Cento voci per dire «sì» al governo e «no» ai traditori

Cento voci per dire «sì» al governo e «no» ai traditori

A dare il «la» e accendere l’entusiasmo ci pensano subito loro, le «quote rosa»: Lilli Lauro, consigliere comunale e grazia da vendere con un temperamento da mastino napoletano in tacco dodici. E poi Renata Oliveri, già candidata alla presidenza della Provincia e riconosciuta manager di vaglia. Le due apripista sono seguite a ruota da Roberta Gasco, consigliere regionale in attesa di bebé, orgogliosamente presente in prima fila e in ottima forma: «Sono qui a rappresentare le donne, le mamme, i giovani»; infine Raffaella Della Bianca, anche lei consigliere regionale in grande spolvero, particolarmente risoluta nell’opposizione alla squadra e alla maggioranza di Burlando: «Il governo e il Pdl hanno difeso i valori della famiglia e della vita. Oltre c’è il buio». Tutte e quattro prendono fra i primi la parola ieri mattina alla manifestazione del Pdl al Ducale e accomunano nelle lodi Berlusconi e Claudio Scajola, trascinando il pubblico alla prima delle standing ovation per l’ex ministro che torna in campo. Ma è solo l’inizio: mentre l’onorevole Michele Scandroglio, in veste di coordinatore-regolatore degli interventi al microfono, irride «chi dubitava del successo della nostra iniziativa» e si compiace di vedere fra il pubblico l’«arancione» Massimo Pernigotti - «questa è la sua casa» -, Paolo Strescino, sindaco di Imperia, e l’omologo di Ventimiglia Gaetano Scullino rivendicano l’appartenenza a «una provincia mai occupata» dalla sinistra. Raccoglie la sfida Angelo Vaccarezza, al vertice dell’amministrazione provinciale di Savona, che parla a sua volta di «provincia liberata». Ma aggiunge: «Senza avere sulla scheda, col mio nome, il simbolo che richiamava Berlusconi non sarei diventato presidente, ma senza Scajola non sarei diventato nemmeno sindaco». Si accende Marco Melgrati, robusto consigliere regionale, riferendosi al Fli: «Chi ha tradito è un infame». Intervengono anche i colleghi Luigi Morgillo e Roberto Bagnasco, che espone un manifesto con le effigi di Bersani, Vendola, Di Pietro e Granata: «L’arrampicata sugli specchi». Si associa un campionario di voci. A cominciare da quelle dei parlamentari. Roberto Cassinelli: «Martedì si deciderà il cammino delle riforme», e rivolto a Scajola: «Io con te verrei anche all’inferno, ma intanto mandiamoci i traditori all’inferno!». Luigi Grillo: «Siamo a un tornante della Storia, come sostiene Giulio Tremonti. Guardiamo avanti e, se dovessimo superare il Pdl, affidiamoci a Claudio e riconosciamoci nel Partito popolare europeo». Giorgio Bornacin, durissimo contro il presidente della Camera dopo «40 anni di percorso politico e di vicinanza» condivisi anche con Gianni Plinio che è seduto in sala: «Ho la morte nel cuore. Come fa - sbotta Bornacin - uno come Fini a venire qui, oggi, a parlare di etica, dopo la vicenda della casa di Montecarlo? Ha dato un calcio ai valori, si vergogni!». Gabriele Boscetto: «Fini è incompatibile con le linee guida storiche del centrodestra». Franco Orsi: «Questa Italia non vuole tornare indietro». Rincara la dose Sandro Biasotti: «Sto con Silvio Berlusconi come presidente del Consiglio, ma anche come persona. Io che non l’avevo votato, nel 2000 ho capito che è un uomo straordinario, un extraterrestre, un vincente. Ha inventato il tifo in politica. Ma ve le ricordate le trasmissioni televisive ai tempi della Dc?». C’è anche spazio per un piccolo infortunio verbale, accolto dal pubblico con mormorii di simpatia, quando l’ex governatore della Liguria dichiara: «Io, da presidente della Repubblica, ho avuto modo di apprezzare Berlusconi, uno che fa cucù, ma è un cucù che porta soldi al Paese». L’apoteosi è ancora una volta per Scajola: «Se ci fossi stato tu, Claudio, questo casino di Fini non sarebbe successo».

Alla fine i giovani del partito, guidati da Alessandra Luti, si stringono intorno al leader ritrovato. E Scajola si fa coinvolgere volentieri anche davanti a fotografi e telecamere. Era il giorno del sostegno al governo, ma è diventato anche un po’ il «suo» giorno e di chi non l’ha mai voluto abbandonare.

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