Il centrale e la Dementieva sono troppo Finisce ai quarti il sogno della Schiavone

Non ce l'ha fatta Francesca Schiavone ad entrare nella storia di Wimbledon. Opposta alla russa Elena Dementieva in 1 ora e 6 minuti si è arresa con un punteggio severo: 6-2, 6-2. Per quanto riguarda l'Italia la semifinale sull'erba rimane il record imbattuto di Nicola Pietrangeli che arriverà a Londra questo pomeriggio, quando ormai anche l'ultima azzurra ha detto addio al sogno.
Eppure - credetemi - una speranza dentro al cuore io ce l'avevo. Quante volte nel tennis abbiamo assistito a una sorpresa! In quante occasioni il fato ha sovvertito il risultato di una partita. Basta pensare alla recente sconfitta di Nadal a Roland Garros, battuto da uno svedese senza volto, da un personaggio anonimo che all'improvviso ha compiuto l'impresa della vita. Lo sconosciuto Soderling ha cambiato la storia di Nadal e di Federer, gli unici due che nel mondo del tennis attuale sembravano capaci di mettere in scena un duello degno di un Grande Slam.
Purtroppo ieri, sul campo numero uno, forse troppo grande per Francesca, i tifosi presenti e quelli in Italia appiccicati ai teleschermi, fin dalle prime battute hanno capito che non ci sarebbe stato nulla da fare. La Dementieva è scappata 5-0 prima di cedere 2 game, nonostante 6 doppi falli. Dal canto suo la "Schiavo" su quel campo tanto grande sembrava persa. Troppa fretta, tanta ansia e una visione confusa di come gestire la partita. Attenzione! La mia non vuole essere una critica, il compito per lei non era facile. Però mi ero illusa che il suo tennis ricco di varianti riuscisse ad organizzare una difesa. I confronti diretti tra le due giocatrici parlavano di quattro vittorie ciascuna e io ritenevo che, sull'erba, il servizio un po' traballante della Dementieva avrebbe potuto fare la differenza. Da sottolineare che la russa, pur giocando bene, ieri ha commesso la bellezza di 9 doppi falli, che non sono pochi! E sappiamo tutti che in qualunque partita 9 punti abilmente piazzati con le mani su uno score, farebbero la differenza.
Purtroppo il tennis è un gioco crudele che ha poco a che vedere con una sfida matematica e sfortunatamente nel caso del match Schiavone Dementieva a me non rimane neppure l'alibi dei numeri. Forse, come dicono a Roma, la verità "vera" l'ha detta la Schiavone dopo la partita: «Non sono riuscita ad esprimere il mio gioco. Ho provato a tener duro, a fare il massimo col servizio. Il mio obiettivo era quello di imporre delle variazioni. Mi sentivo spaesata e credetemi non è una scusa. Purtroppo erano sei anni che non mi capitava di giocare su un campo così grande». Poi con la voce sempre più flebile, di chi ha davvero deciso di farsi ascoltare, Francesca ha aggiunto: «Continuavo a ripetermi che dovevo sciogliermi, dovevo rilassarmi. Volevo impormi di stare calma senza riuscirci». Una visione chiara, una analisi giusta - aggiungo io - che ahimè non è servita. Francesca ha poi concluso la conferenza stampa riconoscendo di aver imparato molto dalla sua bella avventura a Wimbledon: «Questo sport mi piace anche più di prima. Oggi più che mai sta diventando una sfida personale».

Il mio augurio è che tanti buoni propositi, oltre a servirle nei prossimi tornei, riescano a regalaci la "Leonessa" che in novembre dovrà battersi per l' Italia a Reggio Calabria nella finale della Fed Cup.
Rispettando il pronostico, le sorelle Williams continuano l'inarrestabile corsa verso la finale. Serena affronterà Elena Dementieva mentre Venus se la vedrà con Dinara Safina.

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