Fosse la volta buona. Si è chiusa ieri sera a Barcellona la terza e ultima giornata di dibattito sulla possibile (ma piuttosto improbabile) abolizione della corrida almeno in Catalogna, una proposta arrivata in parlamento lo scorso dicembre con la presentazione di una iniziativa legislativa popolare. Tra i difensori della corrida, l'ex torero Luis Francisco Esplà ha assicurato ieri in aula che «sarebbe assurdo» negare il dolore del toro nell'arena, ma ha spiegato che la «fiesta» è un rito e che la morte dei tori si compensa con l'allevamento di nuovi animali «selvaggi», la razza che si usa poi nelle corride. Pedro Balanà, proprietario dell'unica plaza de toros ancora attiva in Catalogna, la «Monumental» di Barcellona, ha ricordato invece che, dal 2003, gli spettatori sono aumentati costantemente e dunque sarebbe un controsenso abolire lo spettacolo. Tra i contrari invece si è notato il duro attacco dell'ex eurodeputata dei Verdi Monica Frassoni, che ha paragonato le corride alla violenza machista e ha criticato il fatto che la Spagna dedichi più di 520 milioni di euro all'anno per sovvenzionare questo tipo di spettacoli sanguinari.
Finite queste tre giornate di discussione, alle quali hanno partecipato più di 30 esperti, la proposta di legge passerà in commissione per eventuali emendamenti e potrebbe essere votata dal plenum del parlamento catalano ad inizio autunno. sabaro scorso una trentina di animalisti si erano sdraiati nudi sulla piazza Callao, nel cuore di Madrid formando con i loro corpi un «Sos» per chiedere l'abolizione della corrida. I giovani si erano spruzzati di vernice color rosso sangue, tenevano incollate ai corpi nudi le tradizionali «banderillas» gialle e rosse usate dai toreri per colpire gli animali durante le tauromachie.
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