Casini dà un calcio alla sinistra anti italiana: "Un'altra lettera all’Unione europea? Inutile"

Sulla controlettera all’Unione europea per rassicurare Bruxelles che Di Pietro ha annunciato ieri in un’intervista alla Stampa non ci sarà la firma di Casini. Ma il leader dell’Udc, tirato per la giacchetta dall’ex magistrato, si è sfilato subito: "Per noi parla il governo in carica"

Casini dà un calcio alla sinistra anti italiana:  "Un'altra lettera all’Unione europea? Inutile"

Roma - Antonio chiama, Pier Ferdinando non risponde. Sulla controlettera all’Unione europea per rassicurare Bruxelles che Di Pietro ha annunciato ieri in un’intervista alla Stampa non ci sarà la firma di Casini. Il leader dell’Udc si è sfilato ieri: «Per quanto ci riguarda - scrive sul suo sito - non c’è nessuna controlettera da inviare a Bruxelles da parte delle opposizioni. Per noi parlano i governi in carica ed ogni ulteriore iniziativa è destinata ad accrescere la confusione in un momento già molto delicato per la nostra nazione». Una confezione elegante che nasconde la rabbia di Casini per essere stato tirato per la giacchetta dall’ex magistrato in quello che con il passare delle ore assomiglia sempre di più a un bidone. Dalle parole di Di Pietro sembrava infatti che il sì di Casini alla fantomatica controlettera-ribaltone delle opposizioni (Idv, Pd e Sel) fosse solo una formalità: «Va coinvolto anche il Terzo Polo. D’altra parte vedo che Casini è disponibile anche lui». E invece no.
Peccato, in fondo. Qualcuno si era già immaginato Di Pietro e Casini con calamaio e carta seduti a un tavolino come Totò e Peppino, affannati tra virgole, punti e virgole e «parenti» da aprire e chiudere a scrivere la missiva da recapitare a Bruxelles con le misure magiche per far terminare la «morìa delle vacche» in Italia. Resterà solo un sogno da cinefili. Peccato, appunto.
Troppo astuto Casini per farsi coinvolgere in un progetto velleitario e fumoso, di nessuna valenza istituzionale, e anche piuttosto avventato, dal momento che sulla questione nemmeno gli alleati «patentati» dell’ex magistrato, nemmeno Vendola, sembrano seguirlo. Troppo astuto per svendere la possibilità di assumere prima o poi il ruolo del salvatore del governo solo per partecipare a un «pasticcio» postale che le stesse parole di Di Pietro svalutano al rango di zingarata tra amici con il semplice uso dell’espressione «buttare giù», più adatta a una lista della spesa che a un documento destinato ad austeri euroburocrati.
Così Casini preferisce stare di vedetta e tenersi in mano tutte le sue carte. I sondaggi danno la sua credibilità in crescita senza bisogno di partecipare a scampagnate con la sinistra estrema e forcaiola. La sua critica alla lettera all’Ue dell’esecutivo l’ha già obliterata, parlando di «ennesima promessa elettorale di Berlusconi» e di documento «insufficiente». «Noi non siamo disponibili a pasticci - ha detto giorni fa in un’intervista quasi profetica al Sole24Ore - metteremo la nostra forza politica per riunire il Paese. Servono scelte importanti, impopolari che si possono realizzare solo se c’è un’intesa cordiale tra contrapposti, altrimenti non si faranno mai perché nessuno vuole rischiare di perdere le elezioni». Parole in perfetto stile democristiano destinate a lasciare socchiuse tutte le porte.
Ma non è solo l’Udc a lasciare in bianco la sua casella sulla lettera a Bruxelles delle opposizioni. L’uscita di Di Pietro, come una torta farcita di crema avariata, ha scatenato parecchi mal di pancia all’interno del primo partito del centrosinistra, il Pd. I democratici si sono messi a esaminare i perché e i percome della controlettera e non sembrano raccapezzarsi. «Ma in questa lettera, poi, che cosa ci mettiamo?», è la domanda più sillabata dalle parti dell’ex Bottegone. Naturalmente tutti d’accordo sulle critiche a Berlusconi, da qualche lustro unico collante delle opposizioni. Se Di Pietro dice: «Se qualcuno dice che il programma di Berlusconi è una chimera, io aggiungo: “per fortuna”», tutti si accodano scodinzolanti. Se però Di Pietro assicura: «Garantiremo all’Europa i saldi, ma il modo di trovare i soldi sarà assolutamente differente; nessuna macelleria sociale», l’affare si ingrossa.

Perché c’è il serio rischio che, per parafrasare un celebre film degli anni Ottanta, sotto il proclama niente. Insomma, per Bersani e soci si tratterebbe dell’ennesima furbata di Di Pietro volta ad accreditarsi come vero antiberlusconiano. Ma i postini di Bruxelles probabilmente possono dormire sonni tranquilli.

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