Il Carroccio piega i "ribelli" Tosi e Fontana "Non scenderemo in piazza con i sindaci"

Rinuncia dei primi cittadini di Verona e Varese, che è presidente dell’Anci Lombardia Decisivo il consiglio federale di lunedì che ha imposto il divieto di protesta ai leghisti

Il Carroccio piega i "ribelli" Tosi e Fontana 
"Non scenderemo in piazza con i sindaci"

Milano Obbedisco? «Per carità, non mi metta sullo stesso piano di Garibaldi, che non è certo il mio eroe preferito. Mi paragono a Cavallo Pazzo prima di Little Big Horn: Hoka hey, è un buon giorno per morire». Eppure Attilio Fontana, sindaco di Varese e presidente dell’Anci (l’Associazione nazionale dei Comuni) della Lombardia ha deciso: obbedisce. Obbedisce alla Lega e non parteciperà alla manifestazione dei sindaci voluta dall’Anci contro la manovra, nonostante lui ne fosse uno dei più appassionati promotori. Cuore da sindaco, testa da militante della prima ora del Carroccio, racconta al Giornale il conflitto: «Ne ho parlato ieri (martedì scorso, ndr) con il mio collega sindaco di Verona, Flavio Tosi, e ci siamo trovati d’accordo: seguiamo le indicazioni della Lega, non parteciperemo alla manifestazione dei sindaci».
Lunedì scorso la decisione del consiglio federale, riunito in via Bellerio dal leader del partito, Umberto Bossi, alla presenza del ministro dell’Interno, Roberto Maroni. I vertici del Carroccio hanno imposto un divieto per i sindaci della Lega di partecipare alla manifestazione dell’Anci. Il ruolo di Attilio Fontana, presidente dell’Anci lombarda, e di Flavio Tosi, entrambi molto popolari tra i concittadini (e non solo) metteva da settimane in grave imbarazzo politico la Lega e l’intera maggioranza.
La classica strategia lumbard di lotta e di governo era andata un po’ oltre, trasformandosi anche in una guerra intestina all’interno del Carroccio tra leghisti di lotta e leghisti di governo. «Mi sono stupito che ci siano state persone che hanno avuto dubbi sulla mia fedeltà al partito. Credevo di tutelare gli interessi dei Comuni e di portare avanti la politica leghista» dice ancora Fontana. Aggiunge: «Sono innanzitutto un uomo di partito e non voglio andare contro le decisioni del suo massimo organismo interno. Dopo il vertice di lunedì, un membro del consiglio federale mi ha comunicato il divieto di aderire alla manifestazione. Per fedeltà, ho deciso di adeguarmi».
L’hoka hey di Fontana e Tosi depotenzia lo sciopero dei sindaci contro la manovra. Il fronte è rotto, anche perché Fontana ha già annunciato le proprie dimissioni da presidente dell’Anci lombarda. Un atto praticamente dovuto dal momento che Fontana era tra coloro che aveva approvato la protesta in sede di consiglio direttivo nazionale. «Per me è un momento molto difficile... Mi sono trovato mio malgrado di fronte a un bivio e ho scelto» si legge nella sua lettera di commiato indirizzata ai sindaci. L’ufficio di presidenza ha respinto le dimissioni, esprimendo solidarietà a Fontana, ma il sindaco di Varese è deciso ad andare avanti e a rimettere il mandato nelle mani dell’assemblea: «La nostra è sempre stata una battaglia istituzionale, mai politica, in difesa del ruolo dei Comuni. Ma mi adeguo alle decisioni della Lega».
I sindaci di sinistra continuano nella protesta. Piero Fassino fa sapere che Torino parteciperà. E il primo cittadino di Milano, Giuliano Pisapia (che in un incontro con Giorgio Napolitano ha chiesto il “patrocinio” del presidente per escludere le spese per l’Expo 2015 dai vincoli del patto di stabilità) insiste: «Questa manovra ci mette in ginocchio».
Le defezioni non arrivano solo dal fronte leghista.

Anche quattro Comuni della Maremma hanno deciso di non aderire allo sciopero: «Protestare è certamente legittimo, ma in un momento così difficile si deve ricondurre la protesta a un maggior dialogo all’interno dei luoghi deputati per farlo e cioè le istituzioni». Insomma, in un’ora di lacrime e sangue, la piazza non sembra il luogo migliore per far valere le proprie ragioni.

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