Leggo larticolo di Mario Cervi «Cosa centra la Resistenza con Cefalonia?». Credo di poter affermare che Cervi parte da una premessa sbagliata: «Non mi interessa di discutere la figura del gen. Gandin, le cui incertezze ed errori vanno addebitati.. al marasma che seguì larmistizio». La ricerca archivistica ha acclarato che Gandin ricevette due ordini inequivocabili, l11 di «considerare le truppe tedesche nemiche» e il 12 di «resistere con le armi allintimazione tedesca di disarmo».
Se accanto a questi ordini non eseguiti mettiamo altri documenti italiani e germanici, dove Gandin tra laltro chiedeva ai tedeschi se i soldati disarmati avrebbero ricevuto «lo stipendio o il soldo», diventa chiaro che il generale non era affatto incerto: al contrario voleva passare al nemico. Dallaltra parte cerano gli ufficiali inferiori e i soldati pronti alla lotta. Quella settimana di pseudo trattative di Gandin e di continui soprusi germanici, accettati per disciplina dalla truppa, crearono una coscienza di lotta contro loppressore. Quando il 13 una parte della divisione fu interpellata dagli ufficiali votò per la lotta. Ha ragione Cervi: a Cefalonia non ci fu uno «slancio di democrazia». ma per la libertà e la patria sì. La prima resistenza in Italia fu iniziata da militari sbandati e poi dagli antifascisti.
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