da Milano
Ci sono i prezzi petroliferi, responsabili della revisione al ribasso delle stime crescita di Eurolandia e del contestuale rialzo delle previsioni dinflazione; e cè anche la «deplorevole» lentezza con cui i Paesi della euro zona stanno procedendo con il risanamento delle finanze pubbliche. Sono le due spine nel fianco della Bce, puntualmente messe in evidenza nellultimo Bollettino mensile diffuso ieri. Listituto guidato da Jean-Claude Trichet ha buoni motivi per essere preoccupato dagli effetti derivanti dal caro greggio, riassumibili per ora in un calo della domanda e della fiducia. Ciò ha indotto lEurotower a limare di un decimo di punto la crescita del Pil 2005, ora compresa tra l1 e l1,6%, e di due decimi quella dellanno prossimo, che dovrebbe oscillare tra l1,3 e il 2,3%. Anche se il futuro andamento del petrolio costituisce unincognita, la Bce ritiene comunque che «lespansione economica potrebbe rafforzarsi nella seconda metà dellanno». Trichet continua a monitorare con grande attenzione anche la dinamica dei prezzi al consumo. Linflazione sarà questanno tra il 2,1 e il 2,3% (contro l1,8-2,2% delle stime di giugno) e tra l1,4 e il 2,4% nel 2006 (0,9-2,1%). Uno sviluppo economico inferiore alle attese rischia inoltre di rallentare laggiustamento dei conti pubblici. Il Bollettino definisce «particolarmente preoccupante» la situazione dei Paesi «fuorilegge» nel rapporto deficit-Pil come Italia, Portogallo, Germania, Francia e Grecia. In particolare, per il nostro Paese la Bce prevede un peggioramento del rapporto debito-Pil.
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