Migranti, stop ai tribunali politicizzati

In aula il decreto flussi: i trattenimenti passano dalle Sezioni alle Corti d'Appello

Migranti, stop ai tribunali politicizzati
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Il governo Meloni tiene il punto sulle «corti rosse». Lunedì sbarcherà nell'Aula di Montecitorio, per il via libera, il Decreto flussi. Il provvedimento contiene un'importante novità in materia di immigrazione: il trasferimento alle Corti di Appello della competenza sulla convalida del trattenimento disposto nei confronti di un richiedente protezione internazionale. Una mossa, inserita in un emendamento a firma della deputata Fdi Sara Kelany (nella foto), che serve a bonificare le sezioni Immigrazione dalle toghe rosse. Fino ad oggi la decisione sui trattenimenti (nel 90% dei casi non convalidati) era affidata alle sezioni Immigrazione, introdotte nel 2017 con il decreto Minniti. Praticamente quelle sezioni specializzate s'erano trasformate in fortini rossi presidiate da giudici con un orientamento politico chiaro. Basti pensare che fino a qualche mese a guidare la sezione Immigrazione del Tribunale di Roma è stata la famosa Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica e con posizioni di sinistra. A Firenze nella sezione Immigrazione hanno lavorato due toghe progressiste: Luca Minniti (Magistratura democratica) e Barbara Fabbrini (ex vicecapo di gabinetto di Andrea Orlando). E cosi via: si potrebbe continuare da Nord a Sud. Alla sezione di Bologna ha operato Matilde Betti, inserita da Matteo Salvini nel 2019 tra le toghe rosse. Ora tutti i fascicoli (comprese le decisioni sui trattenimenti nei centri in Albania) passano alla Corte di Appello. La rivolta è scontata. Anm e Magistratura democratica minacciano la rivolta. Ma il governo tira dritto: il dl flussi è ancora in prima lettura alla Camera e va convertito in legge entro il 10 dicembre. Il testo ha subito diverse modifiche durante l'esame in commissione e lunedì il governo ha intenzione di porre la fiducia per accelerare i tempi in vista dell'ok definitivo da parte del Senato. C'è una seconda importante novità contenuta nel provvedimento: la previsione dei «contratti secretati» in merito alle «forniture a Paesi terzi nell'ambito degli accordi legati al controllo delle frontiere». Insomma, mezzi e altro che l'Italia potrà fornire alla Libia o ad altri Stati non potranno più essere spiattellati. Nel decreto entra anche l'elenco dei Paesi sicuri, individuato dal governo e finito in un emendamento, tra cui l'Egitto su cui dovrà pronunciarsi la Corte Ue. Infine, punto centrale del decreto sarà la stretta, voluta dal Carroccio, sui ricongiungimenti familiari degli immigrati. I richiedenti, infatti, dovranno risiedere in Italia non più solo per un anno, ma almeno per 2 anni consecutivi.

Sarà previsto, inoltre, che l'idoneità dell'alloggio (già requisito per il ricongiungimento) avvenga solo dopo una verifica sul numero degli occupanti e dei requisiti igienico sanitari. Si valuterà l'effettivo stato occupazionale dell'immobile e quante persone ci abitano realmente. Un pacchetto di misure che fa infuriare la sinistra.

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