Il voto con cui il consiglio comunale di Milano ha negato l'affissione di una targa davanti all'ufficio di Bettino Craxi è un insulto alla nostra storia, alla verità, alla credibilità della politica italiana. Craxi è l'uomo che ha salvato l'Europa dai missili sovietici, è l'uomo che ha tratto l'Italia dalla recessione e l'ha portata fra i grandi della terra, è l'uomo che ha sottratto l'Italia all'egemonia di una cultura comunista sbagliata, prepotente e supponente, è l'uomo che, rinnovando il socialismo, ha aperto alle sinistre di tutta Europa la strada di una nuova vita, è l'uomo, unico, che ha avuto il coraggio di denunciare pubblicamente, in Parlamento, i danni morali che il finanziamento illecito della politica recava all'intero Paese. Dell'opera di Craxi ancora oggi tutti noi beneficiamo, anche chi lo ha avversato.
La mozione che ha bloccato l'affissione della targa, già approvata da tutti gli uffici del Comune e dalla stessa Giunta, è stata presentata dal centrosinistra e dal centrosinistra votata, nell'assenza di molti consiglieri della maggioranza. È una confessione esplicita di cattiva coscienza, è sintomo di un rimorso che vuole placarsi dimenticando il crimine commesso.
I Ds non si avvedono che, così facendo, confessano di essere sempre gli stessi. Hanno la cultura delle Procure, dei processi in piazza, del giustizialismo, del linciaggio oggi fortunatamente solo mediatico. Ieri bruciavano in piazza l'effige di Craxi, lo impiccavano, lo vestivano da galeotto; oggi ne vogliono occultare persino la memoria.
Spero che le molte telefonate di sdegno che ho ricevuto in queste ore siano la voce di tutti i veri socialisti, compresi quelli che si apprestano al gran salto nel centrosinistra. L'ho già detto e lo ripeto ancora oggi con la forza dei fatti compiuti: a sinistra non vi attendono l'unità e la ripresa del socialismo liberale, vi attendono delusioni e amarezze, l'obbligo del conformismo, del silenzio, della dimenticanza.
Dopo aver fallito il tentativo di usurpazione, l'illusione di un impossibile mutamento genetico, che li facesse diventare socialisti, gli ex comunisti giocano ora la carta della cancellazione dell'unico socialismo tuttora vivo e della revisione «buonista» della loro storia, cioè condendo con nuove menzogne una storia che di menzogne è già piena.
I Ds non sopportano i socialisti che vogliono parlare il loro linguaggio. Ieri è stata la volta di Veronesi, candidato dallo stesso Fassino a sindaco di Milano, prima linciato dagli estremisti con l'accusa di affarismo e ora ufficialmente giubilato per aver espresso apprezzamento al ministro della Sanità che ha stanziato 100 milioni nella Finanziaria a favore della ricerca. Poteva far diversamente, lui grande ricercatore? A sinistra il riconoscimento per un avversario è un reato. Non sono ammesse voci fuori dal coro.
Oggi è la volta di Bettino, un uomo che ha immolato in nome della libertà anche la vita. Un uomo scomodo, da vivo e da morto, per chi non ha ancora il coraggio di rivedere la propria storia colma di errori e di nefasti a far data dal 1921, atto di nascita del comunismo italiano.
Sono due storie, quelle di questi giorni, che dovrebbero aprire gli occhi anche ai ciechi. L'unità dei socialisti nel centrosinistra ha adottato lo slogan «per cambiare la sinistra». Vien voglia di parafrasare i romanzi di appendice: ci riusciranno i nostri eroi?
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