconiani. Ieri, infine, Romano Prodi è arrivato a dire come le contestazioni che centrodestra e giornali «non allineati» muovono al suo programma di portare tutte le aliquote sulle rendite finanziarie a una stessa soglia del 20 per cento, siano «una turbativa di mercato». Lo stile sovietico di Prodi e dei suoi amici appare con nettezza: secondo il leader dell'Unione dovrebbe arrivare la Consob a far arrestare quelli del centrodestra che contestano le sue proposte. Alé. Avanti con lo stile alla Lukashenko, dittatore di Bielorussia.
Prodi dice, adesso, solo adesso, che non vuole toccare i Bot e i Cct correnti: un risultato la campagna del centrodestra l'avrebbe portato a casa. Anche se fidarsi della sinistra è un vero azzardo. Ma è ragionevole aumentare la tassazione sulle rendite finanziarie del risparmio gestito, cioè sugli investimenti del cinquanta per cento delle famiglie italiane? E sarebbe ragionevole lo scambio di questo massacro dei risparmi con la minore tassazione dei conti correnti? Le famiglie hanno investito sul risparmio gestito anche per sottrarsi al rischio di un prelievo diretto sui conti correnti, come quello di Amato del '92. Ora, sistemato quel fronte, ci si rivolge all'altro. Probabilmente anche per fare un favore alle grandi banche che nelle proprietà della cosiddetta stampa indipendente, danno il loro bell'appoggio.
Prodi denuncia il centrodestra perché creerebbe panico. In realtà i partiti dell'attuale maggioranza hanno dormito fin troppo su questi temi e sono stati svegliati solo da Giulio Tremonti nei giorni scorsi. Tra gli operatori finanziari, prima che tra i politici, è circolato l'allarme per proposte come quelle dell'Unione che provocano dalla vera e propria fuga di capitali all'estero alla tentazione di vendere tumultuosamente i titoli che negli ultimi tre anni hanno realizzato plusvalenze, per usufruire dell'aliquota del 12,5% fino a che è possibile.
Finora il massiccio spostamento in Lussemburgo del denaro degli investitori italiani avvantaggiava solo le società di gestione, meno tassate in quei Paesi. Ora è un interesse anche degli investitori che anziché pagare giorno per giorno l'imposta del 20% sui fondi comuni italiani, possono con i fondi lussemburghesi rinviare la tassazione al momento del disinvestimento.
Quelli che lo possono, si apprestano a rinviare i disinvestimenti per almeno cinque anni, quando il centrodestra tornerà a vincere contro i dracula del fisco.
Ci sarebbe un'alternativa: non far governare la sinistra questi prossimi cinque anni.

Darle ancora un po' di tempo per considerare come l'economia sia un corpo vivo, che va curato, anche in momenti di difficoltà come l'attuale, senza medicine da cavalli. Il centrodestra in cinque anni, ha abbassato (troppo poco) le tasse anche in mezzo alla tempesta.

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