Cento oggetti e stili diversi, una stessa geniale creatività

Dalla A di Albini alla Z di Zanuso, il meglio del design italiano

Centouno oggetti per formare il nuovo Museo del Design alla Triennale. Perché centouno? Perché saranno cento gli esemplari che sfileranno in una lunga successione di oggetti e di stili, ma che rimarranno sempre in secondo piano rispetto alle vicende dell’Arte e dell’Architettura. Per quanto riguarda quell’uno, secondo i curatori corrisponderebbe al museo stesso in quanto luogo deputato ma anche in quanto oggetto.
Il museo che apre oggi, diretto da Silvana Annicchiarico, ospita una collezione unica nel suo genere di lavori di design di artisti del Novecento. Una «casa nazionale» del design firmata dal «nuovo» progettista del Palazzo della Triennale, Michele De Lucchi, che si è occupato delle parti comuni, molte delle quali criticate. Il nuovo spazio espositivo e il piano nobile sono collegati da una passerella in legno di bambù giapponese e cristallo lungo 14 metri e pesante 5 tonnellate.
La storia del design italiano è rappresentata anche attraverso il paesaggio domestico di oggetti, ma anche da filmati a tema raccolti sotto il titolo Che cos’è il design italiano. Un’opera del regista Peter Greenaway introduce il lavoro di un gruppo di registi italiani che hanno interpretato le «Ossessioni del design»: Capuano, Corsicato, Ferrario, Lucchetti, Martone, Olmi e Soldini.
Secondo il curatore scientifico, Andrea Branzi, non si deve cadere nell’errore di trasformare gli oggetti del design in feticci: «Questo museo vuole invece affermare che quella del design pur essendo autonoma e alternativa a quella dell’arte e dell’architettura, e che proprio per la sua natura particolare apparentemente all’attività domestica, fornisce informazioni culturali e antropologiche preziose per capire la storia della nostra nazione. La storia del design italiano non è mai stata soltanto una storia di oggetti, ma una storia fatta anche di pensieri, di religioni, di politica e anche di uomini; come diceva Giorgio Vasari quando scrive le Vite di uomini illustri per raccontare il Rinascimento italiano. Le vicende del design risalgono a molto prima del Novecento, allora si chiamavano artigianato, perché il tutto non coincide affatto con la Rivoluzione Industriale».


Dall’A di Franco Albini alla Z di Marco Zanuso, passando per Aldo Rossi, Ettore Sottsass, Carlo Mollino, Marcello Nizzoli, Antonio Citterio, Alberto Meda, Alessandro Mendini, lo spazio degli anni Trenta progettato da Muzio in via Alemagna 6, racconta un secolo di storia italiana e il complesso fenomeno che ha accompagnato le vicende tecnologiche e industriali dell’economia del nostro Paese.

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