Il Cavaliere ospite d’onore: «Ora ammettano gli errori»

Berlusconi apprezza le aperture di Fassino: «Non siamo più nemici? Bene, se seguiranno i fatti. Il Pd? Accelererà l’unione dei moderati»

Il Cavaliere ospite d’onore: «Ora ammettano gli errori»

Firenze - Arriva al congresso dei Ds, e manco a farlo apposta, quasi ruba la scena ai leader della Quercia. Fassino dice: «Non siamo più nemici ma rivali», e lui, cortesissimo applaude. A scortarlo – udite, udite! – c’è un plotone di portuali del partitone di Livorno, un tempo comunistissimi, oggi sicuramente antiberlusconiani, ma ieri impeccabilmente ringhiosi nel difendere il Cavaliere. Finita la relazione di Piero Fassino, nella platea del congresso gli va incontro Aldo Torchiaro, di Nessuno tv (il canale satellitare della Quercia) che prova a spiazzarlo con l’ironia: «Compagno Berlusconi, buongiorno!». E lui ridendo: «Be’, compagno... Andiamoci piano, eh, eh...». Subito dopo, quando Torchiaro prova a spiazzarlo con una domanda birichina: «Si sente più utile al centrodestra o al centrosinistra?» Silvio Berlusconi spiazza il suo intervistatore con una risposta altrettanto imprevedibile e un altro sorriso: «Sinceramente credo di essere più utile al centrosinistra... Ma sono gli elettori del centrodestra che mi giudicano». Parla con tutti, risponde a tutte le domande, e quando sembra che abbia finito, eccolo lì che di nuovo è sotto il microfono di una ragazza sconosciuta. Chi è? L’intervistatrice di Dsonline.it, a cui la regia invisibile di Paolo Bonaiuti, ha concesso – con un altro atto di attenzione non certo casuale - più tempo che alle grandi firme. Dopo mezz’ora che Fassino è già uscito di scena, il leader azzurro è ancora lì a esternare. Nel 1995, alla fiera di Roma, il suo discorso fu accolto da un partito che faceva appello a tutta la sua disciplina per accogliere «Il nemico» senza incidenti. Stavolta affonda come il burro in una kermesse che pare fare il verso alle sue. Scherza: «A questo partito potrei persino iscrivermi...». E poi sottolinea una novità politica: «Se il processo di unione a sinistra accelera, potrebbe accelerare anche quello nel centrodestra».
In realtà, dopo aver scelto di presenziare al congresso, Berlusconi ha anche graduato il peso di una relativa apertura politica. «Quello di Fassino – non si stanca di ripetere – è stato un intervento serio, responsabile. Anche sincero sulle difficoltà che il progetto incontrerà. Se alle parole adesso seguiranno i fatti – spiega Berlusconi – ne sarei felice». Certo, non è tutto rose e fiori, e non potrebbe essere altrimenti, visti i rapporti pregressi: «L’unica critica che faccio a Fassino – spiega - è che non ha segnato nessuna discontinuità sul passato. Anzi – sottolinea il Cavaliere – ha ribadito la volontà dei Ds di portare nel Partito Democratico le proprie bandiere e credo invece che questo non debba essere... Chi vuole guardare al passato con spirito liberale deve avere il coraggio di marcare le differenze con gli errori e le scelte che hanno marchiato la storia del Novecento». E ancora: «I Ds si sono trasformati cambiando nome, dal Pci al Pds, ai Ds, a oggi, ma per certi versi hanno mantenuto la stessa mentalità e gli stessi atteggiamenti del passato». E quindi, di nuovo scherzoso: «Avversari e non più nemici? Mi creda – dice rispondendo al cronista di un tg –, se fosse così sarei la persona più felice del mondo perché quando c’è un nemico ci sono degli attacchi continui, e l’oggetto di questi attacchi, da 14 anni... sono io».
Certo, è un curioso paradosso che l’ultimo congresso dei Ds, dopo anni di assedio, sia quello che paga il pegno più grande al berlusconismo e ai suoi stilemi comunicativi. Che dire della 22enne Caterina Cocchi, che apre i lavori con il microfono labiale - nemmeno fosse Ambra - e la musica in crescendo di tappeto, mentre parla della sua paghetta in euro? Al confronto, i tanto irrisi ragazzi del «credo azzurro», paiono statisti. E che dire di Fassino che, impacciato come sempre, scende lungo la passarella al suono di «Over the raimbow», e corre a stringere la mano ai dirigenti inseguito dalla telecamera, nel tentativo di creare un cerimoniale più informale? Poi, quando la regia inquadra i leader, nessuno sa mai le parole. Così il vero spettacolo è vedere Giampaolo Pansa che, in tribuna, scruta implacabile il Cavaliere e i diessini con il suo binocolo, e intanto intona «Stringiamoci a coorte...». Solo lui. «Siamo molto soddisfatti, il clima è positivo», dichiara ecumenico Bonaiuti. E quando qualcuno della scorta chiede al Cavaliere se non sia ora di andar via, mentre l’Audi si avvicina, un nugolo di braccia di delegati della Quercia si leva verso il Cavaliere.

Contestazioni? Macché, sono telefonini per le foto ricordo, applausi e sorrisi. Pazzesco. Allora Berlusconi sorride, appoggia la mano sulle spalle portuale livornese che smadonna e suda per fare cordone davanti alla folla e fa: «Ma come, ce ne andiamo già?».

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