Caro Clemente Russo,
è vero, come hai detto tu sono di sicuro incompetente in materia di pugilato, ma nessuno di noi
è incompetente in materia di diritti umani.
Spero davvero che tu possa farti onore fra
pochi giorni a Pechino. Lo spero per te,
per la tua Campania e per la nostra Italia.
Seguirò con trepidazione i tuoi match come
le gare di tutti gli altri nostri atleti. Io
non ti ho mai chiesto, Clemente, di non
partecipare a questi Giochi. Non avrei avuto
alcun diritto per farlo. Mi sono limitata
ad apprezzare la scelta di Imke Duplitzer,
la schermitrice tedesca che non prenderà
parte alla cerimonia inaugurale per protesta
contro il mancato rispetto dei diritti
umani in Cina. A questo ho aggiunto che
sta a tutti noi, qualunque lavoro si faccia o
sport si pratichi, in Italia come a Pechino,
come politici, atleti o come semplici tifosi,
compiere un gesto non violento di sensibilizzazione
sulla questione della libertà in
Cina. Un gesto qualunque, come una semplice
dichiarazione di fronte alle telecamere,
un qualche simbolo di solidarietà ostentato
sulle divise o in tribuna, fino al gesto
più forte di seguire l’esempio di Imke con
la rinuncia alla cerimonia d’apertura.
Penso che nessuno può essere legittimato dal contesto “ludico” a girare le spalle di fronte alla sofferenza degli altri. Anzi, proprio il particolare significato di pace e fratellanza insito nello spirito olimpico impone a tutti una particolare attenzione a ciò che di profondamente ingiusto avviene appena fuori dagli stadi in cui saranno impegnati gli atleti. Stadi costruiti spazzando via dalle proprie abitazioni migliaia di famiglie cinesi. Proprio come è accaduto alle case di quei cinesi che sono state rase al suolo per costruirci dei centri commerciali e che ieri sono riusciti a far conoscere il loro dolore attraverso le telecamere di alcuni giornalisti in Piazza Tienanmen, subito sgomberati dalla polizia. Credimi, da appassionata di sport, mi sarebbe piaciuto tanto assistere a questa Olimpiade come ministro della Gioventù, una “occasione della vita” che probabilmente non si ripeterà mai più. Eppure, nel mio piccolo ho ritenuto giusto offrire un modesto supporto ad una causa che considero molto più importante della mia soddisfazione personale. Semplicemente mi piacerebbe che ciascun italiano si trovasse a Pechino, tifoso, atleta, giornalista o rappresentante delle istituzioni che sia, facesse un piccolo gesto di sensibilizzazione.
Più che il medagliere, Clemente, mi importa il modo in cui la delegazione azzurra avrà
lottato, il messaggio di lealtà, talento e coraggio che riuscirete a trasmettere durante le vostre prove. Solo non dimenticate il dolore che circonda questa Olimpiade. Sono certa che non ci deluderete. E ora, forza Tatanka!- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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