Il caso La Rai di Santoro ci chiede più soldi per finanziare teletribuni e sprechi milionari

Una mano sul cuore e mezza al salvadanaio, ma che saranno mai 1 euro e 50 cents in più all’anno se valgono 22 nuovi vicedirettori per le testate Rai, veramente indispensabili per aiutare gli esigui centocinquanta tra direttori e vicedirettori già in carica (e già a carico). Un misero euro e 50 cents in più per finanziare Annozero, il contratto di Travaglio e i suoi figuranti prezzolati travestiti da Mills, da Boccassini, Previti, Dell’Utri e altri comprimari. Cittadini, italiani, patrioti, un piccolo sforzo, due caffè in meno, che saranno mai un euro e 50 cents per la qualità dell’informazione Rai, ineguagliabile nell’aggiornare il Paese sui danni del freddo in inverno e su quelli dell’arsura in estate, inimitabile nell’arte del «pastone» per far contenti i portavoce di partito. Sono 109 euro per il 2010, tutto incluso, invece dei 107,50 di quest’anno, ma ne vale la pena. Tutti insieme per arrivare alla colletta: 450mila euro per lo stipendio di Santoro, 1,8 milioni per la Ventura, 1,5 per la Clerici, vero servizio pubblico. Qualche sforzo in più per Fabio Fazio: la sua parrocchia ecologista-sentimentalista su Raitre vale tutti i 2 milioni di stipendio annui. In fondo basta solo il canone di 18.348 abbonati Rai per metterli insieme. Signori, bando all’avarizia, scucite quell’euro, non fate come a Fondachelli Fantina, provincia di Messina, dove il canone lo pagano in sette ogni cento. Ci vorrà uno sforzo maggiore per ripianare i 600 milioni di buco previsto dal direttore generale per il triennio prossimo. Quell’euro e cinquanta porterà solo 24 milioni di euro in più, giusto quanto basta per i compensi di una manciata di primedonne. Ma almeno è qualcosa. Certo, magari invece di ritoccare all’insù il canone si potrebbe ritoccare all’ingiù il numero esorbitante di dipendenti. La Rai conta, tra indeterminati e a tempo determinato, 13.230 dipendenti: più che un’azienda, un Comune di medie dimensioni. Per fare un confronto con realtà simili, Mediaset ha 4.558 dipendenti, Sky 4.300. E i figli di Mamma Rai aumentano sempre. Nel 2002 i dipendenti di Viale Mazzini erano 11.489, nel 2006 11.676, nel 2007 milleseicento in più. Tutti a libro paga del contribuente (l’azionista di maggioranza di Rai Spa è il ministero del Tesoro). Il personale in eccesso riguarda ogni settore, basta pensare che la Rai conta 114 parrucchieri, 67 camerinisti, 66 arredatori, 61 falegnami, 18 costumisti, 13 medici ambulatoriali, 12 meccanici, 34 consulenti musicali, 12 meccanici, 36 scenografi, un’orchestra leggera di 16 elementi. Più o meno 400 unità che già da sole equivalgono all’intero organico di La7-Mtv (cifre raccolte da Denise Pardo dell’Espresso).
Il ritocchino di 1,50 euro era previsto, e su queste faccende le promesse di solito vengono mantenute. È il canone più basso d’Europa, si difende Viale Mazzini. Ma il confronto con l’Europa è meglio non farlo, ne usciremmo male. Il servizio pubblico italiano chiede la tassa ma stipendia teletribuni, informazione col ritocco, e strappone superpagate. Il Giornale ha lanciato qualche tempo fa una campagna per la disdetta del canone, e molti lettori hanno seguito il consiglio. Ora la tassa si ingrassa, di poco, ma sempre per le solite tasche. «Assolutamente da evitare l’aumento del canone.

Soprattutto a fine 2009, anno che ha visto il passaggio al digitale diverse aree, tra cui Roma, con notevoli difficoltà per i cittadini» dice il Consiglio Nazionale degli Utenti (Cnu), organismo dell’Agcom. Un euro e mezzo in più? Ma se basta appena per una ciglia finta dei figuranti di Annozero...

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