Milano - Polemica in corso fra il quotidiano della Cei e il Giornale. "Il direttore dell Avvenire - scrive
Feltri nell’editoriale di prima pagina sul Giornale - non ha le
carte in regola per lanciare anatemi furibondi contro altri
peccatori, veri o presunti, e neanche per tirare le orecchie a
Berlusconi. Il problema è che in campo sessuale ciascuno ha le
sue debolezze ed è bene evitare di indagare su quelle del
prossimo. Altrimenti succede di scoprire che il capo dei
moralisti scatenati nel vituperare il capo del governo riveli di
essere come quel bue che dava del cornuto all’asino. Mai quanto
nel presente periodo - scrive Feltri, - si sono visti in azione
tanti moralisti, molti dei quali, per non dire quasi tutti, sono
sprovvisti di titoli idonei. Ed è venuto il momento di
smascherarli. Dispiace, ma bisogna farlo affinchè i cittadini
sappiano da quale pulpito vengono certe prediche".
Feltri: "Quale killeraggio? E' documento pubblico" Il direttore del Giornale si difende e attacca. Nessun killeraggio ma solo la
trascrizione "di un documento del casellario giudiziario, cioè
pubblico": prosegue Vittorio Feltri. "Abbiamo semplicemente ricordato - dice Feltri - che Boffo
ha dovuto rispondere in tribunale di una vicenda, che si è
conclusa con patteggiamento e ammenda, e che risulta in modo
chiaro dal casellario giudiziario di Terni. Ebbene, questa
vicenda attiene alla sfera dei comportamenti sessuali".
Berlusconi: "Mi dissocio dal Giornale" Il premier prende le distanze dall'attacco a Dino Boffo. "Il principio del rispetto della
vita privata è sacro e deve valere sempre e comunque per tutti.
Ho reagito con determinazione a quello che in questi mesi è
stato fatto contro di me usando fantasiosi gossip che
riguardavano la mia vita privata presentata in modo artefatto e
inveritiero. Per le stesse ragioni di principio non posso
assolutamente condividere ciò che pubblica oggi il Giornale nei
confronti del direttore di Avvenire e me ne dissocio".
La replica di Boffo "La lettura dei giornali
di questa mattina - scrive il direttore di Avvenire è in una
nota - mi ha riservato una sorpresa totale, non tanto rispetto al
menù del giorno, quanto riguardo alla mia vita personale.
Evidentemente il Giornale di Vittorio Feltri sa anche quello
che io non so, e per avvallarlo non si fa scrupoli di montare una
vicenda inverosimile, capziosa, assurda. Diciamo le cose con il
loro nome: è un killeraggio giornalistico allo stato puro, sul
quale è inutile scomodare parole che abbiano a che fare anche
solo lontanamente con la deontologia. Siamo, pesa dirlo, alla
barbarie".
Feltri: "Io sono indipendente" "Il presidente del Consiglio non poteva dire una cosa diversa su questo argomento e il fatto che si sia
dissociato dimostra solo che Il Giornale e il suo direttore sono indipendenti da lui, il contrario di quello che dicono tutti". Così Feltri commenta le parole di Berlusconi.
"Non mi sento né rafforzato né indebolito da questa critica - dice ancora Feltri -. Io rispondo semplicemente al mandato che mi
è stato dato al momento in cui ho assunto la direzione di questo quotidiano, che è quella di rilanciarlo e lo faccio con i mezzi che ho a
disposizione".
Sottolinea Feltri che "nel momento in cui mi hanno chiamato a dirigerlo penso che mi conoscessero e io certo non chiedo il permesso
all’editore prima di fare qualcosa". Ma in queste ore ha sentito il suo editore? "No, non ho sentito Paolo Berlusconi e non ho avuto quindi
nessun confronto con lui".
Quanto alle sue rivelazioni sulla vita privata del direttore di Avvenire, "io ho un documento e lo pubblico e lo commento e basta. In Italia si
butta via tutto, io pubblico".
Arcygay: "Schedatura gay dimessa da tempo" Ma la schedatura degli omosessuali
non era una pratica dimessa da tempo, precisamente da quando era
ministro degli Interni Giorgio Napolitano? Come mai "la Polizia
conosceva l’omosessualità del direttore di Avvenire". Con
questo interrogativo il presidente dell’Arcigay, Aurelio
Mancuso, interviene sulle rivelazioni del quotidiano Il
Giornale, della famiglia Berlusconi, che ha pubblicato oggi in
prima pagina la notizia di "un incidente sessuale" del
direttore dell’Avvenire, Dino Boffo.
Il direttore rilancia Feltri non è pentito e anzi avverte: "Domani continuo". Dopo la
bufera scatenata dal suo editoriale di fuoco contro l’omologo
dell’Avvenire Dino Boffo, tra le cause (come lui stesso ammette)
dell’annullamento della cena tra Silvio Berlusconi e il Card.
Tarcisio Bertone, Vittorio Feltri non fa marcia indietro: "Ho
dato una notizia ufficiale, non ho raccolto pettegolezzi di
portineria. Non mi sento colpevole, rifarei quello che ho fatto e
anzi domani continuo".
Insomma, il direttore del Giornale non teme la querela di
Boffo: "Le querele possiamo farle tutti, poi dobbiamo vincerle.
Io ho i documenti sulla mia scrivania. Cosa vuole querelare? Che
lo faccia, chi se ne frega". D’altronde, "se non avesse fatto il
moralista, nessuno avrebbe detto niente". Feltri si dice "molto
divertito nel constatare che per tre mesi la Repubblica ha
insistito a pubblicare in prima pagina la vita privata di un
signore che fa il presidente del Consiglio e nessuno ha detto
nulla. Il Giornale scopre che il capofila dei moralisti, che
scrive tutto quel che può scrivere contro Berlusconi, ha dovuto
patteggiare e pagare una sanzione pecuniaria perchè molestava la
moglie del suo amante: insomma, consentiamo ai cittadini di
sapere da quale pulpito viene la predica. Non credo sia una
condotta scorretta, d’altronde, come diceva Craxi, ’a brigante,
brigante e mezzo".
"Nessuno ha il diritto di lapidare gli altri" Feltri è consapevole che il suo editoriale ha, con ogni
probabilità, contribuito all’annullamento dell’incontro
Berlusconi-Bertone: "Forse i vescovi - taglia corto - è bene che
sappiano che il loro portavoce giornalistico è questo signore.
Poi facciano quel che vogliono. Ma di certo nessuno ha diritto di
lapidare gli altri".
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