«Case ai sindacalisti, i pm devono indagare sui troppi favoritismi»

Ti aspetti il direttore generale Gaetano Blandini e al piano nobile della Siae ti ritrovi anche Damianio Lipani, neopresidente di quel Fondo Pensioni al centro della bufera per la (precedente) gestione del patrimonio immobiliare. Entrambi vogliono parlare di affitti d’oro a sindacalisti e dirigenti, di lavori affidati a società amiche, e tanto altro: «Adesso parliamo con lei, poi lo faremo con la magistratura a cui stiamo preparando tanto di quel materiale...» è l’esordio del Dg. Preoccupati per l’inchiesta aperta della procura di Roma sulla svendita del patrimonio immobiliare? Blandini sorride sornione: «Ho chiamato la procura per mettermi a disposizione. Non vedo l’ora che qualcuno inizi a indagare sugli immobili partendo da quel che hanno strumentalmente denunciato i sindacati, ovvero dall’inesistente svendita del patrimonio, perché poi ci addentreremo inevitabilmente su quel che abbiamo scoperto noi sugli immobili, e sarà la fine del mondo. È chiaro che quando ho iniziato a sollevare il coperchio e a scoprire tante brutte cose, anche sui sindacalisti, qualcuno ha provato a giocare d’anticipo con informazioni false e numeri al lotto su una svendita che non c’è mai stata. Se abbiamo deciso di rivolgersi a terzi è solo per regolarizzare lo schifo emerso sulla gestione degli immobili». Lipani si intromette: «Appena nominati a maggio ci siamo trovati davanti a un “sistema chiuso”, dalle assegnazione delle case ai lavori di ristrutturazione, con il patrimonio del Fondo che rendeva lo zero per cento, con i costi pari ai ricavi. Tante le situazioni critiche, come l’operazione di dismissione di una porzione di patrimonio con modalità a dir poco singolari, tipo i pagamenti rateizzati a 480 mesi a persone di 80/90 anni. Per cui abbiamo sospeso e poi revocata questa decisione, e i sindacati hanno alzato un muro che sinceramente mi ha sorpreso». Non solo: «Abbiamo deciso di rimettere mano a tutta la gestione degli immobili perché sa - continua Lipani - non c’erano criteri nell’assegnazione delle case. Anche nell’albo fornitori, per i lavori, tutto a discrezione. C’era una ditta neo costituita, composta da un italiano e un albanese, che lavorava solo per Siae e che in un anno ha fatturato 400mila euro!». Irrompe Blandini: «Su questo stiamo facendo le fotocopie degli atti per la Guardia di Finanza, come abbiamo interessato il 15esimo municipio per i presunti abusi nel terrazzo del precedente direttore Truffa. Tornando agli affitti, proprio quest’assenza di criteri di selezione delle domande, ha permesso sfacciati favoritismi di dirigenti, sindacalisti e di chi aveva appoggi ai piani alti. Dopo aver ricevuto tantissime lettere anonime che denunciavano le corsie preferenziali sulle case con i nomi dei raccomandati, pur sapendo che Siae e Fondo erano due entità separate, a fine 2010 ho posto il problema in Cda chiedendo l’istituzione di un audit. Cortesemente e formalmente mi è stato detto che non si poteva fare perché il Fondo era un’entità autonoma. Con la gestione commissariale, però, finalmente iniziano le verifiche e certi altarini saltano fuori. Poi quando le cose hanno iniziato a mettersi male qualcuno ha cominciato a blandirmi, a offrire merce di scambio, a minacciarmi. Dopodiché s’è rivolto al Corriere della sera» dandosi la zappa sui piedi.

«Due giorni fa - chiosa Blandini - ho trovato una relazione Covip, che è l’istituto di vigilanza fondi pensione, del 2007 al Fondo, nella quale dice chiaro e tondo: non siete in equilibrio». Sono passati cinque anni, chiosa Blandini, «è giunta l’ora di mettere le cose a posto e fare un po’ di pulizia».

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